religione

"Forti nella fede,ardenti della carità,messaggeri della pace fino al martirio"

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

IL DISCORSO DEL PROVINCIALE PER LA NOVENA INIZIATA NOVE MESI FA  
 
Il cristianesimo non inizia dal rivoluzionario, ma dal martire. L’umanità deve ai martiri infinitamente più libertà di quanta le è stata garantita dai rivoluzionari”. Queste parole di Benedetto XVI possono diventare il motto della storia di cui siamo diventati testimoni per la Divina Provvidenza e che grazie alla decisione del Santo Padre Francesco il 5 dicembre del 2015 troverà il suo glorioso finale.

Ecco, dopo 24 anni dalla tragica morte per fucilazione nel peruviano Pariacoto, i nostri confratelli della provincia di Cracovia - p. Zibi Strzałkowski, p. Michele Tomaszek - saranno innalzati alla gloria dei beati. Insieme con i nostri missionari sarà beatificato anche don Alessandro Dordi, il fidei donum della diocesi di Bergamo, che ha subito la morte per mano degli stessi aguzzini il 25 agosto del 1991 nella località Santa.

Il 5 marzo, esattamente nove mesi prima della loro beatificazione, abbiamo iniziato la novena con la quale vogliamo prepararci a vivere in maniera degna questa solennità. Essa si svolgerà nel lontano Chimbote, dove nel 1996 è iniziato il processo di beatificazione, ma è difficile immaginare che noi rimanessimo solo osservatori passivi delle preparazioni alla celebrazione di dicembre.


La vocazione dei venerabili Servi di Dio, Zibi e Michele, è nata qui, in terra polacca, e qui bisogna cercare le radici del loro martirio. Dio che è la fonte della santificazione e che li ha resi degni della testimonianza fino al versamento del sangue, li ha inviati in Perù dalla Chiesa di Polonia, della quale il card. Wojtyla ha scritto un tempo nel suo poema che è “spuntata dal sangue dei martiri”.

Non ho paura dei patetici toni con i quali suonerà questa novena. Con sentimento di gratitudine al Signore per il dono dei Martiri, ma anche con una ben motivata fierezza per il loro sangue, ripeteremo durante questi nove mesi in ogni occasione le parole che gli abitanti di Pariacoto, testimoni oculari della vita e della morte dei francescani polacchi, hanno messo sulle lapidi dei loro sarcofagi:

Firmes en la Fe - forti nella fede,

Ardientes en la Caridad – ardenti della carità,

Mensajeros de la Paz - messaggeri della pace,

Hasta el martirio – fino al martirio.

I terroristi marxisti li hanno chiamati avversari della rivoluzione, la stessa che lascia finora sulla terra e negli animi umani terrificanti tracce. Certamente p. Zibi e p. Michele, e anche don Alessandro Dordi, hanno incrociato la strada intrapresa dai rivoluzionari per la realizzazione delle loro pericolose utopie, però la risposta alla domanda “In che cosa consisteva la loro controrivoluzione?” e “Perché sono morti?”, non si esaurisce con la chiusura del processo di beatificazione, che comunque ha dichiarato in maniera univoca il versamento del loro sangue nella fedeltà a Cristo, alla Chiesa e al Vangelo. Questa risposta implica tutte le altre importanti domande. Che cosa la loro morte significa per me? Attraverso che cosa mi parla? Quale senso ha nel contesto del mio battesimo, della mia consacrazione religiosa, della mia vita in Cristo? Quale significato ha per la mia comunità e per tutta la Chiesa, anche nel contesto del sangue che i discepoli di Cristo versano continuamente agli occhi del mondo contemporaneo? A che cosa questo convince me, chiamato per annunciare il Vangelo?

Infine, guardando in maniera più ampia, che senso ha la loro morte nel contesto dei tentativi che intraprendono tutti coloro che hanno al cuore la riconciliazione e la pace? Tutti coloro che combattono per salvaguardare la dignità umana e per la difesa dei diritti umani? Sono convinto che la scoperta del più profondo significato del martirio di Zibi, Michele ed Alessandro è ancora davanti a noi. Importante confrontarsi con questo compito!

Troveremo sicuramente la chiave per comprendere il mistero della morte dei nostri martiri nei dettagli della loro vita familiare, nella loro formazione religiosa e sacerdotale, nella conoscenza del processo della loro maturazione alla vocazione missionaria. Lì cercheremo le risposte alla domanda sul senso della loro beatificazione. Questa novena dovrebbe servire a questa ricerca.

Il suo svolgimento sarà dominato soprattutto dalla preghiera di ringraziamento per il dono dei martiri, unita alla supplica per una buona preparazione e una fruttuosa esperienza della loro beatificazione. Si tratta qui della capacità di cui abbiamo bisogno per usufruire in maniera degna dei suoi frutti.

Secondo le decisioni prese durante l’ultima sessione del Consiglio provinciale e dell’incontro straordinario dei guardiani il 5 marzo a Cracovia, ogni 5 del mese (oppure la domenica precedente o successiva a questo giorno) in tutti i conventi della nostra provincia di Cracovia, insieme alle parrocchie e ai centri pastorali che stiamo servendo, va celebrata la S. Messa oppure la liturgia legata con la riflessione sulla Parola di Dio.

Le tematiche delle singoli riflessioni saranno le seguenti:

I mese della novena (marzo 2015) – Messaggeri della Buona Novella e della Pace

II mese della novena (aprile 2015) – Povertà, forza nell’evangelizzazione e nella creazione della comunità

III mese della novena (maggio 2015) – Preghiera contemplativa, cuore della missione

IV mese della novena (giugno 2015) – Testimonianza della vita fraterna

V mese della novena (luglio 2015) – Formazione alla missione

VI mese della novena (agosto 2015) – Profeti dei nostri tempi

VII mese della novena (settembre 2015) – Fedeli fino alla morte

VIII mese della novena (ottobre 2015) – Resi simili a Cristo

IX mese della novena (novembre 2015) – Beati significa coraggiosi

Prego perché possiamo in maniera degna accogliere e vivere questo dono. Chiedo a tutti quanti voi e faccio appello a ciascuno di voi singolarmente di non sciupare quest’unica occasione – per es. per colpa della piccolezza che ci domina così spesso insieme alle nostre comunità, oppure del ripiegamento su se stesso. Non passiamo così facilmente sopra al nostro peccato nella vita personale, comunitaria e pastorale! Non permettiamo – senza fare resistenza – la presenza del peccato nella nostra vita! Mi chiedo continuamente, perché proprio la nostra provincia sia stata scelta per generare martiri. Perché siamo stati immischiati in questo loro martirio? Sospetto, perché è così, e ringrazio Dio per la sua misericordia! Lo ringrazio umilmente per questa elezione! Lo ringrazio che nonostante la debolezza, l’incredulità, in mezzo alle piccole o grandi lamentele, la nostra comunità è stata capace di generare grandi uomini della fede, che per la verità e per il bene degli altri sono stati capaci di sacrificare loro stessi.

Durante quest’anno, dedicato a noi, persone consacrate, dobbiamo renderci conto che cosa significhi “svegliare il mondo”. La Chiesa deve svegliare l’uomo dal sonno. Certo, essa si espone in questo modo all’ira, ma assumendo su di sé le sofferenze di Cristo, diventa in questo modo credibile. Essa diventa credibile in particolar modo lì, dove possiede testimoni e confessori. Per questo non ci si può non accorgere in questo anno dell’esempio di Zibi e Michele. Non possiamo noi non vedere il loro sacrificio! Esso ci insegna che la lotta della Chiesa con gli avversari di Cristo può essere solamente la lotta di coloro che sono pronti a versare il proprio sangue. È la lotta dei martiri. L’annuncio di questa verità dovrebbe essere coniugato con la bontà nei confronti della gente e con l’umile percezione dei propri peccati, che in modo particolare durante questo tempo della Quaresima dovremmo confessare davanti a Dio e davanti a noi a vicenda. Come Zibi e Michele quando sono stati condotti sul luogo della loro “testimonianza”.

Ho scritto sopra che il 5 dicembre di quest’anno la storia della loro vita e del loro martirio giungerà al glorioso finale. Ci prodigheremo in seguito perché dopo la beatificazione siano anche canonizzati. In un certo modo però questa storia attenderà continuamente il finale più desiderato da Dio, nel quale Egli, Uno e Trino, riceverà onore nei frutti della nostra conversione… oppure, come nel caso di Zibi e Michele, nei frutti del nostro martirio.

(meczennicy.franciszkanie.pl)

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