religione

Paolo VI, poeta dell’Immacolata

Antonio Tarallo wikipedia
Pubblicato il 09-12-2018

Giovanni Battista Montini e l’Immacolata. Storia familiare, potremmo definirla. E l’aggettivo comprende bene due “sfere”: quella privata, di Giovanni Battista, e quella “familiare” dei Montini stessi. Il “vento mariano” è stato sempre presente nella sua casa natale, lì nel piccolo comune di Concesio, vicino Brescia. Se dovessimo pescare nella memoria personale del futuro Papa Paolo VI, troveremmo, in alcune note datate, 8 dicembre 1938 (chi le scrive è il quarantenne Sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana) questa frase: “Disegno celeste: Cristo è venuto per rifare l’uomo nuovo – Maria è questa nuova creatura. Disegno terrestre: L’ha voluta Immacolata”.

In fondo sarà Papa Paolo VI a dedicare proprio a Maria diversi documenti ufficiali. A partire dalle due encicliche – “Mense maio” del 1965, e “Christi Matri” del 1966 – che promuovevano la preghiera alla Vergine nei due mesi dell’anno a lei dedicati, quello di maggio e ottobre.  Abbiamo poi l’esortazione apostolica “Signum magnum” che porta la data simbolica del 13 maggio 1967, che si ricollega alla proclamazione di «Maria Madre della Chiesa». In questa, oltre all’approfondimento di tale concetto, è possibile trovare l’indicazione di Maria come modello delle virtù cristiane, alla luce del Vangelo. Con la “Recurrens mensis october”, esortazione del 7 ottobre 1969, il pontefice incoraggiava, inoltre, la preghiera a Maria, espressa soprattutto nella forma del Rosario. L’ultima e più celebre esortazione mariana, la “Marialis cultus” (2 febbraio 1974), ritenuta il documento mariano più importante di Paolo VI. Un ponte tra il passato della tradizione della venrazione mariana e le esigenze dell’Uomo moderno, contemporaneo.

Ma veniamo, ora, alle sue parole. Quelle dedicate proprio alla festa dell’Immacolata. La cernita, come sempre, non è cosa facile. Non possiamo negarlo. Abbiamo scelto, allora, due importanti ricorrenze, per la loro importanza storica.

La prima, riguarda l’otto dicembre del 1963. Sono le parole di un papa eletto da poco. sei mesi prima, infatti, Giovanni Battista Montini era divenuto Paolo VI.

Domenica, 8 dicembre 1963. Basilica di Santi Apostoli, in Roma.

“Da Adamo in poi l’umanità non ha più avuto questa fortuna, salvo che in Nostro Signore Gesù Cristo e nella Madre sua Santissima. È questa nostra Sorella, questa eletta Figlia della stirpe di David, a rivelare il disegno originario di Dio sul genere umano, quando ci creò a sua immagine e somiglianza. Il ritratto, dunque, di Dio. Poterlo ammirare in Maria, finalmente ricostituito, finalmente riprodotto nella genuina e nativa bellezza e perfezione: ecco una realtà che ci incanta e rapisce, placando, si direbbe, l’accesa e inappagata nostalgia di bellezza che gli uomini portano nel cuore. Essi infatti ritengono, con moltiplicati sforzi - la vita moderna è tesa verso questo scopo - di poter raggiungere l’ideale allorché della bellezza dànno qualche forma, qualche espressione, senza però mai riuscire a portarla alle sue profonde, vere caratteristiche, che sono quelle non della forma, ma dell’essere”.

E, nello stesso giorno, questa volta rivolgendosi ai fedeli radunati nella Basilica di Santa Maria Maggiore:

“È felicemente abituale, continuo, il nostro omaggio alla Madonna: in quest’ora esso si illumina appieno e la sua luce pervade le nostre anime, presentandoci Maria con la sua prerogativa più bella, ideale, sublime: Immacolata sin dal primo istante, nella perfetta rispondenza della sua vita umana al pensiero divino che l’ha così voluta e creata. (…) Dobbiamo consentire alle nostre anime di inebriarsi in questa visione, sì che il nostro affetto acquisti una tenerezza ed un entusiasmo, tali da rinvigorire sempre ,più la nostra preghiera, la nostra devozione Mariana. Se poi - come è ovvio - aspiriamo a cogliere qualche particolare di questa mirabile visione della Madonna, penseremo che il Signore l’ha resa così eletta in virtù del Cristo Signor nostro. (…) La nostra devozione a Maria deve condurci a Cristo; e se davvero amiamo la Madonna, dobbiamo trovare, nel culto che a Lei tributiamo, un più intenso desiderio del Signore, un più alacre zelo nella fede e nella rispondenza a Lui. La Madonna ci conduce a Cristo. Ad Jesum per Mariam”.

La seconda occasione si presenta, addirittura, a fine del Concilio Vaticano II. E’ sempre la Solennità dell'Immacolata, come al suo “incipit”. Piazza San Pietro Mercoledì, 8 dicembre 1965:

“Il Nostro saluto perciò si fa ideale. Si fa sogno? si fa poesia? si fa iperbole convenzionale e vacua, come spesso avviene nelle nostre abituali effusioni augurali? No. Si fa ideale, ma non irreale. Un istante ancora della vostra attenzione. Quando noi uomini spingiamo i nostri pensieri, i nostri desideri verso una concezione ideale della vita, ci troviamo subito o nell’utopia, o nella caricatura retorica, o nell’illusione, o nella delusione. L’uomo conserva l’aspirazione inestinguibile verso la perfezione ideale e totale, ma non arriva da sé a raggiungerla, né forse col concetto, né tanto meno con l’esperienza e con la realtà. Lo sappiamo; è il dramma dell’uomo, del re decaduto. Ma. osservate che cosa si verifica questa mattina: mentre chiudiamo il Concilio ecumenico noi festeggiamo Maria Santissima, la Madre di Cristo, e perciò, come altra volta dicemmo, la Madre di Dio e la Madre nostra spirituale. Maria santissima, diciamo immacolata! cioè innocente, cioè stupenda, cioè perfetta; cioè la Donna, la vera Donna ideale e reale insieme; la creatura nella quale l’immagine di Dio si rispecchia con limpidezza assoluta, senza alcun turbamento, come avviene invece in ogni creatura umana. Non è forse fissando il nostro sguardo in questa Donna umile, nostra Sorella e insieme celeste nostra Madre e Regina, specchio nitido e sacro dell’infinita Bellezza, che può terminare la nostra spirituale ascensione conciliare e questo saluto finale? e che può cominciare il nostro lavoro Post-conciliare? Questa bellezza di Maria Immacolata non diventa per noi un modello ispiratore? una speranza confortatrice?”.


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