societa

Discepoli della croce venite a piangere con Maria di Elvio Lunghi

Elvio Lunghi Andrea Cova
Pubblicato il 13-04-2017

Il Venerdì Santo la statua del Cristo è portata in processione

Da tempo immemorabile, ogni anno la sera del Giovedì Santo viene riproposto ad Assisi il rito della Scavigliazione all'interno della cattedrale di San Rufino. Il rito consiste nel rimuovere  da una croce in legno una statua a grandezza naturale, che riproduce realisticamente il corpo di un uomo. La statua è esposta all'altare privilegiato del Crocifisso, che fu eseguito nel 1672 dallo scultore ticinese Agostino Silva. Il Crocifisso è invece opera di uno ignoto scultore, che ne ricevé il saldo l'anno 1561 in casa del pittore Dono Doni. Probabilmente si tratta di Pompeo Scarcioni da Foligno, al quale si devono altri Crocifissi lignei per chiese di Assisi, nessuno dei quali è conservato. La statua dispone di una cerniera all'altezza delle clavicole, per collegare le braccia mobili alle spalle. Questo meccanismo consente di piegare le braccia lungo i fianchi, una volta deposta la statua dalla croce, in modo da poterla adagiare sopra una sorta di barella a similitudine di un uomo morto.

La mattina del Venerdì Santo la statua del Cristo è portata in processione dalla cattedrale di San Rufino alla chiesa di San Francesco, dove viene esposta in un sepolcro all'adorazione dei fedeli. A sera il sepolcro è visitato da una statua della Madonna dei sette dolori, che risale al 1672. Dopo di che le due statue sono riportate in cattedrale, seguite da una gran folla che osserva con gli occhi umidi di pianto i molti figuranti che a piedi scalzi portano pesanti croci in spalla. Non si tratta di attori, ma di affiliati alle confraternite operose in città.


Statua e altare del Crocifisso appartennero a una Confraternita  del Sacramento, alla quale erano iscritti i soli canonici della cattedrale. Prima che la Chiesa tridentina facesse propri i riti della Settimana Santa, la scavigliazione di Cristo era appannaggio delle numerose confraternite che organizzavano ad Assisi la vita religiosa dei laici. Gli affiliati a queste confraternite si servivano di statue e di costumi per rappresentare realisticamente la passione di Cristo, cantando o recitando laude che sono considerate tra i testi fondativi della lingua italiana letteraria. "Vestiti de le veste" i confratelli si recavano in processione "a la chiesia de Sancto Francesco e de Sancta Maria degl’Agnogli" cantando "le lacremose laude e cante dolorosi e amari laminte della Vergine Matre, più a le lacreme entendendo che alle parole, overo alla vuce".

Uscendo in processione, i membri delle confraternite si allineavano dietro un gonfalone, o dietro un Crocifisso di legno, mentre altri confratelli portavano torce o lanterne per illuminare la via. Ciascun corteo partiva dall'oratorio della confraternita, sulla cui fronte era dipinta una Maestà con una immagine sacra. Da punti diversi della città i cortei si dirigevano alla volta di S. Francesco, per poi riunirsi in un solo corteo una volta entrati in chiesa, dove partecipavano coralmente alla rievocazione della morte di Cristo.


Nella chiesa inferiore di San Francesco, accanto alla tomba del santo, lo spazio sacro dedicato a queste forme di devozioni collettive è il transetto meridionale, alle cui pareti Pietro Lorenzetti dipinse vivacissime storie della passione di Cristo. Questi affreschi offrono una ambientazione estremamente realistica per i testi delle composizioni liriche che ci sono tramandate da preziosi Laudari presenti negli archivi di Assisi. Alcune di queste laude sono una puntuale descrizione in versi delle figure dipinte alle pareti della chiesa. Quello che manca in San Francesco è un Crocifisso di legno coevo ai dipinti, che potesse essere utilizzato nel corso delle cerimonie paraliturgiche del Venerdì Santo. In realtà di una cappella del Crocifisso in San Francesco si ha notizia soltanto nel 1500. Degli stessi anni è il Crocifisso ligneo che si vede nella cappella di Santa Caterina. Anch'esso è dotato di un meccanismo per ripiegare le braccia della statua e deporlo di croce, e era utilizzato da una compagnia di Terziari francescani. In breve, se prima dell'anno 1500 San Francesco non aveva una statua di un Crocifisso trasformabile in "Deposto", era sotto gli affreschi di Pietro Lorenzetti che le confraternite della città cantavano in coro le laude della passione: "O discepoli della croce venite a piangere con Maria".

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