religione

San Girolamo Emiliani, il patrono degli orfani

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

La prigionia spesso è triste e dolorosa ma, alle volte, nella vita di un santo può essere una strada obbligata per capire la volontà di Dio sulla propria esistenza. Il santo in questione visse nel periodo della riforma protestante e della controriforma. Un periodo storico che coinvolse l'Europa in guerre che aprirono la strada ad un periodo di crisi economica e sociale.



Girolamo Emiliani(1486-1537) nobile veneto fin da giovane sentì una speciale attrazione per la vita militare che seguì, con successi e disinvoltura, fino ad arrivare alla sua cattura, a seguito dell'esercito nemico, ed alla segregazione in una torre. A seguito della sconfitta del proprio esercito nelle battaglia di Cambray nel 1511, ne subì le dolorose sorti dopo aver difeso strenuamente la propria guarnigione ed essersi distinto, per eroismo e coraggio, in battaglia.

In questo luogo buio ed isolato, legato in ceppi e con una palla legata al collo nel castello di Quero (in provincia di Belluno), avvilito e scoraggiato per l'accaduto maturò una decisione che fece cambiar rotta a tutta la sua esistenza: se la Vergine Maria gli avesse concesso la grazia della liberazione, lui avrebbe cambiato vita.




A seguito di tale grazia Girolamo donò le catene della prigionia alla Madonna nelle chiesa di Santa Maria Maggiore in Treviso. Nel periodo successivo però torna alla vita pubblica acquisendo cariche di governo nella rinata Repubblica veneta ma nel 1531 lasciati definitivamente i propri abiti patrizi e vestito di saio si dette ad una vita povera e penitente.

A chi gli chiedeva il perche di ciò rispose di aver servito la Repubblica veneta ma da adesso era ora di poter servire un bene maggiore ovvero il Regno dei cieli. Così avvenne e Girolamo Emiliani si occupò non più di se bensì degli altri, dei bambini orfani ed abbandonati e dei casi più disagiati per il resto della sua vita quali ad esempio le ragazze che volevano mutar vita non scegliendo più la strada.




Per tali scopi fondò una movimento dapprima laicale ovvero la “compagnia dei figli del Divino Amore” che poi fece confluire nei “Chierici regolari di Somasca”. Il nome deriva dalla località dove erano alloggiati i primi confratelli di San Girolamo, un paese dell'Italia settentrionale dove il santo ebbe in dono un castello diroccato che trasformò in un convento stabile.



Sentendo venir meno le forze chiamò a raccolta i suoi orfani e li invitò ad amare Dio ed a servirlo. Queste le sue ultime parole: un atto di amore verso coloro che tale sentimento non avevano ricevuto che da Dio e da un uomo chiamato Girolamo. Canonizzato nel 1767 è anche il patrono dal 1928 della “gioventù abbandonata e degli orfani”. (Gianluca Giorgio - Aci Stampa)

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