religione

Papa: l’umiltà è la strada di Gesù, non ce n’è un’altra

Roberta Leone
Pubblicato il 30-11--0001

Basilica di San Pietro, Domenica delle Palme: all’obelisco al centro della piazza Papa Francesco benedice le palme e gli ulivi simbolo della festa e celebra sul sagrato la Santa Messa della Passione del Signore. All’Angelus ricorda le vittime della sciagura aerea nelle Alpi francesi e i giovani della diocesi di Roma, che celebrano oggi la XXX Giornata Mondiale della Gioventù.

“Vi auguro una Santa Settimana in contemplazione del mistero di Gesù Cristo”. Papa Francesco saluta con un invito al raccoglimento la folla che ha riempito la piazza e, di fatto, la breve omelia consegnata ai fedeli all’apertura della Settimana Santa suona come un vademecum per la contemplazione e una traccia di lettura della vita cristiana.



Punto di partenza è l’inno della Lettera ai Filippesi: Cristo «Umiliò sé stesso» (2,8). Dall’umiliazione di Gesù conosciamo anche lo stile del cristiano: l’umiltà, avverte papa Francesco, è “uno stile che non finirà mai di sorprenderci e di metterci in crisi: a un Dio umile non ci si abitua mai!”.

Umiliazione e umiltà sono il binario su cui si muove la sequela di Cristo, l’una genera l’altra e “non esiste umiltà senza umiliazione”. Per il Pontefice la via dell’umiltà è anche la strada di Dio, che il cristiano deve percorrere per essere santo: “In questa Settimana, la Settimana Santa, che ci conduce alla Pasqua, noi andremo su questa strada dell’umiliazione di Gesù. E solo così – scandisce - sarà “santa” anche per noi!”.



Umiliarsi - lo dice la storia della salvezza - è proprio di Dio, che “si umilia per camminare con il suo popolo, per sopportare le sue infedeltà”, ne ascolta mormorazioni e lamentele anche quando lo libera dalle sue schiavitù. E l’umiliazione di Dio arriva all’apice nella Passione del Figlio, disprezzato dal suo popolo, venduto per trenta denari, crocifisso come un delinquente.

Contemplando la Passione “sentiremo il disprezzo dei capi del suo popolo e i loro inganni per farlo cadere. Assisteremo al tradimento di Giuda, uno dei Dodici, che lo venderà per trenta denari. Vedremo il Signore arrestato e portato via come un malfattore; abbandonato dai discepoli; trascinato davanti al sinedrio, condannato a morte, percosso e oltraggiato. Sentiremo che Pietro, la “roccia” dei discepoli, lo rinnegherà per tre volte. Sentiremo le urla della folla, sobillata dai capi, che chiede libero Barabba, e Lui crocifisso. Lo vedremo schernito dai soldati, coperto con una mantello di porpora, coronato di spine. E poi, lungo la via dolorosa e sotto la croce, sentiremo gli insulti della gente e dei capi, che deridono il suo essere Re e Figlio di Dio”.


Se lo scenario dell’umiliazione è sconfortante, questa tuttavia “è la via di Dio, la via dell’umiltà. È la strada di Gesù, non ce n’è un’altra. E non esiste umiltà senza umiliazione”. È lungo questa strada che il Figlio assume la condizione di servo, si svuota di sé per servire. “Questa – conclude papa Bergoglio - è l’umiliazione più grande”.

C’è poi una via contraria a quella percorsa e indicata da Cristo, ed è la mondanità, “l’altra via” che offre la vanità, l’orgoglio e il successo. “Il maligno l’ha proposta anche a Gesù, durante i quaranta giorni nel deserto. Ma Gesù l’ha respinta senza esitazione. E con Lui anche noi possiamo vincere questa tentazione, non solo nelle grandi occasioni, ma nelle comuni circostanze della vita”.



Qui il pensiero del Papa va agli esempi di rinuncia a sé stessi nascosti nelle pieghe del quotidiano, a chi serve parenti e ammalati soli e disabili. Ricorda l’umiliazione dei cristiani discriminati per la  fedeltà al Vangelo, “i martiri di oggi”: “non rinnegano Gesù e sopportano con dignità insulti e oltraggi. Lo seguono sulla sua via. Possiamo parlare di “un nugolo di testimoni” (cfr Eb 12,1)”. E invita: “Mettiamoci anche noi decisamente su questa strada, con tanto amore per Lui, il nostro Signore e Salvatore. Sarà l’amore a guidarci e a darci forza. E dove è Lui, saremo anche noi (cfr Gv 12,26)”.

Anche la Vergine Maria, ricorda Papa Francesco all’Angelus, “era presente quando Gesù entro in Gerusalemme acclamato dalla folla, ma  il suo cuore, come quello del Figlio, era pronto al sacrificio. Impariamo da lei, Vergine fedele, a seguire il Signore anche quando la Sua via porta alla croce”. All’intercessione della Vergine papa Francesco ha affidato le vittime della sciagura aerea di martedì scorso, “tra le quali vi era anche un gruppo di studenti tedeschi”.

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