religione

Un frate di Cesena ha ispirato il capolavoro di Umberto Eco

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 16-02-2019

Scopriamo chi è questo francescano che ha sfidato un potente papa ed è stato scomunicato

C'è un frate italiano che è stato conosciuto dal grande pubblico grazie al capolavoro di Umberto Eco “Il nome della rosa”. Lo abbiamo anche poi visto nelle sequenze del film che Jean-Jacques Annaud trasse dal romanzo, e lo rivedremo dal 4 marzo nella serie tv ispirata al capolavoro di Eco.

Ma chi è questo frate che si è "meritato" un ruolo di spicco del più celebre romanzo italiano del '900?

Maestro di Teologia a Parigi e ministro generale dell’Ordine francescano dal 1316 al 1328, Fra Michele da Cesena era uomo di fede profonda e allo stesso tempo di piccola corporatura: caratteristica che gli valse l’appellativo di Fra Michelino.

A lui sono dedicate due giornate di studio nella "sua" Cesena il 16 febbraio e il 16 marzo.

UN FRATE SCOMUNICATO

Fra Michele, intanto, non è un francescano "qualunque": ma nella sua vita di predicazione e stenti ha dovuto subire l'umiliazione della scomunica. Si, proprio un frate scomunicato. 

Sostenitore di papa Giovanni XXII, lo avversò quando questi condannò come eretiche le tesi sulla povertà della Chiesa. Michele si inserisce come conciliatore nella cosiddetta disputa sulla povertà e nella lotta delle investiture fra il papa e l’imperatore. Intorno al concetto di povertà divamparono aspri dibattiti e confronti, soprattutto quando papa Giovanni XXII si espresse con varie bolle pontificie, sulla falsità della povertà di Cristo e degli apostoli.

L'INVASIONE DI LUDOVICO II

Ponendo in discussione la povertà di Gesù, il papa non entrava in aperta contesa solo con i francescani spirituali, che si riconoscevano come gli unici fedeli allo stile di vita di San Francesco, che aveva già scomunicato nel 1317, ma con l’intero Ordine francescano.

E dalla scomunica a "Il nome della rosa" come ci si arriva? La vicenda di Michele si inserì nella lotta per l’investitura tra Giovanni XXII e Ludovico il Bavaro, che era riuscito ad avere la meglio su Federico d’Austria, e che aveva manifestato l’intenzione di scendere in Italia, in aperto contrasto con il papa che lo scomunicò. Il Bavaro, si infuriò e con un concilio dichiarò eretico Giovanni XXII.

L'INCONTRO AD AVIGNONE

Michele si schierò con l’imperatore ed entrò a Roma al seguito di Ludovico, che venne incoronato imperatore. Il papa non lo riconobbe e scomunicò Michele.

Ludovico nominò un antipapa, e se ne tornò in Germania con Michele. L’antipapa senza protezione si recò ad  Avignone a chiedere perdono a Giovanni XXII. La chiesa avigno­nese, venne bollata come la grande meretrice dell’Apocalisse, e Giovanni XXII come l’An­ticristo.

Proprio ad Avignone Michele conobbe il teologo francescano Guglielmo di Ockham - protagonista del capolavoro di Eco - anch'egli in rotta di collisione con il Papa e bollato come eretico.

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