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Nozze gay,arcivescovo Dublino: Chiesa deve fare conti la realtà. Cosa ne pensate?Commenta la notizia

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

La Chiesa in Irlanda «deve fare i conti con la realtà». Il giorno dopo la storica vittoria dei sì al referendum che ha reso legali i matrimoni gay in Irlanda, l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, fa autocritica. «Ci dobbiamo fermare, guardare ai fatti e metterci in ascolto dei giovani. Non si può negare l’evidenza». Lui ha votato no. Ma non ha problemi ad ammettere che il risultato è «una rivoluzione sociale». Quanto è accaduto «non è soltanto l’esito di una campagna per il sì o per il no,ma attesta un fenomeno molto più profondo». 


«Rivedere la pastorale giovanile» 

« È necessario anche rivedere la pastorale giovanile: il referendum è stato vinto con il voto dei giovani e il 90 per cento dei giovani che hanno votato sì ha frequentato scuole cattoliche», ha aggiunto Martin. In Italia il ddl Cirinnà bloccato da 4mila emendamenti Il successo del referendum irlandese, primo Paese ad avere detto sì ai matrimoni gay con una consultazione popolare, ha scosso il mondo politico e delle istituzioni. In Italia il ddl Cirinnà sulle unioni civili è stato bloccato da oltre 4mila emendamenti. La maggior parte dei quali presentati da Ncd. 

«La nostra posizione è chiara»,

ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano. «Sì alle unioni civili, sì al riconoscimento dei diritti delle persone con un rafforzamento patrimoniale di questi diritti, no alla equiparazione al matrimonio, no alla reversibilità della pensione, no alle adozioni dei figli».

 Carfagna: Presentata una proposta di legge


Sul tema è intervenuta anche Mara Carfagna, deputato di Forza Italia (che nel 2008, quando era ministro per le Pari opportunità, si era rifiutata di dare il patrocinio al Gay pride di Roma): «Le coppie omosessuali sono un fenomeno diffuso nella nostra società, all’interno di un vuoto normativo che crea diseguaglianze e confusione», ha spiegato. «Ho presentato una proposta di legge e ora all’interno del mio partito oggi c’è un atteggiamento di apertura. Bisogna riconoscere diritti e doveri» a chi ancora non li ha, «non stiamo parlando di togliere diritti a chi già ce li ha».

(Corriere della sera)

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