francescanesimo

Frate Masseo e gli amici di Dio vestiti di lana

Franco Cardini
Pubblicato il 07-07-2017

Sappiamo che Francesco danzava, quando era ripieno di Spirito Divino. Quanto al suo buon discepolo, frate Masseo, il capitolo XXXII dei Fioretti  recita Come frate Masseo impetrò da Cristo la virtù della santa umiltà. E dice: “I primi compagni di santo Francesco con tutto isforzo s’ingegnavano d’essere poveri delle cose terrene e ricchi di virtù, per le quali si perviene alle vere ricchezze celestiali ed eterne.

Addivenne un dì che, essendo eglino raccolti insieme a parlare di Dio, l’uno di loro disse quest’esempio: «E’ fu uno il quale era grande amico di Dio, e avea grande grazia di vita attiva e di vita contemplativa, e con questo avea sì eccessiva umilità ch’egli si riputava grandissimo peccatore; la quale umilità il santificava e confermava in grazia e facevalo continuamente crescere in virtù e doni di Dio, e mai non lo lasciava cadere in peccato».

Udendo frate Masseo così maravigliose cose della umiltà e conoscendo ch’ella era un tesoro di vita eterna, cominciò ad essere sì infiammato d’amore e di desiderio di questa virtù della umiltà, che in grande fervore levando la faccia in cielo, fece voto e proponimento fermissimo di non si rallegrare mai in questo mondo, insino a tanto che la detta virtù sentisse perfettamente nell’anima sua.

E d’allora innanzi si stava quasi di continovo rinchiuso in cella, macerandosi con digiuni, vigilie, orazioni e pianti grandissimi dinanzi a Dio, per impetrare da lui questa virtù, sanza la quale egli si reputava degno dello inferno e della quale quello amico di Dio ch’egli avea udito, era così dotato.

E standosi frate Masseo per molti dì in questo disiderio, addivenne ch’un dì egli entrò nella selva, e in fervore di spirito andava per essa gittando lagrime, sospiri e voci, domandando con fervente desiderio a Dio questa virtù divina. E però che Iddio esaudisce volentieri le orazioni degli umili e contriti, istando così frate Masseo, venne una voce dal cielo la quale il chiamò due volte: «Frate Masseo, frate Masseo!». Ed egli conoscendo per ispirito che quella era voce di Cristo, sì rispuose: «Signore mio!». E Cristo a lui: «E che vuoi tu dare per avere questa grazia che tu domandi?». Risponde frate Masseo: «Signore, voglio dare gli occhi del capo mio». E Cristo a lui: «E io voglio che tu abbi la grazia e anche gli occhi».

E detto questo, la voce disparve; e frate Masseo rimase pieno di tanta grazia della disiderata virtù della umiltà e del lume di Dio, che d’allora innanzi egli era sempre in giubilo; e spesse volte quand’egli orava, faceva sempre un giubilo informe e con suono a modo di colomba ottuso: U U U, e con faccia lieta e cuore giocondo istava così in contemplazione. E con questo, essendo divenuto umilissimo, si riputava minore di tutti gli uomini del mondo”.

Ecco la storia dei sufi, Ordine di Fratelli Mendicanti vestiti di lana.  Ed ecco la “storia sufica” di Francesco e di Masseo, “amici di Dio”. I corsivi sono miei.

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