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Lo 'spirito di Assisi'èdi Mons. Vincenzo Paglia , Presidente della Conferenza Episcopale Umbra

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Lo “spirito di Assisi” va ben oltre la ripetizione di un gesto. Iniziato con la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace promossa da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986, lo “spirito di Assisi” ha continuato a soffiare nel corso degli anni successivi. Più che un evento – sono ormai venticinque anni che viene celebrato – lo “spirito di Assisi” è un modo di vivere che chiede un coinvolgimento personale nella preghiera, nella ricerca della verità e nella passione per la pace; è un orizzonte spirituale che comporta la crescita di un tessuto di amicizia fedele, continuativa, attenta, rispettosa, personale; è un modo di stare con speranza nel mondo delle religioni e nel mondo degli uomini di buona volontà che ricercano la verità e la pace.

Questo “spirito” permette ai credenti e agli uomini di buona volontà di stare gli uni accanto agli altri e non gli uni contro gli altri e quindi di aiutare la pace a radicarsi e la convivenza tra i popoli ad essere stabile. Giovanni Paolo II ne è stato non solo l'iniziatore ma anche il primo testimone. Alla vigilia del Grande Giubileo del 2000, rivolgendosi ai rappresentanti delle grandi religioni mondiali radunati in Piazza San Pietro, diceva: “Per tutti gli anni del mio pontificato, e in particolare durante le mie Visite Pastorali nelle diverse parti del mondo, ho avuto la grande gioia di incontrare innumerevoli cristiani e i membri delle altre religioni… Ho sempre ritenuto che le guide religiose avessero un ruolo importante nell'alimentare quella speranza di giustizia e di pace senza la quale non vi sarà nessun futuro degno dell'umanità… La religione e la pace vanno di pari passo: dichiarare guerra in nome della religione è un'evidente contraddizione”(L'Osservatore Romano, 30 0ttobre1999).

Benedetto XVI ha rilanciato questa convinzione ai leaders religiosi presenti a Napoli nel 2007 all'incontro di Preghiera per la Pace promosso dalla Comunità di Sant'Egidio: “Lo spirito di Assisi si oppone allo spirito di violenza, all'abuso della religione come pretesto della violenza. Di fronte a un mondo lacerato da conflitti, dove talora si giustifica la violenza in nome di Dio, è importante ribadire che mai le religioni possono diventare veicoli di odio; mai, invocando il nome di Dio, si può arrivare a giustificare il male e la violenza.

Al contrario, le religioni possono e devono offrire preziose risorse per costruire un'umanità pacifica, perché parlano di pace al cuore dell'uomo”(L'Osservatore Romano, 22 ottobre 2007). Il venticinquesimo anniversario di Assisi cade all'inizio di un nuovo millennio: un tempo nel quale si rende urgente ri-apprendere e a ri-praticare l'arte del dialogo e del convivere tra diversi, peraltro non ignota nei secoli passati. Nei venticinque anni passati, mentre lo “scontro tra le civiltà” era divenuto sempre più la categoria interpretativa della situazione mondiale faverondo forse anche un clima di conflitto generalizzato, lo “Spirito di Assisi” ha aiutato a rispondere con una visione diversa, anzi opposta, quella della civiltà del convivere.

Il pellegrinaggio di pace partito da Assisi nel 1986 si è arricchito nel corso degli anni di partecipanti credenti e non credenti, uomini della politica e della cultura, i quali hanno sperimentato e manifestato visibilmente, e non solo simbolicamente, la bellezza e la forza del convivere in pace tra diversi. Lo “spirito di Assisi” è un segno di una civiltà altra rispetto all'attuale, ove l'inimicizia e la contrapposizione sono combattute mentre l'incontro e l'accordo sono perseguiti. E' la civiltà del convivere pacifico tra uomini e donne di cultura e di fede diversi.

Questo messaggio, che appare in tutta la sua urgenza in un mondo globalizzato, assume tratti ancor più urgenti in questo inizio di millennio. La storia sembra essersi rimessa in moto. Il vento di libertà che soffia in varie parti del pianeta richiede di essere accolto nella visione di Assisi. Viviamo un momento storico che chiede l'attenzione e l'impegno di tutti sia per allontanare le possibili “nostalgie del muro” o le “nostalgie dei confini”, sia per creare le condizioni di una nuova convivenza pacifica basata su un nuovo umanesimo nel quale trovi spazio l'apertura alle altre religioni e agli uomini di buona volontà.

L'energia di pace che sostanzia lo “spirito di Assisi” deve soffiare in maniera ancora più forte e più continuativa sulla via di quel nuovo umanesimo che pone al centro sia Dio che l'uomo. La tappa di Benedetto XVI per il venticinquesimo di Assisi '86 non è la commemorazione di un evento passato, è ben di più: è un “segno” che invita i credenti di tutte le religioni e gli uomini di buona volontà a soffiare assieme sulle tante vele della libertà che si stanno spiegando tra i popoli del mondo. Sconfiggere le forze violente del male e liberare le energie positive della fede, fa parte di quella difficile arte del convivere che lo “spirito di Assisi” è chiamato a custodire e accompagnare.

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