Il natale di Francesco - Milvia Bollati
Pochi anni prima della morte, Francesco è a Greccio. Lo ricorda Tommaso da Celano, il suo primo biografo, che ci consegna anche il racconto di quel Natale che Francesco celebrò con i suoi frati. Prima un colloquio tra Francesco e un certo Giovanni, che pare legato al Santo da un'affettuosa e genuina amicizia. “Uomo di buona fama e di vita anche migliore, nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne”, come scrive Tommaso da Celano.
E Giovanni non esita ad accontentare Francesco nel suo desiderio, quello di poter vedere Il Bambino Gesù, “i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello”.
Tutto viene preparato seguendo le indicazioni del Santo e la notte di Natale si popola di voci e di cori festosi. “I frati cantano scelte lodi al Signore e la notte sembra tutta un sussulto di gioia”.
Greccio è una nuova Betlemme. Sono parole di Tommaso da Celano, ma mi piace immaginarle sulla labbra e soprattutto nel cuore di Francesco, dei suoi frati e di tutti coloro che erano accorsi quella notte davanti a quella culla, in preghiera, di fronte a quel mistero di amore e di luce. La notte infatti si fa chiara e la gioia il gaudio sono nel cuore di ciascuno. Il sacerdote, che celebra l'Eucarestia sul presepe, “assapora una consolazione mai gustata prima” e Francesco, vestito dei panni diaconali, inizia a cantare con la sua voce sonora e robusta il Vangelo e poi si rivolge a tutti con parole dolcissime, rievocando “il neonato Re povero e la città di Betlemme”. Tommaso da Celano ha a questo proposito parole limpidissime: “per i meriti del santo, il fanciullo Gesù veniva resuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia”.
Non è l'invito a lasciarci conquistare da una facile quanto breve commozione o da un bel sentimento, anch'esso fugace e passeggero.
Nulla di tutto questo. È piuttosto l'invito a vedere “con gli occhi del corpo”, ma potrei aggiungere anche con gli occhi del cuore, quel Bambino che è nato per noi e che desidera nascere oggi anche in noi.
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