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SABATO SANTO, LA RISCOPERTA DEL VALORE DEL SILENZIO

Redazione
Pubblicato il 13-04-2017

Giorno del nascondimento di Dio, giorno dell’assenza. Come il fuoco illumina la notte e scalda, così il fuoco interiore, il fuoco dello Spirito Santo, deve illuminare le nostre tenebre e accendere in noi il desiderio delle cose celesti

Il Sabato Santo. «Giorno del nascondimento di Dio, giorno dell’assenza». Ci lasciamo guidare dalle parole di Benedetto XVI: «Il mistero terribile del Sabato Santo, il suo abisso di silenzio, ha acquistato nel nostro tempo una realtà schiacciante. (...) L'oscurità divina di questo giorno, di questo secolo che diventa in misura sempre maggiore un Sabato Santo, parla alla nostra coscienza. Anche noi abbiamo a che fare con essa». Cristo è morto. 

Il sepolcro ha accolto il suo corpo e una pietra lo chiude. Tutto sembra finito. «Non comincia il nostro secolo ad essere un grande Sabato Santo, giorno dell'assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore che si allarga sempre di più, per cui si preparano pieni di vergogna ed angoscia al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso Emmaus, non accorgendosi affatto che Colui che era creduto morto è in mezzo a loro?

Come ha vissuto Francesco il Sabato Santo o – meglio – il “suo” Sabato Santo?. Notte dell’assenza. Notte oscura. Della sofferenza e dell’abbandono. È forse questa la “tentazione” di cui parlano i suoi biografi e che Francesco attraversò negli ultimi anni della sua vita? 

Il mistero del Sabato Santo costringe ognuno di noi a confrontarsi con il mistero della morte. La morte di Cristo e la nostra. Cristo, disceso agli inferi, «disceso dentro il mistero della morte». Disceso nella nostra morte. Eppure, «nonostante tutto essa ha in sé qualcosa di consolante. Il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più chiaro di una speranza che non ha confini». Attendiamo l’alba ed è Pasqua. 

Allora, forse, possiamo capire perchè Francesco chiamasse sorella la morte. Gesù con la sua morte l’ha resa sorella. La sofferenza e la solitudine ultima del suo morire e della sua e della nostra morte sono consegnate alla luce di un giorno nuovo.

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