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I figli della crisi puntano tutto sul verde

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Si torna alla terra. I ragazzi scelgono di abbandonare le professioni «cittadine» e di puntare sul verde, iniziando dai banchi di scuola. Aumento record di iscritti negli istituti agrari, che registrano un più 12 per cento. Tendenze positive per tutti gli indirizzi legati ad ambiente, alimentazione e turismo secondo i dati dello studio presentato alla prima Summer School sul made in Italy, promossa da Coldiretti Giovani Impresa in collaborazione con l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, con laureati provenienti da tutte le università italiane seguiti da esperti del sistema agroalimentare, professori, imprenditori, magistrati e manager. 



Nel nuovo anno scolastico 2014/2015 si sono iscritti al primo anno degli istituti tecnici e professionali della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie 264.541 giovani e tra questi il 24 per cento ha optato per l’agricoltura, l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, che complessivamente hanno registrato 63.719 nuovi iscritti contro i 60.017 dello scorso anno. 

Un boom quello delle scuole tecniche di agraria, agroalimentare e agroindustria che trascina anche le scuole professionali per i servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (+ 8 per cento) e quelli che si indirizzano verso l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera (+ 5 per cento).
Numeri che, evidenzia la Coldiretti, «testimoniano una vera rivoluzione culturale, confermata anche dai risultati di un sondaggio svolto con Ixè secondo il quale il 54 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cento) o fare l’impiegato in banca (13 per cento)». Inoltre, secondo il rapporto, il 50 per cento degli italiani ritiene che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro mentre solo l’11 per cento ritiene che l’operaio possa avere sbocchi occupazionali. 

Scelte scolastiche che riflettono un mondo che cambia, ragazzi diventati adulti all’ombra della crisi che devono scegliere con cura i loro sogni o andare all’estero. E per chi non vuole lasciare l’Italia l’orientamento a scuole che garantiscano un alto tasso di occupazione diventa spesso una necessità più che la conseguenza naturale di una passione.

Il preside dell’istituto agrario Strozzi di Palidano di Gonzaga, Mantova e San Benedetto, Massimo Pantiglioni, conferma il trend rilevato da Coldiretti: «Il dato è costante. Nella nostra scuola negli ultimi anni c’è una crescita tra il 10 e il 15 per cento. E non è un caso solo italiano. In Francia gli studenti del liceo agrario sono aumentati del 38 per cento. Ci sono due ragioni. La prima è l’attenzione all’ambiente, ma quella fondamentale è che in questi cinque anni di crisi economica il settore agroalimentare ha tenuto. Per cui i diplomati degli istituti agrari e i laureati hanno trovato e trovano lavoro». 



Anche se la media del reddito è decisamente più bassa rispetto a Francia, Germania e Spagna, come ha sottolineato il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina. «Siamo sotto del 25 per cento in alcuni casi. E nonostante i buoni segnali di ingresso dei giovani e l’interesse rinnovato siamo sotto anche nel tasso di imprenditorialità under 35. Da noi siamo al 5 per cento mentre la media europea è dell’8 per cento». Così il ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina intervenuto ad un dibattito organizzato a Padova alla festa del Partito Democratico. «Noi abbiamo provato ad accelerare sul tema giovanile con una premialità dei giovani agricoltori - ha proseguito - abbiamo stanziato 80 milioni di euro l’anno a sostegno dell’imprenditorialità giovanile. Un po’ di misure le abbiamo fatte, sono sperimentali e andranno testate nei prossimi mesi per capire come migliorarle ma c’è un’attenzione nuova al mondo agricolo. Basta dire che oggi un laureato in agraria trova lavoro nel 95 per cento dei casi, un laureato in giurisprudenza se va bene arriva al 25 per cento». Più che un richiamo della terra questa ritrovata passione sembra un richiamo della sopravvivenza. Come si dice? Necessità fa virtù.  (La Stampa)

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