religione

Padre Pierbattista Pizzaballa dopo la nomina: lavorare insieme per la pace

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Non mi aspettavo questa nomina ed è stata una sorpresa la richiesta di tornare a Gerusalemme

Grande gioia ed emozione per padre Pierbattista Pizzaballa, già Custode di Terra Santa, nominato ieri dal Papa amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini. Al microfono di Marina Tomarro, Padre Pizzaballa racconta come ha accolto questo nuovo incarico:

R. – No, non mi aspettavo questa nomina ed è stata una sorpresa la richiesta di tornare a Gerusalemme. Ormai mi ero messo in animo di passare almeno un po’ di tempo lontano da Gerusalemme. La sorpresa, quindi, e anche la preoccupazione per quello che mi attende, è stata grande. Dall’altro lato, il ritorno a Gerusalemme in queste circostanze è anche un chiedermi cosa il Signore vuole da me, cosa la Chiesa attende dalla Chiesa madre di Gerusalemme.

D. – Quali sono le sfide più urgenti che il Medio Oriente deve affrontare in questo momento?

R. – Il Medio Oriente, purtroppo, è conosciuto come luogo di divisioni e di conflitti interni ed esterni: tra le chiese, e all’interno delle stesse chiese; e poi tra i popoli, a livello politico, con questioni di ogni genere. Dobbiamo avere coscienza di questo ed anche, però, coscienza che bisogna partire da Gesù, partire dalla nostra fede, e da questo punto di partenza saper dire una parola di speranza, di coraggio e di solidarietà a tutti.

D. – Cosa significa la nomina di un ex Custode di Terra Santa a guida invece della Chiesa latina?

R. – Non è la prima volta. La storia ha già conosciuto padre Gori, che era Custode negli anni ’40 e ’50, e che divenne subito Patriarca latino. Non è, quindi, una novità assoluta. E’ un segno di unità della Chiesa, perché il Custode di Terra Santa, la Custodia di Terra Santa è una porzione molto importante all’interno della Chiesa di Gerusalemme, che quindi segna anche, forse, una certa continuità rispetto al cammino di questi anni.

D. – Fondamentale è anche la questione della pace. Cosa si può fare maggiormente?

R. – Il profeta Isaia dice “opus iustitiae pax”, la pace è frutto della giustizia. Dobbiamo, quindi, insieme a tutti, non da soli - non presumendo che dobbiamo risolvere i problemi da soli – ma insieme a tutti – ebrei, musulmani, cristiani delle diverse Chiese – dobbiamo con tutti gli uomini di buona volontà lavorare insieme per costruire oasi di pace. Noi non cambieremo le sorti della politica mediorientale, ma vogliamo essere, dentro queste situazioni così tormentate e ferite, un luogo di serenità e di pace.

D. – Quanto sarà importante anche il dialogo e l’incontro con i fratelli ebrei e musulmani?

R. – E’ essenziale, perché le comunità religiose hanno un ruolo molto importante in Medio Oriente, molto più che nel mondo occidentale. Presumere di risolvere i conflitti politici solo a livello politico è sbagliato. Abbiamo visto le esperienze di questi anni. E’ importante allora, soprattutto in questo periodo in cui le religioni vengono strumentalizzate dai fanatismi, che il dialogo interreligioso tra le diverse comunità diventi una luce, un riferimento per tutti coloro che vogliono lavorare per il futuro di questa terra.

D. – Quali sono i primi impegni obiettivi che si è prefissato con questo nuovo ruolo?

R. – Innanzitutto, conoscere la realtà del Patriarcato, perché la conosco dall’esterno. Ho collaborato tantissimo, ma ora dovrò entrarci da una prospettiva diversa: dovrò incontrare i sacerdoti, visitare il Seminario, che è il futuro della diocesi, e le diverse realtà con il quale il Patriarcato collabora, pensando non solo alla Terra Santa, ma anche alla Giordania, ai profughi, a tutte le diverse realtà ricche e importanti del Patriarcato latino.

D. – Ha avuto occasione di sentire Papa Francesco?

R. – Sì, in questi giorni ho avuto questa possibilità.

D. – Cosa le ha detto per questo nuovo ruolo che andrà a coprire?

R. – Ha incoraggiato questo servizio, ringraziandomi per l’obbedienza e la disponibilità e assicurandomi la sua preghiera e il suo sostegno. (Radio Vaticana)

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