Lo capiremo anche noi?
Tu, Francesco, hai sempre detestato l'ipocrisia, sforzandoti di vivere così come
la gente credeva che facessi. Una volta stavi parecchio male a motivo della febbre
quartana e, per recuperare le forze, mangiasti della carne in tempo di Quaresima; in realtà, ne ingeristi ben poca, poiché le gravi condizioni di salute non ti permisero di prendere troppo cibo, ma questo non bastò a tacitare la tua coscienza: la cosa non ti
dava pace.
Non ti eri ancora del tutto ristabilito che disponesti di convocare la gente di Assisi nella piazza di San Rufi no, dove – facesti dire – avresti tenuto una predica. Tutto si svolse come previsto, almeno fi no ad un certo punto: infatti, una volta terminata la predica, comandasti ai presenti di non muoversi fi nché non saresti ritornato; poi, entrato nella chiesa, ti recasti nella cripta insieme a Pietro Cattani e ad altri frati. Lì sotto ti togliesti la tonaca, quindi comandasti a frate Pietro di condurti – nudo come ti trovavi – davanti alla folla, trascinandoti con la corda che ti eri annodata intorno
al collo. A un altro frate ordinasti invece di prendere della cenere da una scodella e
di gettartela sul capo: ma costui non ce la fece ad obbedirti. Ti facesti così condurre
sulla piazza, mentre tutti i frati ti venivano dietro piangendo, presi da compassione nei tuoi confronti. Anche gli Assisani presenti iniziarono allora a piangere impietositi, soprattutto perché faceva un gran freddo. Quella gente, tuttavia, non comprese il vero signifi cato di quella messinscena fi n quando non parlasti, e rivelasti l'accaduto: “Voi tutti mi credete un santo – dicesti –, ma io ho ceduto alla debolezza”.
Sì, la tua prima e principale preoccupazione fu sempre quella di non comportarti da ipocrita, di non ingannare nessuno, né la gente, che ti giudicava un santo, né coloro che, spinti dal tuo esempio, si erano fatti frati. Tutti finalmente capirono, traendone le debite conseguenze: “Se costui – dissero –, si comporta così, e ben sappiamo che vita conduce, cosa sarà di noi?”. Compresero, in definitiva, che era urgente convertirsi davvero. Lo capiremo anche noi?
di Felice Accrocca
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