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Esteri/Siria, Tavola della Pace: 19 febbraio manifestazione a Roma

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Domenica 19 febbraio 2012
Manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo siriano
Roma, piazzale dei Partigiani ore 12.00


Stragi, massacri, atrocità, torture, sangue, bombardamenti, violenza, morti, feriti,… Quello che sta accadendo da quasi un anno in Siria è insopportabile. Fermare la violenza e la sua mostruosa spirale è difficile ma non impossibile. E in ogni caso è la sola cosa che si possa fare se davvero vogliamo evitare il peggio. Che cos'è il peggio? Una lunghissima guerra civile che nessuno riesce a vincere ma che tutti finiscono per combattere. Noi compresi.


L'intero Medio Oriente è al centro di uno scontro planetario in cui la voglia di libertà e di giustizia per cui sono già morti tanti siriani si è già persa. A giocare con la vita e la morte dei siriani oggi ci sono tutte le potenze del Medio Oriente e i “grandi” della Terra. A loro non interessano i diritti umani. Per loro i diritti umani sono solo un'arma da scagliare contro qualcuno quando serve. Oggi si può gridare contro le stragi e domani se ne può provocare una anche peggiore. La posta in gioco è sempre un'altra: il potere, la supremazia, l'egemonia, il dominio.


In questo impressionante groviglio di interessi non è facile trovare la strada giusta. Ma se vogliamo tentare di scongiurare il peggio o, almeno, se non vogliamo essere complici di questa ennesima tragedia dobbiamo agire in ogni modo e in ogni sede per fermare la spirale della violenza. Non c'è un altro modo per difendere davvero i diritti umani. Il regime di Assad va condannato per tutte le atrocità commesse (lo abbiamo fatto e continueremo a fare) ma la sua condanna non può diventare il pretesto per altri massacri. Per questo oggi non possiamo che lavorare per fermare gli scontri e le armi. Impedire che ai morti si aggiungano altri morti. Spegnere l'incendio: non c'è un obiettivo più urgente! I piani per sostenere l'opposizione armata o per intervenire militarmente al loro fianco sono una follia di cui non possiamo essere complici. Non risolvono alcun problema e ne creano uno immensamente più grande. Il modello, se mai un modello esiste, fatte le debite differenze, non può essere la Libia ma il Libano.


Qualcuno dirà che è un'utopia, ma se non ci mobilitiamo subito per fermare la violenza ne finiremo risucchiati.
Tavola della pace

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