religione

SAN FRANCESCO E IL CREATO

Maria Pia Alberzoni
Pubblicato il 15-04-2017

Papa Francesco fin dall’omelia della messa di inizio del ministero petrino (19/3/2013) ha individuato un nesso profondo tra il compito affidato da Dio a san Giuseppe

L’amore di Francesco d’Assisi per tutte le creature è un tratto popolare della sua santità, autorevolmente confermato da Giovanni Paolo II che nel 1979 lo ha proclamato patrono celeste dei cultori di ecologia.

Papa Francesco fin dall’omelia della messa di inizio del ministero petrino (19/3/2013) ha individuato un nesso profondo tra il compito affidato da Dio a san Giuseppe – custodire il Bambino e Maria – e la custodia del creato: «Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato. (...) È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore». Papa Francesco è tornato su questo tema ancora nell’enciclica Lumen fidei, ricordando che «La fede (...) nel rivelarci l’amore di Dio Creatore, ci fa rispettare maggiormente la natura, facendoci riconoscere in essa una grammatica da Lui scritta e una dimora a noi affidata perché sia coltivata e custodita» (n. 55).

Anche per san Francesco il custodire è un tema centrale nell’accostarsi al creato: nei suoi scritti il custodire è inteso sia come il guardarsi dal cedere al Maligno (Adm X, 3) sia come il mantenersi fedeli all’insegnamento ricevuto (UltVol 3) sia, infine, come l’avere cura gli uni degli altri (RegNB V, 1 e RegEr 8). Un segno eloquente di questa tensione alla custodia reciproca è nel modo con cui Francesco designa i superiori all’interno dell’Ordine: i guardiani e i custodi.

L’amore per il Creatore conduce Francesco ad amare le creature e l’intera opera della creazione, un motivo che egli espresse in modo insuperato nel Cantico di frate Sole. L’amore di Francesco per il creato scaturisce dalla sua fede nel Dio amante della vita. Una conferma di ciò viene dal fatto che per cantare le lodi del creato Francesco usa espressioni della Scrittura. È infatti la preghiera dei salmi e l’ascolto dei testi liturgici a fornirgli il modello e la struttura delle lodi al Creatore per il creato.

Ed è proprio la sua immedesimazione con quanto ascoltava e pregava a consentirgli una originale personalizzazione del mistero che contempla: il suo canto al creatore attraverso il creato (Laudatosi’ mi’ Signore per sora Luna e le stelle, per frate Vento, ecc.) è profondamente tradizionale e, per questo, assolutamente originale.

Si coglie un movimento circolare dal Creatore alle creature e da queste al Creatore. Questo dovette essere un tema ben presente non solo a Francesco, ma anche al gruppo dei suoi primi seguaci, in particolare a Chiara, la quale, alle suore serviziali che uscivano dal monastero per svolgere le loro mansioni raccomandava di lodare Dio per gli «arbori belli, fioriti et fronduti (…). Et similmente, quando vedessero li homini et le altre creature, sempre de tucte et in tucte cose laudassero Idio» (Processo di canonizzazione, 14, 37-38).

È l’amore per il Creatore a suscitare lo stupore di fronte al creato e il desiderio di custodirlo.

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