francescanesimo

San Francesco d'Assisi e la Pace

Felice Accrocca
Pubblicato il 07-04-2017

Il Signore mi rivelò, scrisse Francesco nel suo Testamento, che dicessimo questo saluto: Il Signore ti dia pace!

“Il Signore mi rivelò, scrisse Francesco nel suo Testamento, che dicessimo questo saluto: Il Signore ti dia pace!”. Sin dall'inizio, lui e i suoi frati s'impegnarono in una predicazione di pace, fi no a fare di ciò un tratto distintivo della loro scelta di vita, tanto che nella Regola (nella “non bollata” come nella definitiva) compare il monito di Gesù: “In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa”. Lo stile potrà sembrare ampolloso e al gusto moderno lo è e qualcuno potrà forse sospettare una ricercata somiglianza con le descrizioni evangeliche, ma tutto ciò, che pur non manca di verità. non basta a destituire di fondamento la testimonianza di Tommaso da Celano, che ricorda come “il valorosissimo soldato di Cristo, Francesco, passava per città e villaggi annunciando il regno dei cieli, predicando la pace, insegnando la via della salvezza e la penitenza in remissione dei peccati”.

In effetti, la pace fu tema prediletto dal Santo nelle sue predicazioni, ciò che si può ben comprendere se pensiamo alle lotte che insanguinavano le città d'Italia nell'età di mezzo. Tommaso da Spalato, che vide Francesco predicare a Bologna il 15 agosto 1222, narra che “tutta la sostanza delle sue parole mirava a spegnere le inimicizie e a gettare le fondamenta di nuovi patti di pace. Portava un abito sudicio; la persona era spregevole, la faccia senza bellezza. Eppure Dio conferì alle sue parole tale efficacia che molte famiglie signorili, tra le quali il furore irriducibile di inveterate inimicizie era divampato fino allo spargimento di tanto sangue, erano piegate a consigli di pace”.

Al vescovo e al podestà di Assisi non insegnò forse a perdonarsi per amor di Dio, così come ha lasciato scritto in quel Cantico che ancora oggi allieta il cuore di milioni di uomini: “Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore”? Ai suoi frati diceva: “La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all'ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà, alla concordia dalla vostra mitezza”.

Egli c'insegna così che per essere araldi di pace bisogna aver pace nel cuore, poiché non si può portare pace se non si è in pace con se stessi e con Dio. Quando riscopre Cristo l'uomo trova pace, perché Egli è la nostra pace. Allora ritrova anche quell'armonia che lo fa capace di lode perenne e il suo cuore cessa di essere un arsenale pronto a esplodere, per divenire un pozzo di misericordia: “Beato quel servo, dice ancora Francesco, il quale non si inorgoglisce per il bene che il Signore dice e opera per mezzo di lui, più che per il bene che dice e opera per mezzo di un altro. Pecca l'uomo che vuol ricevere dal suo prossimo più di quanto egli non voglia dare di sé al Signore Dio”.

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