francescanesimo

CON LO SGUARDO VERSO L'ALTO, LE IMMAGINI DELLA RISURREZIONE

Elvio Lunghi Archivio fotografico Sacro Convento
Pubblicato il 02-03-2017

È passata da poco ad Assisi la Settimana Santa, con le sue solenni liturgie celebrate all'interno della basilica di San Francesco, che rinnovano il ricordo della passione di Cristo e confermano la fede nella sua resurrezione. Da secoli la chiesa di San Francesco è anche il teatro di una cerimonia paraliturgica collettiva, che coinvolge l'intera città di Assisi, rappresentata dalle sue confraternite di uomini e di donne che percorrono le strade della città portando in processione due statue lignee di un Cristo crocifisso e di una Vergine dolorosa. L'immagine che si porta in processione fu commissionata nel 1561 dagli affiliati alla confraternita del Sacramento, che si riuniva all'interno della cattedrale di San Rufino. Per tutto l'anno la statua restava esposta sopra un altare privilegiato, salvo nel periodo della Settimana Santa quando il Crocifisso era utilizzato in una cerimonia di scavigliazione, che prevedeva la deposizione della statua dalla croce e la sua deposizione in un sepolcro. La statua è infatti provvista di una cerniera all'altezza delle scapole, che consente di ripiegare le braccia lungo i fianchi. La cerimonia di scavigliazione avviene al termine delle funzioni del Giovedì Santo. Al mattino del Venerdì il Cristo morto viene fatto scendere per raggiungere la tomba di san Francesco, dove al primo notturno è raggiunto da una statua della Vergine dolorosa, per risalire entrambe seguite da una gran folla fino alla cattedrale.

Questa statua di un Crocifisso fu commissionata al tempo dei primi passi della Riforma tridentina, quando la Chiesa cercò di sostituirsi alle fraternite laicali, accentrando nello spazio della chiesa cattedrale le cerimonie di scavigliazione delle quali è notizia negli ordinamenti trecenteschi della confraternita di Santo Stefano e in antichi laudari. Una cerimonia di scavigliazione si celebrava anche all'interno di San Francesco, come si deduce da una statua di un Crocifisso dalle braccia mobile che è attualmente esposta nella cappella di Santa Caterina, ma che era in origine in una capelle s. Crucis nell’atrio di ingresso della chiesa inferiore, documentata dall'anno 1500. È questo un bellissimo Crocifisso di legno dipinto dovuto a Giovanni Teutonico, uno scultore tedesco che eseguì statue lignee per numerose chiese dei frati Minori della regione, ma che fu attivo anche a Roma dove è suo il Crocifisso esposto all'interno della Cappella Sistina. La tradizione della cerimonia di Scavigliazione in San Francesco doveva essere assai più antica della statua, che si data sullo scorcio del Quattrocento, come dimostra la decorazione alle pareti del transetto meridionale della basilica inferiore, dove è rappresentato un intero ciclo dedicato alla passione di Cristo.

In questi affreschi di Pietro Lorenzetti, che risalgono al secondo decennio del Trecento, gli episodi che precedono la morte di Cristo sono disposti sulla volta a botte del transetto per consentirne una lettura che dall'alto scende verso il basso: prima il fianco verso occidente – Ingresso a Gerusalemme, Ultima Cena, Lavanda dei piedi, Cattura dell'orto, Morte di Giuda – e poi quello verso oriente – Flagellazione, Salita al Calvario, Crocifissione. Chiude il ciclo a occidente la storia delle Stimmate di San Francesco. Quattro episodi post mortem occupano invece la testata meridionale del transetto, ai lati della cappella di San Giovanni Battista, e vanno letti dal basso verso l'alto: in basso: Deposizione dalla croce, Deposizione nel sepolcro; in alto: Discesa al Limbo, Resurrezione.

La lettura ascendente è la chiave anagogica dei mistici, che invitava a volgere lo sguardo verso l'alto. Per questo l'episodio della Crocifissione si trova in alto sotto la volta: "Perché se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede", come scrisse l'apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinti.


Elvio Lunghi - Storico dell'Arte

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