francescanesimo

Abitare e condividere la fragilità. Con Francesco dovremo prima imparare a 'com-patire'

FIlippo Sedda
Pubblicato il 25-04-2018

Un gesto di misericordia, che per Francesco nasce dall’empatia con quella fragilità e finisce con la condivisione di un cibo che non è più solo materiale

“Beato l’uomo che offre un sostegno al suo prossimo per la sua fragilità, in quelle cose in cui vorrebbe essere sostenuto da lui, se si trovasse in un caso simile” (FF 167).

Questa Ammonizione di Francesco d’Assisi si staglia come una regola aurea indelebilmente scritta sulla pietra. Con Francesco dovremo prima imparare a “com-patire”, ossia abitare e condividere la fragilità di chi ci sta accanto.

Una volta a Rivotorto, un frate in piena notte si mise a gridare «Muoio di fame!». Francesco per tutta risposta fa alzare tutti, fa allestire una mensa e lui stesso inizia a mangiare per primo (FF 608). La sua spiegazione ai frati, citando il profeta Osea (6,6), fu: il Signore preferisce la misericordia al sacrificio.

In un’altra occasione il Santo fa portare da mangiare ad una banda di briganti che sovente chiedevano cibo ai frati dell’eremo di Borgo San Sepolcro (FF 1669). Francesco guarda oltre l’apparenza di emarginazione sociale e vede in questo gesto di misericordia la via per ricondurre sulla retta strada i briganti, prossimi incontrati sul suo cammino.

Dunque un gesto di misericordia, che per Francesco nasce dall’empatia con quella fragilità e finisce con la condivisione di un cibo che non è più solo materiale, ma sostegno umano e spirituale.

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