fede

Presepe di Pignatelli, grande forza comunicativa

Giorgio Bagnobianchi
Pubblicato il 30-11--0001

Natività 2016

Francesco d’Assisi, otto secoli fa, non solo ha riportato il messaggio cristiano alle sue origini di umiltà e povertà, ma ha anche operato una grande rivoluzione narrativa, ha inventato una nuova comunicazione della fede, comprensibile a tutti. La natura è diventata, attraverso la sua narrazione, degna di lode e fonte di poesia. Sarà Giotto che poi tradurrà pittoricamente questo nuova linguaggio negli splendidi affreschi della Basilica Superiore. Francesco parla con la natura e il suo parlare diventa strumento per narrare universalmente la gioia della scoperta del mondo, la vitalità del Creato. Un disvelamento che genera poesia e origina un modo nuovo di raccontare la bellezza con la musica delle parole. Francesco, inoltre, estende questa sua capacità comunicativa al di là delle parole e fa del suo corpo e della sua azione testimonianza concreta del messaggio evangelico. L’idea stessa di rappresentare per la prima volta la Natività a Greccio diventa il culmine di questa sua nuova narrazione. La nascita di un piccolo, la vista di un neonato che vagisce indifeso nella culla o tra le braccia della madre era un’esperienza comune e insieme straordinaria in quel mondo dove la vita degli umani e degli animali si svolgeva, spesso, sotto lo stesso tetto. Ebbene, la raffigurazione del Presepe  opera un coinvolgimento emotivo per raccontare la fede attraverso una Nascita prodigiosa.

Il Maestro Ercole Pignatelli coglie, nell’opera donata ai Francescani del Sacro Convento di Assisi, questa forte valenza comunicativa. I personaggi della narrazione ci sono tutti: gli umili, i potenti e gli animali e sono tutti intorno a questa eccezionale famiglia. Tutta la scena rimanda a luoghi dove la terra si dissolve nel mare e il mare si mescola con il cielo: paesaggi natii che vengono dai ricordi del Maestro, paesaggi nei quali affiorano masserie come isole nelle pianure imbiondite dalle messi e dove il re mago, imponente e massiccio, può arrivare da una città favolosa ricca di cupole d’oro che riempiono il cielo di bagliori e di minareti che svettano come torri musicali. Il cielo, intenso e stellato, è squarciato dalla stella cometa … e improvvisamente questa stella rimanda ad altre stelle comete, ai bengala delle navi della Marina Militare che illuminano il nostro Mediterraneo dove tanti uomini, tante donne, tanti bambini in fuga dalla miseria, dalle persecuzioni e dalle guerre, si avventurano. Bagliori che squarciano il buio del mare e illuminano barconi che sono, talvolta, tragiche culle in balia delle onde. In quel momento, in quella intuizione si coglie tutta l’attualità del Presepe e sentiamo Francesco come un nostro contemporaneo che ci stimola a riflettere sulla vita e sulla morte a partire proprio dalla nascita di quel bambinello profugo di duemila anni fa.

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