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Storie di povertà: sono caduto, un lavoro mi restituirebbe la dignità

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Salim Derdour è nato in Algeria, ha 44 anni e lo scorso novembre ha acquisito anche la cittadinanza italiana. Cosa di cui ne va fiero ma che non ha portato alcun beneficio alla ricerca di un lavoro.  


Ciao Salim, vuoi raccontarci quando sei arrivato in Italia e come sei giunto a questa condizione?

Dopo gli studi mi sono trasferito in Italia a causa della guerra civile in Algeria degli anni ‘90. Sono arrivato nel 1993 in Campania dove, senza dimora e senza documenti, ho iniziato a lavorare per la raccolta di frutta e ortaggi. Nel 1997, piano piano, sono arrivato in Umbria. Prima tra Città di Castello e Umbertide per la raccolta del tabacco poi ad Assisi dove ho lavorato per 15 anni come metalmeccanico, per poi perdere il lavoro nel 2013 per riduzione del personale.


A chi ti sei rivolto e a chi ti rivolgi per ricevere aiuto?

Appena arrivato ad Assisi ho ricevuto un grande aiuto della Caritas che mi ha ospitato per due mesi, fin quando non ho trovato il mio primo lavoro. Ora ricevo costanti aiuti dal Sacro Convento e dalla Caritas di Santa Maria degli Angeli. Il Papa ha detto “dove c’è lavoro, c’è dignità” ed ora questo mi manca e manca a molta altra gente, per questo le persone si interessano sempre meno al prossimo perché, non avendo lavoro, hanno come primo pensiero quello di preoccuparsi di loro stessi. Tutti hanno dei problemi ma grazie a Dio bisogna prima di tutto avere la salute.


Credi che ci siano possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro?

Fortunatamente mia moglie lavora anche se è l’unica fonte di sostentamento famigliare ma senza aiuti del Sacro Convento e della Caritas non riusciremmo a vivere. Ricevo un sussidio per i miei figli ma servono per potergli dare la possibilità di studiare. Prima uscivo la mattina e tornavo la sera dal lavoro e c’era un ritmo ma ora sono caduto.  Penso al lavoro ma non voglio pensarci troppo perché non voglio deprimermi. Chiedo solo lavoro, qualsiasi lavoro che mi dia dignità.

Dopo aver perso il lavoro, ho mandato una richiesta di aiuto anche Papa Francesco chiedendogli un supporto a trovare un lavoro. Sono in attesa di ricevere una sua risposta ma spero e credo che una sua lettera arriverà


Ci vuoi parlare della tua famiglia? Come vivete questo disagio?

Quando sono venuto in Italia ero solo poi mi sono sposato in Algeria e sono tornato con mia moglie. Vivo con lei e i miei 3 figli di 13, 6 e 4 anni che vanno a scuola. Cerco di fare il possibile per dare una vita dignitosa e non far soffrire questo disagio ai propri figli. Solamente il più grande, confrontandosi con i suoi amici con maggiori possibilità economiche, a volte vorrebbe avere la loro stessa fortuna. Mi arrabbio perché vorrei dargli decisamente di più ma, al momento, credo di non poter fare altrimenti. L’importante è poter avere un piatto caldo e ringraziare Dio di questo.


Tu sei musulmano e ricevi sostegno dai cristiani, cosa pensi del dialogo interreligioso?

Non importa la differenza di religione, si può essere musulmani, cristiani o ebrei, ciò che importa è essere liberi e aperti al prossimo. Ringrazio tantissimo la Caritas e il Sacro Convento che mi forniscono vestiti e sostentamento. La differenza di religione passa in secondo piano e a me interessa solo il bene della mia famiglia. Quello che succede in Siria non è religione.


Constatando la difficoltà di trovare lavoro in Italia, hai pensato di trasferirti all’estero?

Si, ho pensato più volte di trasferirsi in Francia perché ho degli amici là ma non voglio separarmi dalla mia famiglia. Penso spesso “vado, non vado” ma in realtà spero di trovare una tranquillità economica in Italia, qui ad Assisi.

Per questo mi rivolgo anche a voi. Non voglio essere solo un peso per la società ma esserne parte attiva.

Chiunque abbia una qualsiasi possibile proposta di lavoro per Salim, contatti la nostra redazione. di Flavio Versace

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