religione

L'Argentina pronta a beatificare il frate francescano che sfidò la dittatura

Gelsomino Del Guercio chiesa cefalù
Pubblicato il 13-04-2019

Questo frate è stato più che un eroe

Conto alla rovescia per la cerimonia di beatificazione di fra Carlos de Dios Murias. Il francescano è uno dei quattro martiri di La Rioja (Argentina), proclamati tali da papa Francesco, insieme al vescovo Angelelli, al sacerdote Gabriel Longueville e al dirigente rurale laico Wenceslao Pedernera, tutti assassinati durante la dittatura militare, nel 1976.

La cerimonia di beatificazione riunirà migliaia di fedeli a La Rioja, il 27 aprile, in una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.

A darne notizia è il “Messaggero di Sant’Antonio – edizione per l’estero”.

LA SFIDA AI MILITARI

«Potranno far tacere la voce di questo sacerdote o quella del nostro vescovo, ma non potranno mai far tacere la voce del Vangelo, la voce di Cristo, che chiede giustizia e amore». Con la forza vitale della sua giovinezza e il suo senso profetico, questa frase fu pronunciata da fra Carlos davanti alle autorità militari che lo avevano portato alla Base aerea di Chamical, nella provincia argentina di La Rioja, con l’intento di intimorirlo e di far pressione su di lui.

Volevano costringerlo a smettere di denunciare, nelle sue omelie, la situazione del sacerdote Eduardo Ruiz, che era detenuto da varie settimane. Era l’alba del 28 marzo 1976.

IL SEQUESTRO E L'OMICIDIO

Due mesi prima del suo martirio, nelle sue omelie richiamava con insistenza a «rompere con il peccato, la menzogna, i morti, le ingiustizie, le infedeltà, gli inganni, le indolenze, la segregazione delle persone, la violazione dei diritti umani, gli abusi di potere, le ambizioni esagerate e la privazione ingiusta della libertà».

I padri Carlos e Gabriel furono sequestrati la sera di domenica 18 luglio 1976, mentre erano a cena con le suore della parrocchia.

Sul limitare della strada, vicino al passaggio della ferrovia, furono legati e crivellati di colpi. I loro corpi furono ritrovati due giorni dopo, da una squadra di operai. In quel luogo, conosciuto come la zona del Bajo de Luca, si trova oggi una cappella in onore dei due sacerdoti.

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