religione

Perché Santa Elisabetta è stata scelta come Patrona dell'Ordine Francescano Secolare?

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 17-11-2018

Il 17 novembre l'Ordine Francescano Secolare festeggia la sua patrona: Santa Elisabetta d'Ungheria. La storia di questa santa, nata il 17 novembre 1207, è fortemente legata ad un autentico stile di vita francescano.

Figlia di Andrea, re d'Ungheria, e della contessa Gertrude, viene data in sposa giovanissima. Si trasferisce in Germania dove ha la sua residenza il marito, Ludovico di Turingia, che muore nella Sesta Crociata.

DA RICCA A POVERA

Elisabetta resta vedova a vent’anni con tre figli, riceve indietro la dote, e c’è chi fa progetti per lei: può risposarsi, a quell’età, oppure entrare in un monastero come altre regine, per viverci da regina, o anche da penitente in preghiera, a scelta. Questo le suggerisce il confessore Corrado, francescano. E' quella la svolta della sua vita. Il confessore le parla della "perfetta letizia", ideale di vita propagato da San Francesco d'Assisi, e lei lo abbaccia con tutta se stessa.

Per i poveri offre il denaro della sua dote, con cui si costruirà un ospedale intitolato. Ma soprattutto ai poveri offre l’intera sua vita. Questo per lei è realizzarsi: facendosi come loro. Visita gli ammalati due volte al giorno, e poi raccoglie aiuti facendosi mendicante. E tutto questo rimanendo nella sua condizione di vedova, di laica.

"ANCHE QUELLI RIPUGNANTI"

Dopo la sua morte, il confessore rivelerà che, ancora vivente il marito, lei si dedicava ai malati, anche a quelli ripugnanti: «Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre, senza mettersi tuttavia in contrasto con suo marito». Collocava la sua dedizione in una cornice di normalità, che includeva anche piccoli gesti «esteriori», ispirati non a semplice benevolenza, ma a rispetto vero per gli «inferiori»: come il farsi dare del tu dalle donne di servizio.

Scrive l'Ordine Francescano Secolare: «Amante viscerale dei poveri, che in essi conobbe e amò Cristo: donna forte e modello per i nostri tempi difficili, che insegna ancora oggi a spezzare il pane della Parola di vita, il pane della concordia, della pace, della misericordia, dell’ospitalità, del perdono; il cui sguardo vedeva sempre nell’altro il volto di Cristo». Un profilo ideale per trasformarla in propria Patrona, poiché incarnava a pieno l'ideale di vita di San Francesco.

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DEVOTA MA NON ISCRITTA

Elisabetta era anche attenta a non eccedere con le penitenze personali, che potessero indebolirla e renderla meno pronta all’aiuto. Vive da povera e da povera si ammala, rinunciando al ritorno in Ungheria, come vorrebbero i suoi genitori, re e regina. Muore in Marburgo a 24 anni.

Venne proclamata santa a Perugia da papa Gregorio IX il 27 maggio 1235 (festa della Pentecoste). Il suo culto si diffuse rapidamente in tutta Europa e la sua tomba divenne meta di pellegrinaggi. Numerose poi furono le congregazioni religiose femminili specialmente Terziarie Francescane, che si ispirarono ad Elisabetta d’Ungheria.

Anche se c'è un aspetto che non tutti conoscono e che attesta qualche studioso: Santa Elisabetta nonostante la sua grande devozione a san Francesco non si iscrisse a nessuna delle famiglie religiose scaturite dal carisma del Santo di Assisi.

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