fede

San Francesco, un uomo diventato preghiera

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Francesco prega perché si sente seguace di Gesù, poiché per lui la preghiera comincia nella sequela. Nella misura in cui si segue Gesù, si può pregare con cuore puro.

San Francesco è stato uno straordinario uomo di preghiera. Se provassimo a sommare i tempi che egli, secondo le biografie, ha passato in ritiro e in preghiera dal 1208 (anno della sua conversione), vedremmo che questa fu la sua principale attività. Egli sentiva una forte attrazione per una vita pienamente dedita a Dio. Non a caso, la preghiera è la prima attività segnalata ai fratelli, perché Francesco crede che in questo si realizzi in modo unico e primario la verità della sequela di Gesù.




Francesco non ha scritto trattati sulla preghiera, né mai si è sognato di salire in cattedra per insegnare agli altri a pregare. Quelle che egli lascia ai suoi frati sono delle indicazioni semplici, essenziali di come vivere la fede in Gesù, che hanno segnato la sua esperienza e che possono essere indicative anche per noi. Una preghiera che diventa incontro d’amore




Gli inizi: Dopo la conversione si dedica assiduamente all’orazione mentale (3 Comp, 7: “D’improvviso il Signore lo visitò e n’ebbe il cuore riboccante di tanta dolcezza che non poteva muoversi né parlare, non percependo se non quella soavità. E da quell’ora smise di adorare se stesso e persero via via di fascino le cose che prima amava. Il mutamento però non era totale, perché il suo cuore restava ancora attaccato alle suggestioni mondane.



Ma svincolandosi man mano dalla superficialità, si appassionava a custodire Cristo nell’intimo del cuore; e nascondendo allo sguardo degli illusi la perla evangelica che intendeva acquistare a prezzo di ogni suo avere, spesso e quasi ogni giorno s’immergeva segretamente nell’orazione. Vi si sentiva attirato dall’irrompere di quella misteriosa dolcezza che penetrandogli sovente nell’anima, lo sospingeva alla preghiera perfino quando stava in piazza o in altri luoghi pubblici”).




Gli inizi, dunque, per quanto ricchi di entusiasmo e di fascino, non furono facili. C’è una gradualità nel cammino spirituale a cui anche Francesco deve sottostare: “il mutamento non era totale… Il suo cuore restava ancora attaccato alle suggestioni mondane… Svincolandosi man mano dalla superficialità…”.  La preghiera è un dono: Coloro che hanno potuto sperimentare, da una parte, la trascendenza divina, la bontà e l’amore di Dio che salva e dall’altra la limitatezza dell’uomo, povero e piccolo, peccatore e impotente, sentono la preghiera come un dono. Francesco è convinto che l’iniziativa del dialogo parte dallo Spirito del Signore, è un dono che l’uomo non deve riservarsi, facendosi “ladro del tesoro di Dio”.

Di conseguenza la preghiera principale di Francesco, come quella di Gesù è la lode e il ringraziamento. È il contenuto quasi esclusivo delle numerose formule personali che sono state conservate: onorare, benedire, lodare, ringraziare il sommo Dio, prima di tutto per se stesso, per il suo essere e le sue perfezioni; poi per la sua bontà comunicata a noi con il dono sostanziale del Figlio suo. Di fronte alla grandezza della realtà di Dio, che tutto lo avvolge e riempie del suo amore, diventa inconcepibile la posizione egocentrica di chi prega pensando a se stesso o ai suoi problemi.




Perché pregare? Francesco prega perché si sente seguace di Gesù, poiché per lui la preghiera comincia nella sequela. Nella misura in cui si segue Gesù, si può pregare con cuore puro. Francesco ha scoperto Gesù che attrae e conquista: è lui che motiva la risposta del cuore, la preghiera nella fede. Per Francesco una cosa è chiara: si prega nella misura in cui si è discepoli. Si rende conto che la preghiera non nasce in noi per i nostri sforzi, ma è opera dello Spirito nelle nostre vite. Ma benché questa preghiera non nasca da noi, impegna tutto ciò che facciamo e ciò che siamo, fino a provocare atteggiamenti di offerta e di disponibilità.




Perciò, come nell’Eucaristia, si potrebbe dire che pregare è offrirsi interamente a colui che interamente si offre a noi. E perciò, andando più a fondo, la preghiera è per Francesco un canto di abbandono, un porsi totalmente nelle mani di Dio con assoluta fiducia. Lo faceva in una forma così evidente che i suoi biografi non esitano a dire che “egli non era un uomo che pregava, ma un uomo diventato preghiera” (2 Cel, 95). (www.assisiofm.it )

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