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Pio XI, uomo matematico tra astri e scienza. Ampliamento della Specola Vaticana

Antonio Tarallo Freepik
Pubblicato il 28-07-2018

In questo ambiente così ricco di storia, questo importante istituto scientifico fu rifondato e affidato ai Gesuiti



Indubbiamente, abbiamo compreso quanto sia stato (e lo è tuttora) per la ricerca scientifica riguardo gli astri, la cosiddetta Specola Vaticana. La sua fondazione da parte di Leone XIII ha – visto l’epoca in cui è sorta – un qualcosa di davvero innovativo. Ma la Specola ebbe poi una decisiva e  importante spinta da parte di Papa Pio XI.

Forse la passione per la scienza di questo pontefice, potrebbe essere ritrovata in un importante amicizia che Papa Ratti ebbe nella sua giovinezza. Parliamo dell’amicizia instaurata con don Giuseppe Mercalli, il famoso geologo a cui dobbiamo quella che conosciamo come “scala Mercalli” per gli eventi sismici. Non poca influenza per la sua inclinazione alla scienza, possiamo benissimo  scovarla in quella cattedra di matematica al Seminario minore di Milano, da giovane sacerdote della Diocesi meneghina. Un papa matematico, insomma. Un pontefice sempre aperto alle scoperte scientifiche e tecnologiche. Basti pensare all’istituzione di quella che sarà uno dei massimi mezzi di comunicazione della Santa Sede: la Radio Vaticana.  

Ma ritorniamo alla Specola, ritorniamo a parlare di astri, pianeti e luna. A causa della crescente illuminazione elettrica nella città di Roma, che impediva le osservazioni delle stelle più deboli,  Papa Pio XI dispose di spostare la Specola nella sua residenza estiva a Castelgandolfo, sui Colli Albani a circa 35 km a sud di Roma. In questo ambiente così ricco di storia, questo importante istituto scientifico fu rifondato e affidato ai Gesuiti. Si trattava di un moderno Osservatorio dotato di tre nuovi telescopi e di un laboratorio astrofisico. La nuova struttura fu dotata dei mezzi più potenti, con una cupola girevole di 8,5 metri per il nuovo rifrattore visuale, e un'altra cupola di 8 metri per ospitare un moderno doppio astrografo, dotato di uno spettrografo per la ricerca astrofisica.Vennero inoltre installati laboratori di spettroscopia per lo studio dei numerosi meteoriti collezionati dalla Specola, e un'ampia biblioteca.  “Deum Creatorem venite adoremus”, con queste parole, incise nel marmo sul muro di una delle cupole dei telescopi nella Residenza Papale di Castel Gandolfo, Pio XI iniziava il suo discorso il 29 settembre 1935, quando inaugurò la Nuova Specola.

Ma se pensiamo a questa nuova struttura per la Specola, non possiamo tralasciare quello che sarà un’altra importante istituzione – in un certo senso assai legata alla ricerca astronomica vaticana – che vedrà impegnato padre Agostino Gemelli, altro scienziato, “amico” di Papa Pio XI. Parliamo della trasformazione dell’ “Accademia dei Lincei filosofi” in “Pontificia Accademia scientiarium”.  Era il 1936, un anno dopo la nuova collocazione della Specola. In un certo senso, possiamo vedere in questa nuova struttura scientifica, l’Accademia appunto, un proseguio – non del tutto scontato, importante sottolinearlo – del nuovo osservatorio degli astri fortemente voluto dal Ratti.

Solo così possiamo ben comprendere quanto le parole contenute nel motu proprio “In multis  solaciis” (1936), siano assai “contingenti” all’importanza che la Santa Sede stava dando alla ricerca astronomica. Il discorso, qui, in questo documento si fa più ampio. Si allarga all’intero caledeiscopio delle scienze. Pio XI, infatti, scrive:

“La scienza, quando sia vera conoscenza del reale, non contrasta mai con le verità della fede cristiana; al contrario, anzi, — come non potrà che confermare chi abbia consultato gli annali delle scienze — i Romani Pontefici, insieme a tutta la Chiesa, hanno sempre favorito la ricerca degli scienziati anche nelle materie sperimentali, cosicché a loro volta queste discipline hanno consolidato la via per difendere il tesoro della verità celeste, a favore della Chiesa stessa. Pertanto, come ha solennemente insegnato il Concilio Vaticano, « fede e ragione non soltanto non possono mai essere in conflitto tra di loro, ma anzi si portano vantaggio vicendevole, perché la corretta ragione dimostrerà i fondamenti della fede, ed arricchita da questa stessa luce perfezionerà la scienza delle cose divine; dal canto suo la fede libererà e proteggerà la ragione dagli errori e la arricchirà con una conoscenza multiforme »”.

E, ancora:

“Da parte Nostra c’è inoltre la motivata speranza che gli Accademici Pontifici, anche grazie a questo Nostro e loro Istituto di ricerca, procedano sempre più ampiamente ad incrementare l’avanzamento delle scienze; e null’altro chiediamo se non che con questo esimio proposito e con l’eccellenza dell’impegno risplenda la dedizione di coloro che servono la verità, che a loro stessi domandiamo”.


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