opinioni

Noi ci fidiamo più dell'altro

Danilo Ferrari
Pubblicato il 30-11--0001

Giorno dopo giorno tocchiamo con mano il cattivo uso che si fa del bene in tutti i suoi aspetti, materiali e spirituali. Quante ricchezze sprecate da pochi potrebbero, invece, dare dignità a moltissimi. Non passa attimo della nostra vita, in cui non vediamo esseri umani, esseri viventi, soffrire per l’indifferenza e tra l’indifferenza. È imperativo categorico fare nostre le eloquenti parole di papa Francesco: «In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affar nostro». Chi altri, meglio di papa Bergoglio, poteva tradurre un pensiero così intenso in poche parole e comunicarlo in modo diretto e, soprattutto, ad un numero elevatissimo di persone. Dalla classifi ca emersa dall’indagine Demos 2014 di Ilvo Diamanti per Repubblica, papa Francesco è il più amato dagli italiani, mentre è lo Stato, sempre secondo i risultati del sondaggio, a ottenere sempre meno credito dai suoi stessi abitanti: ormai solo il 15% pensa che possa meritare fi ducia. Ma lo stupore può apparire sui nostri volti, l’incredulità può far capolino nelle nostre espressioni? No, un inconfutabile No! Un altro grande uomo, papa Giovanni Paolo II, disse: «La fi ducia non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fi ducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti». La fi ducia non è un bene che si acquisisce una volta per tutte ma è un fuoco che per essere un valore deve essere alimentato, come la fi amma che riscalda deve essere tenuta sotto controllo per non spegnersi, altrimenti il gelo si insinua fi no all’anima, ed indifferenti ed egoisti, si cerca di avere sempre di più: più potere, più ricchezza, più autorità, più fama. Purtroppo questa mentalità non coinvolge solo pochi uomini, i più ricchi della terra, anni luce lontano dalla nostra quotidianità, ma risiede anche fra chi ci siede accanto, che insospettabile, mentre ci stringe la mano, pensa come “fregarci”. Diventiamo sospettosi? Non ci fi diamo più dell’altro? Forse inizialmente dopo aver subito “una delusione”, ci “chiudiamo”, reazione tutta umana, ma può fi nire così? È possibile essere “monadi”? Bastare a noi stessi? No, dobbiamo sempre ricordarci che ogni relazione umana è basata sullo scambio fra esseri, non si può solo prendere e poi chiudersi la porta alle spalle. “L’altro” si avvilisce, si sconforta, si demoralizza, è confuso, rischia di diventare indifferente al prossimo. La soluzione non dobbiamo cercarla all’esterno, non c’è cura all’indifferenza se non nella nostra volontà ferma, risoluta di vedere nell’altro una risorsa, un sostegno!

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