religione

Chiara, sorella e madre

Monica Cardarelli
Pubblicato il 10-08-2018

La lode al Signore è stata vissuta da Chiara in ogni istante

Con l’approssimarsi della festa di santa Chiara d’Assisi, vogliamo ripercorrere ancora una volta il suo esempio di donna e discepola alla sequela di Cristo povero

“Indi, il giorno successivo alla festa del beato Lorenzo, quella santissima anima esce dalla vita mortale, per essere premiata con l’alloro eterno; e, disfatto il tempio della carne, il suo spirito passa beatamente al cielo” (FF 3254)”. Così il biografo Tommaso da Celano narra la morte di Chiara, la giovane assisate che attratta dalla scelta di Francesco di vivere il Vangelo ‘sine glossa’, senza interpretazioni, trascorse oltre 42 anni a san Damiano con le altre donne che si unirono a lei. Sorelle, come le chiamava Chiara, perché di questo si trattava, fratelli e sorelle. Una comunità di Sorores, una sororità potremmo dire oggi, nata spontaneamente  attorno alla figura della giovane Chiara che, ricordiamolo, è stata la prima donna nella storia della Chiesa a scrivere una Regola per le donne, approvata dal Papa in punto di morte, l’11 agosto 1253.

“Ho trovato però in quelle regioni, una cosa che mi è stata di grande consolazione: delle persone d’ambo i sessi, ricchi e laici, che, spogliandosi di ogni proprietà per Cristo, abbandonavano il mondo. Si chiamavano frati minori e sorelle minori e sono tenuti in grande considerazione dal Papa e dai cardinali. (…) Le donne invece dimorano insieme in alcuni ospizi non lontani dalle città, e non accettano alcuna donazione, ma vivono col lavoro delle proprie mani.” (FF 2205 e 2207) Così scriveva Giacomo da Vitry di ritorno da un viaggio in Umbria, nell’ottobre del 1216.Di Chiara ci restano alcuni scritti: la Regola o Forma di Vita, il Testamento, la Benedizione, quattro lettere ad Agnese di Praga e una lettera ad Ermentrude di Bruges. Un patrimonio assai ricco considerando che si tratta di una donna del Medioevo. Dalle parole stesse di Chiara, dunque, oltre che dalla biografia - la Legenda di Tommaso da Celano – e altri scritti come la citata lettera di Giacomo da Vitry, è possibile tracciare un’immagine di Chiara e della sua vita.

“La Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle povere istituita dal beato Francesco è questa: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità” (FF 2750). La povertà è stato un punto fermo nella vita di Chiara e in tutte le sue scelte. Anche lei come Francesco voleva vivere povera come Cristo povero e “la sua Madre poverella” ma allo stesso tempo, come Francesco, combatteva la povertà a chi la subiva senza averla scelta. La vita a san Damiano era scandita dal rintocco delle campane che accompagnavano la preghiera e il lavoro; le Sorelle lavoravano manufatti in tessuto e ogni altro lavoro “decoroso e di comune utilità” (FF 2792). La cosa singolare però è che i tessuti venivano venduti alle chiese della piana di Assisi e il ricavato veniva dato ai poveri mentre le Sorelle vivevano di Provvidenza, “mandando i frati per l’elemosina.”

Sembrerebbe un criterio antieconomico mentre invece risponde appieno all’idea che Francesco e Chiara avevano di ricchezza e di povertà: tutto ci è donato, niente ci appartiene. Quindi restituire il ricavato del proprio lavoro ai poveri, altro non è che contribuire a ristabilire un criterio di giustizia troppe volte dimenticato.

Questo presuppone la capacità di “staccarsi” dalle cose e dalle persone, non considerando quindi nulla come proprio, neppure il luogo in cui la comunità stava crescendo. Povertà dunque non intesa come pauperismo bensì come consapevolezza di figliolanza, di creaturalità, che ti permette di sentirti realmente ciò che sei, figlio di Dio, creatura tra le creature che dipende solo dalla relazione con Lui e nient’altro.

“Anche disse che, quando essa santissima madre mandava le Sore servitrici de fora del monasterio, le ammoniva che, quando vedessero li arbori belli, fioriti e fronduti, laudassero Iddio; e similmente quando vedessero li omini e le altre creature, sempre de tutte e in tutte (le) cose laudassero Iddio”. Questa la testimonianza di Sora Angeluccia De Messere Angeleio Da Spoleto, monaca del “Monasterio de Santo Damiano” che si trova negli atti al processo di canonizzazione di Chiara d’Assisi. Anche la vita di Chiara è stata una lode continua, un Magnificat. Ripensando a Maria che esce in fretta per raggiungere la cugina Elisabetta, colpisce il fatto che negli scritti di Chiara siano presenti più e più volte termini come “camminare”, “correre”, “avanzare”…c’è sempre nella vita e nel cuore di Chiara un movimento non necessariamente fisico, ma un moto dell’anima. In fondo anche la preghiera, la contemplazione, l’amore implicano un movimento. Questa tensione del cammino di Maria per andare verso Elisabetta, Chiara l’ha vissuta tutti i giorni della sua vita.

La lode al Signore è stata vissuta da Chiara in ogni istante e si è manifestata attraverso la sua corporeità nell’incontro con le Sorelle, con i frati, con tutta la gente di Assisi che andava a san Damiano. Chiara ha come modello Maria e come lei vive la sua femminilità, il suo essere donna, figlia, sorella e sposa di Cristo nel quotidiano, nella ferialità. Le Fonti ci riportano Chiara attenta alle Sorelle, che rimboccava loro le coperte durante la notte perché non prendessero freddo, che lavava i corpi delle ammalate, che le abbracciava quando avevano bisogno di affetto e di tenerezza… attenzione, accoglienza, dolcezza ma anche fermezza di una donna che ha inventato un nuovo modo di essere feconda nell’amore.

“Và sicura, anima mia, perché hai buona scorta nel viaggio. Và, perché Colui che t’ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore. E tu, Signore, sii benedetto che mi hai creata.” (FF 3252) Queste parole pronunciate da Chiara in punto di morte completano l’immagine che ci possiamo fare di lei, quella di una donna riflessa nello specchio, cioè il crocifisso di san Damiano, e trasformata interamente in Lui, come auspicava che avvenisse ad Agnese di Praga nella III.Lettera a lei indirizzata: “Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria, colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza, e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nella immagine della divinità di Lui.” (FF 2888)

Ancora di più ci colpiscono la sua lungimiranza e la sua attenzione, il suo amore verso le “Sorelle future”, le sue eredi, che ancora oggi testimoniano il suo carisma e il fatto che seguire povere Cristo povero, è possibile.

“Vi benedico in vita mia e dopo la mia morte” (FF 2856). Ci piace concludere con la Benedizione di Santa Chiara (FF 2854-2858), sottolineando come in queste parole Chiara riprenda una solenne benedizione biblica, ma allo stesso tempo vi introduca delle parole nuove. Infatti, rivolgendosi a tutte le Sorelle presenti e future chiede l’intercessione non solo di tutti i santi ma anche di tutte ‘le sante di Dio’. Chiara introduce così l’immagine di una comunione di ‘sante’, sottolineando anche in questo modo il particolare legame spirituale che unisce le damianite tra loro, presenti e future, e le donne di fede che vivono il Vangelo alle donne che le hanno precedute nel cammino di fede.


“Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Il Signore vi benedica e vi custodisca. Mostri a voi la sua faccia e vi usi misericordia. Rivolga a voi il suo volto e vi doni la pace, a voi, sorelle e figlie mie e a tutte coloro che verranno dopo di voi e rimarranno in questa nostra comunità, e alle altre tutte che in tutto l’Ordine persevereranno fino alla fine in questa santa povertà.

Io, Chiara, serva di Cristo, pianticella del santo padre nostro Francesco, sorella e madre vostra e delle altre Sorelle Povere, benché indegna, prego il Signore nostro Gesù Cristo, per la sua misericordia e per l’intercessione della sua santissima Madre Maria, del beato arcangelo Michele e di tutti i santi Angeli di Dio, (del beato padre nostro Francesco) e di tutti i santi e le sante di Dio, perché lo stesso Padre celeste vi doni e vi confermi questa santissima benedizione in cielo e in terra: in terra, moltiplicandovi, con la sua grazia e le sue virtù, fra i suoi servi e le sue serve nella sua Chiesa militante; in cielo, esaltandovi e glorificandovi nella sua Chiesa trionfante fra i suoi santi e sante.

Vi benedico in vita mia e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso, con tutte le benedizioni, con le quali lo stesso Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i suoi figli e le sue figlie spirituali, e con le quali ciascun padre e madre spirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali. Amen.

Siate sempre amanti di Dio e delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore.

Il Signore sia sempre con voi, ed egli faccia che voi siate sempre con lui.

Amen.”

 (Benedizione di Santa Chiara d’Assisi)


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