religione

PAPA: GUARDARE IL PRESEPE E SCOPRIRE LA SPERANZA

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Col Natale Dio adempie la promessa facendosi uomo; non abbandona il suo popolo

«È importante guardare il presepe, fermarsi un po’ e guardare quanta speranza c’è in quella gente». È la raccomandazione del Papa nel corso dell’udienza generale precedente il Natale. «Chi confida nelle proprie sicurezze, soprattutto materiali, non attende la salvezza da Dio», ha detto Francesco, solo la «speranza» in Dio «ci fa camminare nella vita con gioia, con voglia di fare il bene». A fine udienza il Pontefice ha rivolto un appello a coloro che hanno «responsabilità politiche» in Repubblica democratica del Congo affinché «ascoltino la voce della propria coscienza, sappiano vedere le crudeli sofferenze dei loro connazionali e abbiano a cuore il bene comune».

«Oggi, a pochi giorni dal Natale, vorrei riflettere in modo più specifico sul momento in cui, per così dire, la speranza è entrata nel mondo, con l’incarnazione del Figlio di Dio», ha detto il Papa proseguendo un ciclo di catechesi sul tema della speranza. Col Natale «Dio adempie la promessa facendosi uomo; non abbandona il suo popolo, si avvicina fino a spogliarsi della sua divinità. In tal modo Dio dimostra la sua fedeltà e inaugura un Regno nuovo, che dona una nuova speranza all’umanità: la vita eterna». Quando si parla di speranza, ha continuato il Papa, «spesso ci si riferisce a ciò che non è in potere dell’uomo e che non è visibile», ma il Natale «ci parla di una speranza diversa, una speranza affidabile, visibile e comprensibile, perché fondata in Dio». Il quale, entrando nel mondo, «ci dona la forza di camminare con Lui – Dio cammina con noi in Gesù – verso la pienezza della vita; di stare in maniera nuova nel presente, benché faticoso. Sperare allora per il cristiano significa la certezza di essere in cammino con Cristo verso il Padre che ci attende: la speranza mai è ferma, la speranza sempre in cammino e ci fa camminare». Francesco ha poi invitato i fedeli a farsi una domanda: «Io cammino nella speranza o la mia vita interiore è ferma, è un cassetto chiuso o aperto alla speranza che mi fa camminare?».

Nelle case dei cristiani, durante il tempo di Avvento, «viene preparato il presepe, secondo la tradizione che risale a san Francesco d’Assisi», ha sottolineato il Papa. «Nella sua semplicità, il presepe trasmette speranza; ognuno dei personaggi è immerso in questa atmosfera di speranza». A Betlemme, che «non è una capitale, e per questo è preferita dalla provvidenza divina, che ama agire attraverso i piccoli e gli umili», nasce Gesù, «nel quale la speranza di Dio e la speranza dell’uomo si incontrano». Nel nome di Gesù «c’è la speranza per ogni uomo, perché mediante quel figlio di donna, Dio salverà l’umanità dalla morte e dal peccato. Per questo è importante guardare il presepe – ha insistito il Papa – fermarsi un po’ e guardare quanta speranza c’è in quella gente, in quel presepe ci sono i pastori, che rappresentano gli umili e i poveri che aspettavano il Messia, il “conforto di Israele” e la “redenzione di Gerusalemme”. In quel Bambino vedono la realizzazione delle promesse e sperano che la salvezza di Dio giunga finalmente per ognuno di loro». 

«Chi confida nelle proprie sicurezze, soprattutto materiali, non attende la salvezza da Dio», ha proseguito il Papa. «Mettiamoci questo in testa: le proprie sicurezze non ci salveranno, soltanto la sicurezza che ci salva è quella della speranza in Dio, quella è forte e ci fa camminare nella vita con gioia, con voglia di fare il bene, con voglia di diventare felice per tutta l’eternità. I piccoli, i pastori sempre confidano in Dio, sperano in lui e gioiscono quando riconoscono in quel Bambino il segno indicato dagli angeli. E proprio il coro degli angeli annuncia dall’alto il grande disegno che quel Bambino realizza: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. La speranza cristiana si esprime nella lode e nel ringraziamento a Dio, che ha inaugurato il suo Regno di amore, di giustizia e di pace». Abbiamo fiducia, ha concluso il Papa, «in questo germoglio di speranza: Gesù, tu puoi salvarmi. Buon Natale e speranza a tutti!».

A conclusione della catechesi il Papa ha rivolto «nuovamente un accorato appello a tutti i congolesi», alla luce di un «recente incontro» avuto con il presidente e il vice-presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo, «perché, in questo delicato momento della loro storia, siano artefici di riconciliazione e di pace. Coloro che hanno responsabilità politiche – ha sottolineato Francesco – ascoltino la voce della propria coscienza, sappiano vedere le crudeli sofferenze dei loro connazionali e abbiano a cuore il bene comune. Nell’assicurare il mio sostegno e il mio affetto all’amato popolo di quel Paese, invito tutti – ha detto il Papa – a lasciarsi guidare dalla luce del Redentore del mondo e prego affinché il Natale del Signore apra cammini di speranza». (Vatican Insider – Jacopo Scaramuzzi)

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