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Lo 'spirito di Assisi'èdi P. Silvestro Bejan,Delegato Generale per l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso dell'OFMConv

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



In Assisi le attività ecumeniche e di dialogo interreligioso si sono sviluppate principalmente intorno alla Basilica di San Francesco e alla Tomba di san Francesco, quali luoghi privilegiati di pellegrinaggio e di unione. Il Sacro Convento si è trovato ad essere, perciò, punto di riferimento sempre più crescente, - e insieme promotore - dei più importanti eventi non solo della città ma di tutto il mondo. Il problema ecumenico e del dialogo con i visitatori, specie altre religioni, richiede di essere affrontato con un impegno speciale e con spirito di servizio.

Agli occhi del grande scrittore tedesco J. W. von Goethe, nel 1786 in viaggio verso Roma, Assisi valeva una visita unicamente per la presenza del tempio di Minerva, non certo per “la triste Basilica di San Francesco”. Un secolo più tardi invece Assisi, allo sguardo dello scrittore francese F. Mauriac, appariva ormai come una tappa acquisita del viaggio in Italia. La fortuna del Santo, che del resto stupiva già il compagno Masseo, in realtà era esplosa subito dopo la sua morte. “Perché a te tutto il mondo viene dietro?” (Fioretti di san Francesco, X: FF 1838), chiese frate Masseo a Francesco. Il complessivo e progressivo atteggiamento di ammirazione ed interesse verso san Francesco, nel modo conosciuto oggi quasi come fenomeno, vede un'accelerazione tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento e procede con diversa velocità nelle diverse aree geografiche dell'oriente e dell'occidente. Sempre più visitata dai pellegrini e turisti, la città di Assisi con i suoi santuari, vengono identificate con lo spirito francescano, ed in esse si riscoprono la pace, la fraternità, il perdono, il rispetto della natura e di ogni essere, la letizia e la speranza, la voglia di vivere; tutti elementi che incidono sullo spirito dei visitatori. Lo “spirito di Assisi” è nato dunque prima del 1986 e la città di Assisi continua ad essere per i frati francescani il “primo centro del dialogo”, perché in essa si cerca ancora insieme ispirazione e sostegno anche alle sfide dei tempi odierni. San Francesco è un santo universale.

E' diventato esempio ed emblema di speranza, di dialogo e di pace non solo per i cristiani delle varie confessioni cristiane, ma persino per i seguaci delle grandi religioni del mondo. Il suo messaggio può dire molto all'odierno cammino ecumenico e al dialogo tra le religioni. La sua vita è fatta di pellegrinaggi in terre vicine e lontane, di incontri con il simile e il vicino ma anche di incontri con fedi, culture, religioni e tradizioni diverse. La sua vita umana è racchiusa in un arco di tempo ben preciso: 1182-1226. Non possiamo dire altrettanto dello spazio nel quale la sua vita si svolse. Si apre e si chiude ad Assisi ma esula dall'Umbria e si espande in quasi tutte le regioni d'Italia e poi altrove nel mondo: Francia, Spagna, Siria, Palestina, Egitto…

In Egitto nel 1219 incontra il sultano Melek el-Kamel, che lo accolse e ascoltò benevolmente, pur senza la sperata conversione e, per il Santo, senza l'ambita alternativa del martirio. Nel fare ritorno dalla Palestina, stando alla rotta dei crociati di quel tempo, Francesco probabilmente percorse la via di Cipro, Creta, Corfù, Cefalonia, Durazzo, Dalmazia, Istria e Venezia; itinerario segnato da molteplici realtà monastiche orientali. Il mondo bizantino però lo aveva incontrato molto prima, nei testi dei Padri della Chiesa d'Oriente contenuti nel breviario, sopratutto nel Crocifisso di san Damiano, dai tipici tratti bizantini. Il francescanesimo nasce infatti davanti ad un'icona parlante e l'ecumenicità di Francesco nasce dall'esperienza di San Damiano che ha cambiato tutta la sua esistenza; non a caso il Crocifisso di San Damiano costituisce anche il punto d'incontro tra esperienza di fede delle Chiese orientali (la trasfigurazione gloriosa) e quella delle Chiese occidentali (il mistero della croce).

Basandosi su un'ampia documentazione, alcuni storici sostengono perfino che i genitori di Francesco - sopratutto il padre - sarebbero cristiani di origine ebraica (è solo un'ipotesi). Inoltre, avrebbe conosciuto direttamente l'ebraismo e da ciò deriverebbe, secondo i medesimi storici, la sua familiarità con le Scritture ebraiche. San Francesco è un uomo del dialogo ed è un mistero. Infatti, lo stesso “spirito” portato da Francesco in Oriente viene portato da Frate Elia in Siria, da Antonio di Padova in Africa, da Giovanni da Pian del Carpine in Mongolia e da Giovanni da Montecorvino in Cina, da Guglielmo di Rubruk e Oderico da Pordenone in altre terre dell'Oriente Asiatico... I numerosi nomi e i luoghi che solcano la storia francescana nella sua “missione dialogica” sono tanti e sono di insegnamento per tutti i frati francescani di oggi. Un'eredità preziosa che i frati francescani hanno ricevuto dal fondatore e che non è stata mai persa. La vita francescana di fraternità per sua natura è già dialogo, è già missione... ecco perché ognuno fa quello che è: dialogo della vita, dialogo come presenza, dialogo delle opere condivise, dialogo degli scambi teologici e culturali... Un'eredità dunque di grande importanza per il nostro tempo espressa in diverse forme dai frati francescani sparsi in tutte le parti del mondo e con specifici tratti di approccio al dialogo.

Tra le forme privilegiate di dialogo oltre la preghiera, l'accoglienza, l'ascolto… in Assisi i frati francescani continuano a dialogare con i pellegrini di diverse confessioni cristiane e religioni attraverso l'arte. Una forma di dialogo molto ampia. L'arte della Basilica di san Francesco è una forma di comunicazione, un modo per spingere il pellegrino a stabilire con lui un dialogo e ad educarlo al dialogo e alla pace. È un terreno favorevole per un fecondo confronto interculturale e i colori degli affreschi riflettono l'infinita bellezza di Dio e la mente dell'uomo, che non è insensibile all'aspetto religioso, viene in modo naturale indirizzata verso di Lui. Il pellegrinaggio è ricerca della verità, riscoperta di nuovi rapporti, è trasformazione…

Le opere d'arte e le reliquie presenti nella Basilica di Assisi guardate nella prospettiva dello “spirito di Assisi” evocano il dialogo ecumenico ed interreligioso e offrono all'occhio del visitatore una luce nuova. Un pellegrinaggio “virtuale” ci aiuterà a comprendere la vocazione della città di Assisi, cioè quella di essere “Città della Pace”.

Iniziamo con la Cappella delle reliquie. Guardiamo e leggiamo il Capitolo XII della Regola francescana del 1223. I frati hanno ricevuto da Francesco una grande eredità: andare tra i Saraceni e gli altri infedeli. Per la prima volta nella storia della vita religiosa si stabilisce come normale la vocazione apostolica tra gli infedeli.

L'Ordine francescano è un Ordine missionario: il primo Ordine missionario della Chiesa. Nella stessa Cappella troviamo una singolare reliquia che viene collegata con il viaggio di san Francesco a Damietta, in Egitto, negli anni 1219-1220. Il corno d'avorio, secondo una antichissima tradizione fu donata dal Sultano di Egitto Melek-El-Kamel a san Francesco, e del quale il Santo si servì poi per radunare gente alla sua predicazione.

Questa reliquia ci spinge a salire nella Basilica superiore dove l'arte bizantina e la “nuova arte“ di Giotto dialogano tra di loro da secoli. Qui troviamo proprio l'affresco di Giotto che descrive il misterioso incontro tra san Francesco e il Sultano d'Egitto; la sincerità con la quale san Francesco si era presentato quale inviato di Dio, gli avevano guadagnato la simpatia e la fiducia del sultano, che aveva riconosciuto in lui un'anima pura. Il suo stile di vita, il suo modo di porsi e di relazionarsi ad ogni realtà è umile, attento, rispettoso e propositivo. Francesco non genera diffidenza, ma confidenza e simpatia. Parla pesino con gli animali. E l'affresco che racconta la predica di Francesco agli uccelli nei prati di Pian d'Arca a mezz'ora di cammino da Bevagna ne è una conferma. Qui troviamo una sintesi della triade famosa del messaggio francescano che Giotto nel ciclo pittorico ha magistralmente raffigurato: il Creatore, la creatura, il creato.

Scendiamo nella Basilica inferiore. Le stelle di Davide, simbolo dell'ebraismo, che ornano le pareti non possono passare inosservate. Fermiamoci davanti all'imponente Altare maggiore. La mensa è gigantesca: è tutta di un pezzo, nonostante le sue dimensioni colossali. Secondo la tradizione arriva da Costantinopoli. Provenienza molto significativa per un luogo definito da Giovanni Paolo II ”cattedra di pace”. Quest'altare ci fa rivolgere lo sguardo a quel giorno luminoso e benedetto in cui a tutti i cristiani sarà possibile comunicare allo stesso Corpo e Sangue del Signore Gesù Cristo. Andiamo ora nella Cappella del Crocefisso. Nel 2009 è stata collocata un'icona della Madre di Dio condottiera che indica Gesù come Via, Verità e Vita. È un dono della Comunità cristiana ortodossa romena di Perugia. Accanto ad essa è stata accesa la lampada d'argento donata alla Basilica dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, in occasione della Giornata di preghiera mondiale per la Pace convocata da Giovanni Paolo II ad Assisi il 24 gennaio 2004.

Scendiamo nella Tomba di san Francesco dove troviamo una lampada in vetro di Murano accesa dal Santo Padre Benedetto XVI in occasione della sua visita pastorale in Assisi il 17 giugno 2007. Dopo il grido contro la violenza che distrugge ogni cosa, durante l'omelia, il Santo Padre, accendendo la lampada “Luce da Assisi” sulla Tomba di san Francesco, ha voluto ricordare la forza generatrice della speranza, raccolta nei piccoli segni che costellano la vita quotidiana degli uomini e delle donne di ogni tempo.

Lo “spirito di Assisi” si trova seminato nei cuori di tanti pellegrini e continua a “pellegrinare” e “soffiare” attraverso di loro in diversi modi e in tanti angoli del mondo, anche in quelli più sperduti. Ancorato in Dio, l'uomo santifica il luogo dove vive e aiuta gli altri fraternamente a camminare insieme, questo è lo “spirito di Assisi”; questo è il modo di vivere del frate francescano nel mondo e di tutti gli uomini indifferentemente dal sesso, nazionalità, religione o convinzioni politiche.

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