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Licet Commissa Pio XII a perpetua memoria

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001



La sollecita cura della Chiesa universale, che Ci è stata commessa dal Divino Redentore, Ci spinge sempre a procurare quanto più Ci è possibile il bene di tutti i Fedeli sparsi per tutta la terra, ma, poiché la Divina Provvidenza ha voluto che la Cattedra Romana di S. Pietro fosse stabilita in Italia, la Nostra volontà non può non rivolgersi in modo particolare a promuovere i vantaggi spirituali degli Italiani; e perciò appena ce ne è data l'occasione Ci disponiamo ad eseguire con solerte cura tutte quelle cose che Ci sembrano le più opportune al predetto fi ne. Sicché nelle diffi coltà dei tempi che da ogni parte premono anche le genti d'Italia, nessun'altra cosa e più conforme al Nostro ufficio pastorale, nonché all'affetto che nutriamo verso i Nostri connazionali, quanto l'assegnare loro presso il Signore particolari Patroni celesti, i quali ne siano come i custodi e i difensori. Chi di noi invero potrebbe mai dubitare di non essere aiutato giorno per giorno dal patrocinio dei Santi presso Dio, specialmente quando, trovandosi in angustie, si appoggia alla intercessione dai Santi, invoca il Signore e sente subito che il Signore lo esaudisce? E questo tanto più giustamente può dirsi di quel patrocinio, col quale i Santi proteggono le genti e le Nazioni, specie quelle che si sforzarono in tanti modi e in tante particolari circostanze di portare aiuto, mentre ancora essi erano in terra, spinti dall'amor di patria.

Senza alcun dubbio ciò si deve affermare di S. Francesco d'Assisi e di S. Caterina da Siena che italiani ambedue in tempi straordinariamente difficili, illustrarono, mentre vivevano, con nitido fulgore di opere e di virtù e beneficarono abbondantemente questa loro e Nostra patria, in ogni tempo madre di Santi.

Difatti S. Francesco, poverello ed umile, vera immagine di Gesù Cristo, diede insuperabili esempi di vita evangelica ai cittadini di quella sua tanto turbolenta età, e ad essi anzi con la costituzione del suo triplice Ordine, aprì nuove vie e diede maggiori agevolezze per la correzione dei pubblici e privati costumi e per un più retto senso dei principi della vita cattolica. Né altrimenti si adoperò S. Caterina, la fortissima e piissima vergine che valse efficacemente a ridurre e a stabilire la concordia degli animi nelle città e contrade della sua patria, e che, mossa da continuo amore, con suggerimenti e preghiere fece tornare alla sede di Pietro in Roma i Romani Pontefici, che quasi in esilio vivevano lontani in Francia, tanto da essere considerata a buon diritto il decoro e la difesa della patria e della religione.

Ora poi il Signor Cardinale Carlo Salotti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti, Ci ha detto che gli Arcivescovi e Vescovi d'Italia, assecondando il comune desiderio dei fedeli, fanno voti e ci rivolgono anzi supplici preci, affinché S. Francesco d'Assisi e S. Caterina da Siena vengano da noi dichiarati e costituiti Patroni Primari d'Italia, con l'intento di riaccendere l'avita pietà e farla maggiormente crescere. A questi voti si aggiunge anche l'amplissima commendatizia dello stesso Porporato, e perciò, considerate attentamente tutte le ragioni e le circostanze, ben volentieri abbiamo deciso di annuirvi.

Pertanto di Nostro “Motu proprio”, di certa scienza e dopo matura deliberazione, colla pienezza della Nostra Apostolica potestà, in virtù delle presenti Lettere, dichiariamo da questo momento e costituiamo il perpetuo San Francesco d'Assisi e S. Caterina da Siena Patroni Primari d'Italia. Colla stessa autorità e in forza delle presenti da valere in perpetuo, decretiamo inoltre che in Italia e nelle isole adiacenti, si celebrino ogni anno, dall'uno e dall'altro clero, nei giorni stabiliti, le feste degli stessi Patroni, con la relativa Messa ed Ufficio in rito doppio di prima classe, ma senza ottava, nonostante qualsiasi cosa in contrario. Ciò benevolmente ordiniamo e decretiamo, comandando che le presenti Lettere rimangano sempre ferme, valide e in tutta la loro efficacia; che ottengano i loro pieni ed interi effetti; che se ne possano pienamente valere oggi ed in futuro quelli cui spetta e potrà spettare; e così doversi esattamente giudicare fin d'ora irrita ed inane qualsiasi cosa che al riguardo, da chiunque a da qualsiasi autorità, scientemente o ignorantemente, possa essere attentata in contrario.

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