Licet Commissa Pio XII a perpetua memoria
La sollecita cura della Chiesa universale, che Ci è stata commessa dal Divino Redentore,
Ci spinge sempre a procurare quanto più Ci è possibile il bene di tutti i
Fedeli sparsi per tutta la terra, ma, poiché la Divina Provvidenza ha voluto che la
Cattedra Romana di S. Pietro fosse stabilita in Italia, la Nostra volontà non può non rivolgersi
in modo particolare a promuovere i vantaggi spirituali degli Italiani; e perciò appena
ce ne è data l'occasione Ci disponiamo ad eseguire con solerte cura tutte quelle cose che
Ci sembrano le più opportune al predetto fi ne. Sicché nelle diffi coltà dei tempi che da ogni
parte premono anche le genti d'Italia, nessun'altra cosa e più conforme al Nostro ufficio
pastorale, nonché all'affetto che nutriamo verso i Nostri connazionali, quanto l'assegnare
loro presso il Signore particolari Patroni celesti, i quali ne siano come i custodi e i difensori.
Chi di noi invero potrebbe mai dubitare di non essere aiutato giorno per giorno dal patrocinio
dei Santi presso Dio, specialmente quando, trovandosi in angustie, si appoggia alla
intercessione dai Santi, invoca il Signore e sente subito che il Signore lo esaudisce? E questo
tanto più giustamente può dirsi di quel patrocinio, col quale i Santi proteggono le genti e
le Nazioni, specie quelle che si sforzarono in tanti modi e in tante particolari circostanze di
portare aiuto, mentre ancora essi erano in terra, spinti dall'amor di patria.
Senza alcun dubbio ciò si deve affermare di S. Francesco d'Assisi e di S. Caterina da Siena
che italiani ambedue in tempi straordinariamente difficili, illustrarono, mentre vivevano,
con nitido fulgore di opere e di virtù e beneficarono abbondantemente questa loro e Nostra
patria, in ogni tempo madre di Santi.
Difatti S. Francesco, poverello ed umile, vera immagine di Gesù Cristo, diede insuperabili
esempi di vita evangelica ai cittadini di quella sua tanto turbolenta età, e ad essi anzi
con la costituzione del suo triplice Ordine, aprì nuove vie e diede maggiori agevolezze per
la correzione dei pubblici e privati costumi e per un più retto senso dei principi della vita
cattolica. Né altrimenti si adoperò S. Caterina, la fortissima e piissima vergine che valse
efficacemente a ridurre e a stabilire la concordia degli animi nelle città e contrade della sua patria, e che, mossa da continuo amore, con suggerimenti e preghiere fece tornare alla sede
di Pietro in Roma i Romani Pontefici, che quasi in esilio vivevano lontani in Francia, tanto
da essere considerata a buon diritto il decoro e la difesa della patria e della religione.
Ora poi il Signor Cardinale Carlo Salotti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti, Ci ha
detto che gli Arcivescovi e Vescovi d'Italia, assecondando il comune desiderio dei fedeli,
fanno voti e ci rivolgono anzi supplici preci, affinché S. Francesco d'Assisi e S. Caterina da
Siena vengano da noi dichiarati e costituiti Patroni Primari d'Italia, con l'intento di riaccendere
l'avita pietà e farla maggiormente crescere. A questi voti si aggiunge anche l'amplissima
commendatizia dello stesso Porporato, e perciò, considerate attentamente tutte le
ragioni e le circostanze, ben volentieri abbiamo deciso di annuirvi.
Pertanto di Nostro “Motu proprio”, di certa scienza e dopo matura deliberazione, colla
pienezza della Nostra Apostolica potestà, in virtù delle presenti Lettere, dichiariamo da
questo momento e costituiamo il perpetuo San Francesco d'Assisi e S. Caterina da Siena
Patroni Primari d'Italia. Colla stessa autorità e in forza delle presenti da valere in perpetuo,
decretiamo inoltre che in Italia e nelle isole adiacenti, si celebrino ogni anno, dall'uno e
dall'altro clero, nei giorni stabiliti, le feste degli stessi Patroni, con la relativa Messa ed Ufficio in rito doppio di prima classe, ma senza ottava, nonostante qualsiasi cosa in contrario.
Ciò benevolmente ordiniamo e decretiamo, comandando che le presenti Lettere rimangano
sempre ferme, valide e in tutta la loro efficacia; che ottengano i loro pieni ed interi effetti;
che se ne possano pienamente valere oggi ed in futuro quelli cui spetta e potrà spettare; e
così doversi esattamente giudicare fin d'ora irrita ed inane qualsiasi cosa che al riguardo,
da chiunque a da qualsiasi autorità, scientemente o ignorantemente, possa essere attentata
in contrario.
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