religione

Il Santo dei Poveri, il Santo della Pace: San Francesco patrono d'Italia

Mario Scelzo
Pubblicato il 02-10-2018

Pace, fraternità e dialogo tra le religioni, tre valori universali che i due Santi ci hanno lasciato in eredità

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sarà ad Assisi il prossimo 4 Ottobre per prendere parte alle celebrazioni in onore di San Francesco. In realtà la morte colse il Santo nella serata del 3 Ottobre 1226, ma nell’immaginario collettivo è impressa la data del 4 ottobre secondo il computo temporale medievale, che faceva incominciare il nuovo giorno al tramonto del giorno precedente.

Il Santo dei Poveri, il Santo della Pace, il Poverello d’Assisi, il Gioioso Mendicante, sono solo alcuni dei “titoli” con i quali viene comunemente chiamato Francesco d’Assisi, oggi vorrei concentrare la vostra attenzione sull’appellativo di Patrono d’Italia.

Andiamo con ordine. San Francesco è stato proclamato, assieme a santa Caterina da Siena, patrono principale d'Italia il 18 giugno 1939 da papa Pio XII. Facciamo un tuffo nel passato ed andiamo a rileggere un estratto del Breve Pontificio con cui il Santo Padre proclama San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena Patroni Primari d’Italia:

“…. Sicché nelle difficoltà dei tempi, che da ogni parte premono anche le genti d’Italia, nessun’altra cosa è più conforme al Nostro ufficio pastorale, nonché all’effetto che nutriamo verso i Nostri connazionali, quanto l’assegnare loro presso il Signore, particolari patroni celesti, i quali ne siano come i custodi e i difensori ….. Senza alcun dubbio ciò si deve affermare di San Francesco d’Assisi e di Santa Caterina da Siena che, italiani ambedue, in tempi straordinariamente difficili, illustrarono, mentre vivevano, con nitido fulgore di opere e di virtù e beneficarono abbondantemente questa loro e nostra Patria, in ogni tempo madre di santi. Difatti San Francesco poverello e umile vera immagine di Gesù Cristo, diede insuperabili esempi di vita evangelica ai cittadini di quella sua tanto turbolenta età, e ad essi anzi, con la costituzione del suo triplice ordine aprì nuove vie e diede maggiori agevolezze, per la correzione dei pubblici e privati costumi e per un più retto senso dei principi della vita cattolica. Né altrimenti si adoperò Santa Caterina, la fortissima e piissima vergine, che valse efficacemente a ridurre e a stabilire la concordia degli animi delle città e contrade della sua Patria e che mossa da continuo amore, con suggerimenti e preghiere, fece tornare alla sede di Pietro in Roma i romani pontefici, che quasi in esilio vivevano in Francia, tanto da essere considerata a buon diritto il decoro e la difesa della Patria e della Religione.

La vita di San Francesco, le sue opere ed suo ruolo nella società italiana credo siano noti a tutti, per questo ritengo più utile far conoscere meglio ai lettori la vita e le opere di una donna eccezionale quale Caterina da Siena, la cui solennità ricorre il 29 di Aprile.

Caterina nasce a Siena nel popolare rione di Fontebranda (contrada dell'Oca) il 25 marzo 1347. E' la ventitreesima figlia del tintore Jacopo Benincasa e di monna Lapa Piacenti. Fin da piccola frequenta i frati Predicatori della basilica di San Domenico, poco distante dalla sua casa, ed ha una vita interiore già molto intensa. Non sceglie però di diventare suora, sente che la sua missione è nel mondo, ed entra nelle Mantellate o Terziarie domenicane. Le terziarie erano donne che si dedicavano ad opere di carità e si raccoglievano in preghiera ogni giorno nella Cappella delle Volte, nella basilica di San Domenico.

Caterina fu donna libera nello spirito che amò la verginità consacrata al celeste sposo, Cristo Gesù e fu dotata dal Signore di eccezionali grazie mistiche, tra le quali il mistico sposalizio e le sacre stigmate.

Papa Giovanni Paolo II, in un suo discorso, ha definito la vergine di Fontebranda "messaggera di pace". Essa cercò di riportare la pace in seno alle famiglie ed alle città: fu intermediaria di pace a Pisa ed a Lucca, fra il Papato e la città di Firenze, e a Volterra riuscì a sedare gli odi fra due famiglie, una guelfa e una ghibellina. Inviata ad Avignone come ambasciatrice dei fiorentini per una non riuscita missione di pace presso papa Gregorio XI, dà al Pontefice la spinta per il ritorno a Roma, nel 1377.

Sempre Giovanni Paolo II ha detto di Santa Caterina che fu una “mistica della politica”. Nelle lettere ai politici suoi contemporanei essa ricorda che il potere di governare la città è un "potere prestato" da Dio. La politica, per la Santa Senese, è la buona amministrazione della cosa pubblica finalizzata ad ottenere il bene comune e non l'interesse personale (parole che consiglierei di rileggere a tutti i nostri leader politici, di ogni colore e provenienza). Per far questo il buon amministratore deve ispirarsi direttamente a Gesù Cristo che rappresenta l'esempio più alto di giustizia. La giustizia infatti, nella dottrina politica di Santa Caterina, assume un ruolo fondamentale; senza giustizia non c'è pace e se manca la pace viene meno il presupposto che sta alla base della crescita sociale e morale di uno stato.

Non avendo studiato, dettava le sue lettere, che sono numerose, e i suoi trattati, in particolare la sua opera principale il "Dialogo della Divina Provvidenza", terminato nel 1378, due anni prima della morte. Essa, infatti, non aveva frequentato nessuna scuola e la sua cultura si formò piuttosto ecletticamente. Toccò tutti i punti della teologia: la Trinità, Gesù Cristo, la Chiesa, i sacramenti, il sacerdozio, i religiosi, la famiglia, la vita spirituale.

Caterina muore a soli 33 anni, consumata dal suo amore per la Chiesa: un ‘curriculum vitae’ tanto breve quanto intenso. Sarà canonizzata nel 1461 dal papa senese Pio II.

E’ interessante sottolineare l’esistenza di una legge italiana di cui davvero in pochi sono a conoscenza, ovvero la n.24 del 10 Febbraio 2005. Scrive il legislatore: “Riconoscimento del 4 ottobre quale solennità civile e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse in onore dei patroni speciali d’Italia San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena” (primo comma). Cioè nel giorno della festa religiosa di San Francesco lo Stato italiano ha la sua solennità civile di tutti e due i santi patroni. Al secondo comma precisa: “In occasione di questa solennità civile sono organizzate cerimonie, iniziative, incontri, in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, dedicati ai valori universali indicati al primo comma di cui i santi patroni speciali d’Italia sono espressione”.

Pace, fraternità e dialogo tra le religioni, tre valori universali che i due Santi ci hanno lasciato in eredità ma che troppo abbiamo trascurato.

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