francescanesimo

Novena Immacolata Prima meditazione - Maria, Santa Madre di Dio

Fra Ridùan Mondéja Perez ANDREA COVA
Pubblicato il 28-11-2018

Ave, Signora, santa regina,

santa Madre di Dio, Maria…


Nell’attualità sono innumerevoli i titoli che si attribuiscono alla Beata Vergine Maria, però soltanto su uno si è riflettuto e discusso con tanta energia e passione dai primi secoli della Chiesa, l’appellativo al quale faccio riferimento è: Santa Madre di Dio.


Tanta è l’importanza che la Chiesa ha attribuito a tale denominazione. Non è per caso che il terzo concilio ecumenico della Chiesa Cattolica nel 431 a Efeso, in Asia Minore, dove parteciparono approssimativamente 200 vescovi ha definito e proclamato come dogma di fede la maternità divina della Beata Vergine Maria.

In realtà la parola esatta con la quale si proclama tale definizione dogmatica è "Theotokos" che letteralmente non significa "Madre di Dio" ma è un sostantivo maschile della lingua greca che significa "divin parto", cioè la divina maternità di Maria; di per sé infatti già nel Vangelo di Luca (1, 43) Santa Elisabetta si rivolge a Maria come "Meter tu Kuriu" ovvero "Madre del Signore".

Penso che è di somma importanza evidenziare che il concilio decretò che Gesù è una persona sola, non due persone distinte, come affermava il Nestorianesimo; che allo stesso tempo è completamente Dio e completamente uomo, con un'anima e un corpo razionali. Per tanto la Vergine Maria è la Theotokos perché diede alla luce non un uomo, ma Dio come uomo. L'unione di due nature in Cristo si compì in modo che una non disturbò l'altra. Questo dogma non dichiara che Maria sia una dea, il suo essere madre di Dio è in funzione di suo figlio Gesù Cristo che è il Verbo Eterno del Padre preesistente prima de tutti i secoli.


La maternità divina di Maria, per la singolarità e libertà del suo “Fiat”, si presenta come realmente ed escatologicamente liberante, conforme alla dignità della donna chiamata a dare il suo libero assenso, sia in quanto sposa che in quanto madre.

Maria segna, quindi, l’avvenuta liberazione della donna da ogni maternità imposta, vissuta come conseguenza del peccato o di qualche colpa da pagare. La riconquista della dignità della maternità, al di là delle maternità subite e l’ideale di una maternità frutto del consenso intelligente della persona alla donazione di sé, del proprio corpo e della propria vita, trovano nella figura di Maria madre il loro segno liberante.

In Maria, la donna e il suo corpo, ritornano ad essere “spazio” abitabile, accogliente, aperto e capace di trasmettere la vita, che ricorda il farsi carne e ossa di un Dio, il quale conferma e santifica in tal modo la carne e le ossa di ciascuno di noi, orientandoci sull’umanità di Gesù, sulla sua vita, sul suo amore e sulla sua dedizione.

Nella figura di Maria madre, risplende la creatura umana originariamente e strutturalmente chiamata ad amare, cioè si rivela la vera vocazione della persona, che è quella di partecipare alla fonte dell’Amore.



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