Il vero Paese. E' un'Italia che non si arrende alla crisi
Il 2014 è stato un altro anno durissimo per l’Italia, chiuso con una vicenda oltremodo simbolica come il naufragio del traghetto “Norman Atlantic”. Gli ammiragli esultano parlando di “impresa storica”; e in effetti Aeronautica, Marina e Guardia costiera hanno fatto prodigi. Ma in un Paese normale forse quel traghetto non sarebbe mai partito; e non ci sarebbe stato bisogno di eroismi.
Un viaggio in Italia via web, o attraverso i media tradizionali, restituisce l’immagine di un Paese depresso, di pessimo umore, in piena crisi di autostima, giunto quasi al disprezzo di se stesso. Non a caso, il modo più facile per prendere applausi sui social networks, nelle conferenze, nei talk-show o al bar è dire che i politici sono tutti ladri, i giornalisti tutti servi, i professionisti tutti evasori fi scali, e gli imprenditori portano tutti i soldi in Svizzera anzi alle Cayman. La comunità nazionale appare irrimediabilmente divisa in categorie, o meglio corporazioni, in perenne guerra civile tra loro, disposte ad appoggiare i cambiamenti a patto che riguardino gli altri.
Ma un vero viaggio in Italia, nelle periferie delle grandi città e nella sterminata provincia che è in realtà la spina dorsale della nazione, racconta un Paese molto diverso. È un’Italia che non si arrende alla crisi: non l’ha ancora superata, ma con la crisi tenta di convivere. Un Paese che ha compreso che il taglio è il moltiplicatore della depressione: con i tagli si ha l’illusione di mettere in sicurezza il bilancio della famiglia, dell’azienda, dello Stato; ma a forza di tagliare si è compressa la massa di denaro che circola, si sono ridotti non solo le spese improduttive o superfl ue ma anche i consumi e gli investimenti, pubblici e privati. Non a caso a Natale l’Italia ha ripreso timidamente a spendere. La speranza è che ora riprenda anche a investire. Nel futuro, e su se stessa.
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