UNA TENDA PER TUTTI 

Redazione
Pubblicato il 13-09-2017

Sono passati appena due giorni dalla conferenza stampa sul volo papale di rientro dalla Colombia (in cui Francesco ha "benedetto" la nuova politica italiana sull'immigrazione) e ad Assisi, la città di San Francesco Poverello, inizia un "Cammino" di quattro giorni che troverà il suo momento clou domenica pomeriggio nell'incontro tra il cardinale Gianfranco Ravasi (ministro vaticano della Cultura) e il ministro dell'Interno italiano, Marco Minniti, sul tema dei migranti. La tenda è quella che i moltissimi ospiti e partecipanti troveranno proprio sul piazzale della Basilica. Su questo l'HuffPost ha intervistato padre Enzo Fortunato, Direttore della Sala Stampa del Sacro Convento e tra i coordinatori del "Cortile di Francesco", una costola ideale del Cortile dei Gentili, pensato già anni fa dal cardinale Ravasi per il dialogo tra credenti e non credenti, "un modello che il Cardinale su nostra proposta ha accettato di portare ad Assisi".



Perché una tenda?


"La tenda indica al tempo stesso accoglienza, sosta e cammino, provvisorietà. Qui si potranno ascoltare le storie di chi viene dalla Siria, di Tuna che viene dalla Palestina, di tanti altri. Dei numeri abbiamo paura, le storie invece ci fanno conoscere gli altri, i diversi da noi, e la conoscenza genera l'incontro". 



Che impressione le ha fatto sentire il Papa affermare che l'accoglienza dei migranti va fatta con "prudenza"?


"La prudenza è la prima delle virtù cardinali, cioè quella che raggruppano intorno a sé tutte le altre virtù umane. La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L'uomo « accorto controlla i suoi passi » recita il libro dei Proverbi. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta « auriga virtutum – cocchiere delle virtù »: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L'uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare. Per questo noi affermiamo che davanti ad una situazione internazionale in cui un oggetto prezioso può circolare, e un uomo con il suo carico di bisogni e di dolore, invece no, in cui si sta smarrendo l'orizzonte propriamente umano, noi, come figli di San Francesco vogliamo un'umanità aperta ed inclusiva, con intelligenza e carità. Intelligenza e carità sono secondo me le due ali della prudenza di cui ha parlato il Papa. E' questa, penso, la prudenza cui ci invita il Santo Padre".


Il Cammino di Francesco si apre con l'antropologo francese Marc Augé, il teorico dell'antropologia della supermodernità, il pensatore che ha teorizzato l'esistenza nelle nostre vite di "non luoghi", ecco i migranti in fin dei conti sono uomini di "non luoghi", non sono più in patria, non sono neppure da noi...


"San Francesco d'Assisi è stato dall'inizio e per tutti è stato un incontro, senza muri e reticolati, senza limiti di nazionalità (nella Basilica sfileranno le bandiere nazionali di tutti i Paesi presenti), razza o religione. Del resto è proprio dell'uomo essere migrante: lo testimoniano le storie stesse di Abramo e di Ulisse, le cui esperienze una religiosa , una laica, porteremo all'attenzione della nostra riflessione. E' sempre necessario incontrarsi per conoscersi e comprendere: se non c'è incontro, le sfide alimentano la paura".


E in questo contesto l'invito al ministro dell'Interno, perché?


"Perchè è proprio della politica, nel senso più alto del termine, dare risposte alle esigenze degli uomini ed affrontare le sfide del tempo presente. E' della politica innanzitutto la virtù cardinale della prudenza. Noi,da parte nostra, vogliamo testimoniare un modello di umanità, ripeto, accogliente ed inclusiva, un orizzonte umano che stiamo smarrendo. Invito i mass media a raccontare le storie dei CARA e di Auxilium, ad ascoltare quello quello che stanno facendo per i nostri fratelli immigrati. Ecco la categoria giusta per rapportarsi a loro è quella della nostra e loro consanguineità: siamo fratelli. I figli di San Francesco sanno che nulla è grande sotto lo sguardo di Dio, ma tutto è ugualmente degno"



Maria Antonietta Calabrò - Huffington Post

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