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Gruppo di cittadini fonda un'associazione: gestiranno la rete senza provider a 4 auro al mese

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Cinque anni fa era una sfida: portare Internet là dove i provider non arrivano perché non conviene, c’è troppo poco da guadagnare. Oggi è ben più di un esperimento. È una breccia, una strada aperta che migliaia di comuni potranno replicare.

Tra due giorni Verrua Savoia, paese di 1.477 abitanti a 60 chilometri da Torino, sarà il primo comune italiano a essere considerato un provider, ovvero un fornitore di servizi Internet, sul modello delle compagnie telefoniche cui tutti noi siamo abbonati. Meglio, il provider non sarà il Comune (la legge lo vieta) ma un’associazione di cittadini creata ad hoc. L’hanno chiamata «Senza Fili, Senza confini», progetto culturale senza fini di lucro con un unico scopo: «sostenere la crescita e il rafforzamento della cultura locale e il sostegno di Internet come strumento di promozione e tutela delle identità culturali». Fornirà una connessione Internet a 20 Mb/s a qualunque abitante di Verrua Savoia lo richieda. Non più gratuitamente, come avveniva finora, ma in cambio della quota d’iscrizione annuale all’associazione: 50 euro, ovvero 4 al mese, prezzo imbattibile per una connessione che nessuna compagnia telefonica riuscirebbe a garantire in un comune di montagna.

A capo di questo esperimento dirompente c’è Daniele Trinchero, professore del Politecnico di Torino e fondatore del laboratorio i-Xem. L’hanno soprannominato «mister Wireless» perché da qualche anno si è fissato con un’idea che persegue tenacemente: portare i collegamenti Internet nei luoghi più remoti che, proprio perché isolati, sono poco convenienti. Lui ci riesce. Spendendo pochissimo. Ha portato Internet a Capanna Margherita, sul Monte Rosa, il rifugio più alto d’Europa. L’ha portato nella foresta amazzonica, in Ecuador; e l’ha portato alle isole Comore. Poi ha deciso di portarlo a casa sua, a Verrua Savoia. «Un giorno, nel 2009, incontro il sindaco, mi racconta di aver ricevuto un preventivo di 30 mila euro per portare l’adsl. Uno sproposito». Trinchero riunisce i ragazzi di i-Xem e cerca un’alternativa. Quale? Recuperare vecchi pc, schede radio come quelle montate nei router e alcune antenne recuperate da un vecchio provider che faceva comunicazioni radio fm. Tanto basta per creare due ponti radio da quaranta chilometri ciascuno portando la banda larga nel 97% del territorio comunale. Il tutto spendendo quasi nulla. La Stampa

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