religione

Illuminare le periferie del mondo? Seguite il viaggio del Papa in Africa.

Beppe Giulietti
Pubblicato il 30-11--0001

Se qualcuno vuole davvero capire cosa significhi " Illuminare le periferie del mondo" dovrebbe seguire il viaggio del Papa in Africa.

La sua sola presenza nelle zone della povertà e della disperazione, ha costretto il sistema mediatico internazionale a dover raccontare quelle realtá, a dover riprendere quei piedi scalzi, immersi nel fango, in attesa della celebrazione e del canto comunitario.

Allo stesso modo, in queste ore, attraverso le parole e i gesti di Francesco, torneranno a risuonare nomi quasi sconosciuti da Centrafarica a Uganda, nazioni a rischio di guerre civili ed emergenze umanitarie, luoghi dove il terrorismo, sfruttando il bisogno, potrebbe trovare un fertile terreno da coltivare.

Questo viaggio non é solo, come qualcuno ha pure scritto, una ricerca di nuovi territori da evangelizzare, ma una scelta " Politica" alla ricerca delle ragioni del dialogo e della pace che, non può esistere senza giustizia sociale.

Il Papa che sceglie oggi, in questo contesto, di andare comunque in Africa, di sfidare il terrorismo ed i suoi molteplici nemici, e di urlare da quelle terre il suo No alle guerre, al terrore, al commercio delle armi, allo sfruttamento delle persone e alle " Porte blindate", ha deciso di lanciare una sfida a quanti, invece, hanno scelto di percorrere la strada dei muri, delll'odio, del fanatismo, dell'assassinio in nome di un dio o della ragion di stato.

Questa scelta, al di lá di tutte le parole pronunciate, ha il sapore di una positiva sfida ai luoghi comuni  alla rassegnazione, alla ignavia di chi non riesce mai ad andare oltre la spirale dell'odio, della guerra, del terrore.

Questa decisione non piace a chi, invece, fonda le sue fortune sul commercio delle armi, sullo sfruttamento delle risorse naturali e sulla possibilità di usare come merce i più poveri, quelli che Francesco definisce " Gli scarti dell'umanità"

Non a caso questo viaggio africano ci ricorda quelli compiuti, all'inizio del suo pontificato, a Lampedusa e ad Assisi, alla ricerca degli ultimi tra gli ultimi, di quelli che scappavano e scappano dalla fame e dal terrore.

Il prossimo 6 dicembre ad Assisi, in continuità con quella scelta, i francescani del Sacro Convento hanno deciso di dedicare il tradizionale albero ai profughi, alle vittime delle guerre , a chi scappa alla ricerca non di un futuro migliore, ma di un futuro.

Scappano da quelle " Periferie del mondo" che Francesco continua a percorrere, usando se stesso per illuminare chi non avrebbe, altrimenti, nè voce, nè volto.

L'albero di Assisi sarà " Decorato" con le barche che arriveranno da Lampedusa, i cosiddetti " Barconi della morte" e di questo bisogna ringraziare anche la capitaneria di porto, il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, e Valerio Cataldi, l'appassionato inviato del Tg2 che proprio a Lampedusa ha dedicato alcune delle sue opere più rigorose e toccanti.

Una scelta simbolica compiuta alla vigilia della apertura del Giubileo della misericordia, una sorta di ponte tra i luoghi della sofferenza, Assisi e Roma, che sarà la capitale di questo appuntamento.

Noi di articolo 21 abbiamo scelto di esserci perché, in quella stagione giornata, dalle 15,30 alle 17, nella sala stampa francescana, presenteremo un progetto nato proprio ad Assisi: "Illuminare le periferie del mondo" che metterà insieme decine di associazioni con l'obiettivo di promuovere campagne comuni su temi, persone, luoghi cancellati o oscurati dalla a comunicazione.

Ad Assisi parleremo e presenteremo la campagna promossa dalla associazione Carta di Roma " No hate speech", con l'obiettivo di contrastare il linguaggio dell'odio, del razzismo, della esclusione sociale, che contribuisce non poco ad inquinare i pozzi della civile convivenza. (Beppe Giulietti - Portavove Articolo 21)

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