Lettere al direttore

SALVO DALLA MALATTIA CHE HA CAMBIATO LA MIA VITA

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Caro fratello Enzo,

sono un uomo di 60 anni a cui hanno scoperto qualche anno fa una grave malattia, l'epilessia, nella sua forma peggiore. La mia vita è completamente cambiata. Facevo un lavoro bellissimo che amavo, il venditore di spazi pubblicitari che mi dava oltre che un alto tenore di vita un continuo divertimento e contatto con la gente. Ora non posso più lavorare, mi hanno tolto la macchina e dato una pensione per invalidità al 100%. Il problema è che la pensione è di 289 euro mensili, di cui 250 se ne vanno per l'affitto. La disperazione mi ha fatto pensare al gesto estremo e una forte depressione mi ha costretto a continui ricoveri in psichiatria di Novara. Un reparto che, insieme a voi, mi ha veramente salvato e fatto tornare la voglia di vivere. Dico insieme a voi perché al contempo ho conosciuto la vostra splendida rivista e insieme a Papa Francesco e san Francesco mi sento aiutato e in compagnia, pronto a prendere le decisioni per la mia vita. Vi voglio bene e siete insostituibili. Voglio ringraziare anche tutte le persone bellissime che mi sono state vicine nei momenti peggiori, so che la solidarietà esiste ancora, come ho letto spesso nella vostra rivista. Ora l'ho accettato, non guarirò mai ma grazie a voi mi sento forte, quando riuscirò a venire ad Assisi mi sentirò Hulk.

Ancora grazie di tutto!

Firmino


Caro Firmino,

quando si parla di malattia e sofferenza si prova sempre un po’ di imbarazzo, perché si ha paura di cadere nella superficialità o nella retorica di una frase fatta. La malattia e di conseguenza la sofferenza che ne deriva è spesso e volentieri una parte ineliminabile della vita, come lo è stata per Francesco che riuscì però a mostrarne la luce, lui che lodò Dio per quelli che sostengono “infirmitate e tribulazione” e “per sora nostra morte corporale”. Abbiamo bisogno, come Francesco, di comprendere il senso del dolore. Per lui fu proprio l’incontro con i malati il primo passo che lo portò a Dio, quando preso dalla pena abbracciò un lebbroso ed “uscì dal secolo”. In seguito la sua stessa malattia fu un modo per avvicinarsi all’Altissimo, ancora più di quanto non avesse già fatto in salute. Sono felice che tu abbia trovato uno spiraglio di luce nella strada che hai dovuto percorrere, e sono felice anche per le persone che hanno avuto la possibilità di starti accanto. Anche loro, forse, hanno seguito i passi del Poverello prendendosi cura del prossimo. Anche per questo si dice che Francesco è una figura che rispecchia un bene universale Porto per te una preghiera sulla tomba di San Francesco.



Un caro saluto di pace e bene.

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