Lettere al direttore

MIGRANTI, CONOSCERE I NOSTRI FRATELLI

Redazione
Pubblicato il 14-11-2017

Caro Padre Enzo da sempre le sue parole ricche di umanità e di sacralità rappresentano per me uno spunto di riflessione e meditazione. Ho ascoltato con molto interesse il suo intervento ad Agorà sulla questione dell'accoglienza dei migranti, un tema che mi sta molto a cuore. In particolare condivido pienamente la necessità di raccontare le storie vere piuttosto che continuare a parlarne in termini astratti e ideologici.

Ho fatto un'esperienza di incontro con persone immigrate quasi tutte giovanissime attraverso le lezioni d'italiano che ho impartito presso una parrocchia della mia città. Nonostante le difficoltà di comunicazione dovute alla lingua, ne sono uscita sempre arricchita. 

L'estate scorsa, poi, ho avuto modo di parlare casualmente con una giovane senegalese che ho incontrato su una spiaggia del Salento. Da questo incontro ne è nato un racconto e un intreccio di vicende per lo più immaginarie che per me rappresenta però la possibilità di stabilire un contatto umano vero con i nostri fratelli d'Africa, oltre che uno spunto di riflessione sulle loro storie di sfruttamento e di povertà.

Mi permetto di allegarglielo. Se vorrà e avrà tempo di farlo mi farebbe tanto piacere che lei lo leggesse. Ora che sono un'insegnante in pensione e posso coltivare la mia passione di sempre per la scrittura, vorrei che questa diventasse un mezzo per lanciare messaggi positivi, insomma uno strumento per fare qualcosa di buono in questo nostro mondo così confuso e complesso.

La ringrazio per l'attenzione e la saluto cordialmente.

Lucrezia

 




Ciao Lucrezia,

una parola che ha colto nel segno è “storia”. Essa ci dice come è necessario comprendere che stiamo vivendo un momento epocale. La trasmigrazione dei popoli non è un fatto a sé stante ma una realtà che porta a capovolgimenti di sistemi e pensieri. Lo dico con grande realismo francescano. Stiamo vivendo un cambiamento epocale che sta trasformando la nostra società. È l’effetto di grandi ingiustizie sociali che Papa Francesco denuncia quotidianamente. È il sud del mondo che grida giustizia, equità, distribuzione dei beni. Non possiamo vivere tutto ciò attaccati alla paura dell’altro. Per affrontare questo pregiudizio dobbiamo conoscere l’altro e tu ci sproni a farlo e lo facciamo. Settimanalmente vivo storie di profughi e migranti al Cara di Castel Nuovo di Porto e a Mondo Migliore di Rocca di Papa tra i centri d’accoglienza più grandi in Italia. Quando li conosciamo impariamo ad amarli, apprezzarli e capire che sono come direbbe San Francesco nostri fratelli. Dice bene Papa Bergoglio: “Se non accogliamo non siamo cristiani”. In questa accoglienza matura la conoscenza e la prossimità. Ecco allora che la storia ci regala delle storie.


Un caro saluto di pace e bene

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