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Amarci così come siamo

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001



Tu, Francesco, non eri migliore di noi. Eri allegro e gioviale, “generoso, dedito ai giochi e ai canti” e prodigo per natura, tanto da dissipare in pranzi e feste il tuo denaro. Tornato ad Assisi, dopo che avevi rinuncianto a combattere in Puglia, i tuoi amici ti “elessero una sera loro signore”, perché organizzassi a tuo “piacere le spese della serata”: tu non mandasti deluse le loro attese facendo preparare, “come tante altre volte, una cena sontuosa”. Amavi tanto la compagnia degli amici che molte volte ti levavi da tavola in fretta, “lasciando i tuoi genitori contristati per la tua partenza inconsulta” (ma quante volte scene simili si ripetono anche nelle nostre case, dando vita a discussioni infi nite?).

Certo, non eri per nulla cattivo. Per “indole quasi naturale, eri cortese nel comportamento e nel conversare. E seguendo un proposito nato da convinzione, a nessuno rivolgevi parole ingiuriose o sporche; anzi, pur essendo un giovane giocoso e lascivo, avevi deciso di non rispondere a chi attaccava turpi discorsi”. Baciato dalla fortuna, ti piaceva richiamare l'attenzione su di te e non ti mancavano né la fantasia né i mezzi per farlo: vestivi in modo vistoso ed eccentrico, facendoti cucire insieme, nello stesso indumento, stoffe preziosissime e panni molto grossolani (ed è vero pure che hai preceduto di otto secoli certe mode attuali, che dunque non sono così originali!).

Sì, non eri migliore di tanti di noi... Ricco di doti naturali, cortese e, per tanti aspetti, anche delicato, ma troppo preso dalla tua immagine e poco attento ai tuoi genitori, che pur ti permettevano di spendere a piacimento. Generoso e gioviale, certo, ma altresì desideroso di stupire e far parlare di te: parecchio centrato, insomma, su te stesso. Eppure... Eppure, aprendoti a Dio sei diventato quel che sei diventato, in una lotta sempre difficile e tuttavia liberante. Aiutaci a non cedere alla tentazione di piangere su noi stessi; aiutaci ad amarci così come siamo, per migliorarci poco a poco: è con questa nostra umanità limitata e ferita che Dio vuol fare grandi cose.
di Felice Accrocca

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