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SAN FRANCESCO PATRONO DEGLI ECOLOGISTI, PROCLAMATO 35 ANNI FA DA GIOVANNI PAOLO II

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

     Sono trascorsi 35 anni dalla promulgazione della Lettera Apostolica Inter Sanctos, con cui Giovanni Paolo II proclamò Francesco d’Assisi “Patrono degli ecologisti”. Un anniversario, questo, che non poteva passare sotto silenzio tanto più che il disposto wojtiliano è di perdurante attualità e di stimolo a una profonda riflessione sul rapporto uomo-ambiente.


  Non deve ingannare la concisione del documento, che va al di là di una semplice normativa liturgica. Il riconoscimento del patronato coi connessi aspetti cultuali è infatti una conseguenza della presa di coscienza di due elementi: la progressiva alterazione dell’ecosistema; il bisogno di risvegliare le coscienze cristiane da un preoccupante disinteresse al riguardo. In tale cammino si è ancora all’inizio e molto resta ancora da fare. Ecco allora l’importanza di ricordare un documento come l’Inter Sanctos: più di ogni altro l’esempio del Poverello, che raggiunse alla luce del Vangelo una perfetta armonia con sé stesso e ogni realtà terrena, è capace di motivare donne e uomini dei nostri tempi a promuovere fattivamente un senso di responsabilità ecologica. Ed è di monito a quanti ricoprono ruoli di responsabilità a livello nazionale e internazionale, perché attuino politiche concrete di ridistribuzione mondiale delle risorse energetiche e di applicazione di quelle a minor impatto ambientale. 


  Ripartire dunque da Francesco, che – come ricorda l’Inter Sanctos – «di tutte le opere del Creatore percepì vivamente il carattere singolare». Ripartire con Francesco, che «intonò quel bellisimo “Cantico delle Creature”, attraverso le quali, soprattutto frate sole, sora luna e le stelle tributò debita lode, gloria, onore e ogni benedizione all’altissimo, onnipotente, buon Signore». Imparare alla scuola di Francesco, che la tutela del creato compete a ciascuno di noi e che esiste un’etica ambientale da incarnare nel quotidiano. Specialmente il credente in Cristo dovrà ricordare che morire nelle “santissime voluntati” – come recita la penultima lassa del Cantico – chiama in campo il pentimento non solo per le inadempienze dei principi decalogici ma anche per i “peccati contro il creato”.


  E del creato bisognerà pur fare i conti con la nemesi storica, poiché esso – come ha ricordato il Papa nel corso dell’udienza del 21 maggio 214 – «non perdona mai e se tu non lo custodisci egli ti distruggerà». Non è un caso che tali richiami provengano proprio da un pontefice, che ha deciso di assumere il nome di Francesco. 

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