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LE PIAGHE DI FRANCESCO, IL PAPA DELLA PROSSIMITA' E DELLA MISERICORDIA

Paolo Rodari
Pubblicato il 30-11--0001

Il Papa con questi gesti compie un qualcosa di immediatamente comprensibile per tutti.

La scelta del Papa di ripercorrere simbolicamente ogni venerdì le Opere di Misericordia presentandosi, anche senza preavviso, in luoghi dove non solo il dolore e la sofferenza ma anche la luce dell’accoglienza e della solidarietà sono di casa, è semplice ma insieme profonda.


Semplice perché Francesco con questi gesti compie un qualcosa di immediatamente comprensibile per tutti. Un Papa che non rimane su di un piedistallo, nel “recinto” delle mura leonine, ma che scende per le strade per stare accanto ai problemi e alla vita stessa delle persone. Un Papa che si fa prossimo, davvero un Papa “della prossimità”. È questa, in fondo, la rivoluzione più grande portata da Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro: essere un pastore della gente, vicino a essa sempre e comunque. Come era a Buenos Aires così è a Roma. Là usciva spesso dalla curia di Plaza de Majo per camminare per le strade, entrare nelle villas miserias, stare accanto a tutti. Qui, nel limite del possibile la medesima azione: uscire da Casa Santa Marta per incontrare i fedeli, e anche i lontani, coloro che non credono.


I gesti dei venerdì di Quaresima sono anche profondi perché mostrano cosa sia, appunto in profondità, il cristianesimo. Non è politica, non è sociologia. È incontro: il cuore di Cristo che incontra il cuore degli uomini. Il cuore di Cristo che vuole amore e non condanne. Così aveva detto lo stesso Francesco nella cattedrale di Città del Messico: «Noi Pastori della Chiesa non possiamo rifugiarci in condanne generiche, ma dobbiamo avere un coraggio profetico e un serio e qualificato progetto pastorale per contribuire, gradualmente, a tessere quella delicata rete umana… Solo cominciando dalle famiglie; avvicinandoci e abbracciando la periferia umana ed esistenziale dei territori desolati delle nostre città; coinvolgendo le comunità parrocchiali, le scuole, le istituzioni comunitarie, la comunità politica, le strutture di sicurezza; solo così si potrà liberare totalmente dalle acque in cui purtroppo annegano tante vite».


Così, ancora Francesco, si è espresso il 29 ottobre scorso durante un’omelia a casa Santa Marta: «Dio non può non amare! E questa è la nostra sicurezza. Io posso rifiutare quell’amore, posso rifiutare come ha rifiutato il buon ladrone, fino alla fine della sua vita. Ma lì lo aspettava quell’amore. Il più cattivo, il più bestemmiatore è amato da Dio con una tenerezza di padre, di papà. E come dice Paolo, come dice il Vangelo, come dice Gesù: ‘Come una chioccia con i pulcini’. E Dio il Potente, il Creatore può fare tutto: Dio piange! In questo pianto di Gesù su Gerusalemme, in quelle lacrime, è tutto l’amore di Dio. Dio piange per me, quando io mi allontano; Dio piange per ognuno di noi; Dio piange per quelli malvagi, che fanno tante cose brutte, tanto male all’umanità… Aspetta, non condanna, piange. Perché? Perché ama!».

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