religione

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani Ecco cos'è...

Mario Scelzo Ansa - OSSERVATORE ROMANO
Pubblicato il 23-01-2019

Su immigrazione si deve cambiare linguaggio e intervenire: salvare chi è in pericolo ampliare i corridoi umanitari

Siamo nel pieno della settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, una iniziativa internazionale di preghiera ecumenica cristiana che si celebra ogni anno tra il 18 e il 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo.

Non è questa l’occasione per ripercorrere il lungo ed a tratti faticoso cammino dell’ecumenismo, anche se, in sintesi estrema, possiamo dire che di passi avanti ne sono stati fatti molti, si pensi solo al viaggio apostolico di Papa Francesco in Svezia nel 2016 per i 500 anni della Riforma Luterana, alla ormai consolidata amicizia tra Bergoglio ed il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, o allo storico incontro nel 2016 a L’Avana tra Bergoglio e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, di fatto il personaggio più autorevole del mondo ortodosso.

Allo stesso tempo, non vogliamo nascondere le problematiche e le tensioni, forti al momento soprattutto nel mondo ortodosso, accenno solo (invito il lettore ad approfondire in rete, la tematica è complessa e “mischia” politica e religione) alla cosiddetta “questione ucraina”, con l’alto rischio di una scissione all’interno del mondo ortodosso.

Ad accompagnare ed oserei dire preceder il “dialogo teologico” c’è però la concretezza delle opere di misericordia, un comune terreno di solidarietà che unisce cristiani di differenti confessioni. Un esempio concreto di Unità dei Cristiani ce lo mostra l’esperienza, ormai pluriennale, dei Corridoi Umanitari.

Ascoltiamo le parole dette da Papa Francesco il 6 Marzo 2016 durante l’Angelus domenicale Piazza San Pietro: "Come segno concreto di impegno per la pace e la vita vorrei citare l`iniziativa dei corridoi umanitari per i profughi, avviata ultimamente in Italia. Questo progetto pilota, che unisce la solidarietà e la sicurezza, consente di aiutare persone che fuggono dalla guerra e dalla violenza, come i cento profughi già trasferiti in Italia, tra cui bambini malati, persone disabili, vedove di guerra con figli e anziani. Mi rallegro anche perché questa iniziativa è ecumenica, essendo sostenuta da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane, Chiese Valdesi e Metodiste".

Sono ormai più di 2.100 le persone arrivate prima in Italia, poi anche in Francia, Belgio ed Andorra, in modo legale e sicuro, dal febbraio 2016. Grazie alla generosità di tanti italiani, che hanno offerto le loro case, ad associazioni, parrocchie, strutture diaconali, si è favorita in questi ultimi anni non solo l’accoglienza ma anche l’integrazione, a partire dall’apprendimento della lingua e dall’inserimento lavorativo. Il progetto è interamente autofinanziato dalle realtà che lo hanno promosso.

E’ dei giorni scorsi (a seguito dell’ennesimo naufragio nel Mar Mediterraneo che ha provocato 117 morti) l’appello comune lanciato, proprio nella settimana dell’Unità dei Cristiani, da parte di cattolici ed evangelici, leggiamone alcune parti: “Sull’immigrazione si deve cambiare linguaggio e intervenire: salvare chi è in pericolo, ampliare i corridoi umanitari, aprire nuove vie di ingresso regolare … È per questo che, durante la settimana dedicata all’unità dei cristiani, abbiamo sentito la necessità di unire le nostre voci … Nell’occasione in cui celebriamo il dono dell’unità e della fraternità fra i cristiani, desideriamo spiegare a tutti che per noi aiutare chi ha bisogno non è un gesto buonista, di ingenuo altruismo o, peggio ancora, di convenienza: è l’essenza stessa della nostra fede. Ci addolora e ci sconcerta la superficiale e ripetitiva retorica con la quale ormai da mesi si affronta il tema delle migrazioni globali, perdendo di vista che dietro i flussi, gli sbarchi e le statistiche ci sono uomini, donne e bambini ai quali sono negati fondamentali diritti umani: nei paesi da cui scappano, così come nei Paesi in cui transitano, come in Libia, finiscono nei campi di detenzione dove si fatica a sopravvivere. Additarli come una minaccia al nostro benessere, definirli come potenziali criminali o approfittatori della nostra accoglienza tradisce la storia degli immigrati – anche italiani – che invece hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale di tanti paesi. Da qui il nostro appello perché – nello scontro politico – non si perda il senso del rispetto che si deve alle persone e alle loro storie di sofferenza”.

L’Appello (firmatari Past. Eugenio Bernardini, Moderatore della Tavola Valdese; Prof. Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio; Past. Luca M. Negro, Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia; Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana) non si limita ad una importante e doverosa presa di coscienza, ma si fa promotore di iniziative concrete volte al salvataggio di vite umane: “Nel breve periodo, però, mentre si cerca il consenso europeo su queste misure, occorre garantire il soccorso in mare, che non può ridursi a una politica di respingimenti o di semplici chiusure. Per noi cristiani, come per ogni essere umano, omettere il soccorso a chi giace sulla strada o rischia di annegare è un comportamento di cui si può solo provare vergogna. Per questo chiediamo un potenziamento delle attuali attività di soccorso, rese dai mezzi militari, dalla Guardia Costiera e dalle ONG, nel rispetto delle norme del mare e del diritto umanitario”.

 Mentre scrivo queste righe, si è diffusa la notizia dello sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto. Dalla mattina alla sera, con un preavviso di nemmeno 48 ore, oltre 150 migranti, molti dei quali con un lavoro ed un permesso di protezione, sono stati allontanati dalla struttura per essere trasferiti chissà dove, altri sono stati letteralmente buttati in mezzo alla strada. Il mondo ha sempre più bisogno di una vera ed efficace testimonianza evangelica, non è tempo di dividersi, l’Unità dei Cristiani deve risplendere nel mondo.

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