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Finalità e significato di una Regola di vita

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001



È comprensibile, ha senso, oggi, festeggiare un centenario di una Regola di vita? A prima vista no, perché viviamo in un mondo, in una cultura che sembrano aver fatto della libertà senza responsabilità la norma o l'aspirazione più forte di ogni uomo! Credo, però, che ne valga la pena, perché si avvertono vari “scricchiolii” di un progetto umano senza regole, valori ed ideali. Anche Francesco avvertì l'esigenza di un chiaro orizzonte valoriale ed ideale in mezzo a tanti movimenti pauperistici che, in qualche modo, volevano rinnovare la Chiesa e la Società del proprio tempo. Essendo la sua una ricerca sincera, fu aiutato dalla grazia del Signore. Lo afferma nel suo Testamento: “[...] lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo” (FF. 116). Da qui l'esigenza di una regola che traesse dal Vangelo finalità, contenuti e mezzi; il tutto come un'ostia che desse energia per il lungo cammino dell'imitazione di Cristo, Vangelo vivente di Dio (cfr. 2Celano, CLIX, 209; FF. 799). Proprio per questo nelle Fonti Francescane è detta midollo del Vangelo, via di perfezione; vita, sapienza, salvezza; addirittura “paradiso” perché dona, se vissuta, una profonda libertà interiore e fa dell'uomo il luogo personale dell'accoglienza, rispettosa ed arricchente, dei valori cardini della vita: Dio, l'uomo ed il creato. Nella sua essenzialità esige quanto previsto dal Vangelo di Marco per gli apostoli: “[...] Ne costituì dodici [...] perché stessero con Lui e per mandarli a predicare [...]” (cfr. 3, 14). In parole semplici: esperienza di comunione di vita con Cristo e comunicazione di questa stessa esperienza prima con la vita e poi con l'annuncio nella Chiesa e per il mondo intero! La Regola francescana ha alimentato il cammino di uomini forti ed impareggiabili (Antonio di Padova, Bonaventura da Bagnoregio, Massimiliano Kolbe, Padre Pio, ecc) e sostenuto i deboli, gettando una luce di vero umanesimo, di scienza e di splendida arte nelle contrade della nostra Italia, dell'Europa e del mondo. Ma, soprattutto, facendo rinascere nel cuore di molti uomini il “sorriso di Dio”, il fanciullo Gesù (cfr. 1Celano, XXX, 84; FF. 470). di Vincenzo Coli

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