Lettere al direttore

INSODDISFAZIONE E SOLITUDINE, QUALE RISPOSTA

Redazione
Pubblicato il 23-05-2018

Caro padre Enzo

sono Katia e vivo in un paese di Treviso, che si chiama Susegana. Ti vedo spesso in televisione e sto leggendo il tuo libro “Francesco il ribelle”, più vado avanti e più mi accorgo di quanto sia interessante. Inizialmente pensavo di usarlo per trarne degli spunti sulla figura di San Francesco, da proporre con un linguaggio più semplice per i miei alunni di quinta elementare (sono un'insegnante di religione). Ma poi ho scoperto che è uno scrigno pieno di riflessioni, che possono servire a meditare come cristiani di oggi, sull'importanza di essere sempre se stessi. Al di là della fede personale, che è comunque legata alla coscienza di ognuno di noi, leggere questo libro mi ha posto tante domande, ma anche il desiderio di non arrendersi. Essere cristiani autentici non è mai stato facile, non lo era neanche al tempo di Francesco. Oggi tuttavia è una sfida ancora più grande, perchè le innovazioni scientifiche e tecnologiche possono diventare una forma subdola di schiavitù, che riteniamo a volte l'essenza della libertà umana.


Perché tanta insoddisfazione, se possiamo avere cose che nel passato sembravano impossibili? Perché tanta solitudine con i social network che in un attimo ti portano ovunque? E poi se arriva il dolore, la malattia, la perdita del lavoro entriamo in profonda crisi e non sappiamo più a chi affidarci. Il Signore, che non ha voluto cedere nemmeno di fronte alla croce, ci aiuti a diventare più solidali, nel modo in cui oggi è necessario.


Ci aiuti a non aver paura di ciò che è diverso da noi, anche se la tentazione di chiuderci per difendere ciò che abbiamo con fatica conquistato è molto forte in questi tempi.


Scrivo da una regione, il Veneto, che ha votato un partito come la Lega a grande maggioranza. Ovviamente non sono d'accordo con questo, ma la rabbia e i tanti problemi della gente sono reali e la politica non si è resa conto di ciò.  Speriamo che anche i valori evangelici trovino uno spazio ed aiutino i cristiani a non essere succubi ma protagonisti di una realtà complessa e tante volte difficile da capire.


Padre Enzo le chiedo una preghiera per tante persone che conosco e che stanno passando un momento difficile.


Il Signore sia sempre con lei e l’aiuti ad essere il San Paolo di oggi.



Cara Katia,

ho letto con attenzione la tua lettera. Rileggendola poi mi sono focalizzato su due aspetti che tu proponi. Il primo è quello personale esistenziale: abbiamo tante cose ma ci percepiamo insoddisfatti. Abbiamo tanti contatti ma ci sentiamo soli. Il secondo aspetto riguarda la sfera politica. Ti propongo la riflessione che ho fatto nel programma di LA7 Di Martedì condotto da Giovanni Floris dove pongo l’accento sulla necessità, in un momento così difficile per il nostro Paese, di lasciare la propria “parte” politica e di entrare nella logica del bene comune. Se la politica intraprendesse questa strada ci sarà la possibilità di essere credibili. Altrimenti il rischio è di avere una maggiore frantumazione, un maggiore egoismo per interessi di parte, appunto “partiti”. La politica sia, invece, manifestazione di un servizio ai cittadini, alle famiglie al paese.

Noi continuiamo a credere in quei valori che fanno emergere la bellezza dell’uomo. Ti propongo una riflessione dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano: “viviamo in un mondo in cui il funerale è più importante del morto, il matrimonio più dell’amore e il corpo più dell’intelletto…Viviamo la cultura del contenitore, che disprezza il contenuto”. Questa attenta analisi ci aiuta, facendola nostra, a far si che ogni terreno abitato non sia una landa di ululati solitari, ma terreno per sperimentare la gioia del vivere e l’amicizia con gli altri.

Un caro saluto di pace e bene


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