politica

Orban incubo dell'Europa. Prosegue lo scontro tra sovranisti ed europeisti

Mario Scelzo ANSA
Pubblicato il 14-09-2018

Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha adottato con larga maggioranza la relazione della deputata Verde Judith Sargentini, che chiede al Consiglio europeo di attivare l’articolo 7 del Trattato di Lisbona nei confronti del governo di Viktor Orbán per gravi violazioni dei valori fondamentali dell’Unione, soprattutto in materia di media, università e potere giudiziario.

Secondo la relazione Sargentini "l'Ungheria ha imbavagliato i media indipendenti, limitato il settore accademico, ha sostituito i giudici indipendenti con giudici più vicini al regime, ha reso la vita difficile alle Ong.”

È la prima volta che il Parlamento europeo, per usare un gergo calcistico, estrae un cartellino giallo verso uno dei suoi Stati membri, in sostanza accusato di non essere in linea con i valori fondanti della Unione. La questione è complessa e merita un approfondimento, proverò in questo articolo a sottolineare alcuni aspetti controversi della decisione presa dal Parlamento Europeo.

Una prima considerazione. I Media, e lo stesso Orban, hanno enormemente enfatizzato il legame tra sanzioni e politiche migratorie, ma questo non è del tutto vero. Sono note le posizioni politiche del Premier Ungherese, “campione” della Europa dei Muri, sua è l’idea e la realizzazione del filo spinato al confine tra Ungheria e Serbia per “difendere” Budapest dalla invasione dei clandestini. Il premier ungherese insiste sull’idea che i flussi migratori hanno l’obiettivo di eliminare “le basi su cui si fondano le nazioni e l’Europa cristiana”. In sostanza, sintetizzo, Orban cerca una “copertura religiosa” per le sue politiche di chiusura, ed ha scelto come “nemico numero uno” George Soros, ricchissimo imprenditore ungherese ma di origini ebraiche, democratico convinto, nonché finanziatore di molte ONG che lavorano a sostegno degli immigrati.

Un risultato Orban lo ha sicuramente ottenuto; è diventato di fatto un leader di fama mondiale ed un modello di riferimento per molti politici europei, e le sue posizioni sovraniste ed antieuropee trovano molto seguito nell’opinione pubblica.

Come dicevo, questa insistenza sulla difesa dei confini ha sviato l’attenzione mediatica. La relazioni Sargentini parla di controllo politico dei media, di “pressioni politiche” sulla magistratura, di continue violazioni dei diritti umani. Per farla breve, a detta della Sargentini, siamo di fronte ad una democrazia limitata, ad un leader autoritario che non  rispetta la consueta divisione tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.

Perché allora spostare l’attenzione sui migranti? Avanzo una ipotesi. Orban lo fa da un lato per “alleggerire” le accuse sull’accentramento dei poteri, dall’altro per mettere in risalto le contraddizioni dei principali leader europei, “accoglienti” nelle dichiarazioni ma meno nei fatti. Vediamo qualche esempio concreto.

Il Presidente francese Emmanuel Macron si è recentemente detto favorevole a “sanzioni finanziarie nei confronti dei paesi dell’Unione che si rifiutino di accogliere i rifufgiati”. Belle parole, eppure la Francia, la terra della fraternitè, ha ben sigillato il suo confine di Ventimiglia e più volte respinto, con metodi anche brutali, i migranti che dall’Italia cercavano di passare il confine.

Pensiamo anche alle decisioni della Commissione Europea: da anni fiumi di parole a sostegno del lavoro dell’Italia nell’accoglienza ai migranti, ma, va detto, pochi fatti concreti per sostenere davvero un paese che, tra mille difficoltà, si trova in prima linea ad accogliere migliaia di persone che affrontano i viaggi della speranza.

Ha gioco facile il Premier Ungherese a rivendicare con fierezza le sue scelte politiche: “Il voto dell'Europarlamento che raccomanda sanzioni contro di noi è una piccola meschina vendetta e un insulto alla nazione magiara, perché noi abbiamo avuto per primi il coraggio di dire che non vogliamo l'immigrazione. E' stata una vendetta presa contro di noi – ha proseguito il ministro - perché abbiamo saputo dire e dimostrare che l'immigrazione non è necessaria e che è possibile opporsi all'immigrazione”.

Seconda considerazione. La relazione Sargentini segna indubbiamente uno spartiacque nella storia dell’Unione Europea, ma al 99% resterà solamente un pezzo di carta. Per l’applicazione delle sanzioni è necessaria l’unanimità del Consiglio Europeo, e già la Polonia ha dichiarato pubblicamente di non voler procedere con le sanzioni.

Terza considerazione. Il recente voto del Parlamento di Strasburgo ha aperto un fronte caldo e conflittuale nel panorama politico italiano, creando non poco imbarazzo nel “Governo del Cambiamento”. I due alleati di Governo, Lega e Movimento 5 Stelle, hanno formalizzato col voto dell’aula una notevole divergenza rispetto alla politica estera ed al ruolo dell’Italia in Europa.

Negli ultimi giorni di Agosto il vicepremier nonché segretario della Lega Matteo Salvini ha accolto a Milano Orban con grande affetto, tra i due è evidente una sintonia valoriale e l’incontro di Milano ha posto le basi per una alleanza organica in vista delle prossime elezioni europee.  “Salvini è il mio eroe, un mio compagno di destino. Voglio conoscerlo meglio. L'Ungheria - ha rivendicato Orban - ha dimostrato che l’immigrazione può essere fermata. E ha lodato Salvini in quanto primo uomo politico nei paesi del Mediterraneo «a dimostrare che l’immigrazione si può fermare anche via mare”. Salvini ha parlato di una “lunga positiva e costruttiva discussione, non solo sull'immigrazione”. Ovvio quindi il voto contrario alle sanzioni da parte degli europarlamentari della Lega.

Voto favorevole alle sanzioni è arrivato invece dai banchi degli europarlamentari pentastellati. D’altronde, le parole recentemente pronunciate dal Presidente della Camera Roberto Fico nei confronti del premier ungherese sono chiare ed inequivocabili: "Viktor Orbán? È quanto di più lontano ci sia dalla mia testa, come politica, come principi e come valori". Se indubbiamente Fico rappresenta l’area più a sinistra del Movimento, lo stesso Luigi Di Maio, con toni diversi, ha mostrato di non condividere le scelte politiche compiute dalle parti di Budapest.

La domanda sorge spontanea. Si dovesse arrivare ad un voto del Consiglio Europeo, cosa farà il Premier Giuseppe Conte? Si schiererà con Orban (e quindi con la Lega) o contro di lui (e quindi in sostanza con il Movimento 5 Stelle)? Come vediamo, si tratta di una scelta strategica rilevante, ed onestamente stupisce che all’interno del Governo possano coesistere posizioni così distanti.

Ultima notazione. Secondo alcuni per calcolo politico (il volersi riavvicinare alla Lega), secondo altri per convinzioni politiche, fatto sta che Berlusconi ha votato contro alle sanzioni pro-Orban, di fatto riavvicinando Forza Italia alla Lega. Una scelta del genere non credo abbia fatto piacere ad esempio ad Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, che da anni è al lavoro per riportare il Cavaliere al centro dello scacchiere moderato europeo.

Per concludere, qui non stiamo discutendo solo di politiche migratorie, ma di scenari complessi, equilibri geopolitici, tutto questo senza dimenticare le elezioni europee del 2019, che sempre più potrebbero diventare uno scontro all’arma bianca tra sovranisti ed europeisti (ma di questo parleremo in un prossimo articolo).

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