fede

Papa: proteggiamo l’innocenza dei nostri bimbi dai nuovi Erode

Redazione online Ansa - Angelo Carconi
Pubblicato il 30-11--0001

Francesco scrive una lettera ai vescovi per la Festa dei Santi Innocenti. E parla di pedofilia: Anche la Chiesa piange con amarezza questo peccato dei suoi figli e chiede perdono

Proteggere i più piccoli dai «nuovi Erode», quelli che «fagocitano l’innocenza dei nostri bambini». E’ quanto chiede papa Francesco nella lettera indirizzata ai vescovi in occasione della Festa dei Santi Innocenti, celebrata il 28 dicembre 2016, resa nota oggi.

«Un’innocenza – scrive il Pontefice - spezzata sotto il peso del lavoro clandestino e schiavo, sotto il peso della prostituzione e dello sfruttamento. Innocenza distrutta dalle guerre e dall’emigrazione forzata con la perdita di tutto ciò che questo comporta. Migliaia di nostri bambini sono caduti nelle mani di banditi, di mafie, di mercanti di morte che l’unica cosa che fanno è fagocitare e sfruttare i loro bisogni».

Il Papa non nasconde la ferita della pedofilia, anche all’interno della Chiesa.
«Ascoltiamo il pianto e il lamento di questi bambini; ascoltiamo anche il pianto e il lamento della nostra madre Chiesa, che piange non solo davanti al dolore procurato nei suoi figli più piccoli, ma anche perché conosce il peccato di alcuni dei suoi membri: la sofferenza, la storia e il dolore dei minori che furono abusati sessualmente da sacerdoti».

Un peccato, osserva Bergoglio, «che ci fa vergognare». «Persone – prosegue - che avevano la responsabilità della cura di questi bambini hanno distrutto la loro dignità. Deploriamo questo profondamente e chiediamo perdono. Ci uniamo al dolore delle vittime e a nostra volta piangiamo il peccato. Il peccato per quanto è successo, il peccato di omissione di assistenza, il peccato di nascondere e negare, il peccato di abuso di potere. Anche la Chiesa piange con amarezza questo peccato dei suoi figli e chiede perdono».

«Oggi, ricordando il giorno dei Santi Innocenti, voglio – continua il Papa nella lettera ai vescovi - che rinnoviamo tutto il nostro impegno affinché queste atrocità non accadano più tra di noi. Troviamo il coraggio necessario per promuovere tutti i mezzi necessari e proteggere in tutto la vita dei nostri bambini perché tali crimini non si ripetano più. Facciamo nostra chiaramente e lealmente la consegna “tolleranza zero” in questo ambito».

Quindi Francesco invita i vescovi a non lasciarsi rubare la gioia del Natale. E indica un modello: San Giuseppe. «La gioia cristiana non è una gioia che si costruisce ai margini della realtà, ignorandola o facendo come se non esistesse. La gioia cristiana nasce da una chiamata – la stessa che ricevette san Giuseppe – a “prendere” e proteggere la vita, specialmente quella dei santi innocenti di oggi. Il Natale è un tempo che ci interpella a custodire la vita e aiutarla a nascere e crescere; a rinnovarci come pastori coraggiosi. Questo coraggio che genera dinamiche capaci di prendere coscienza della realtà che molti dei nostri bambini oggi stanno vivendo e lavorare per garantire loro le condizioni necessarie perché la loro dignità di figli di Dio sia non solo rispettata, ma soprattutto difesa. Non lasciamo che rubino loro la gioia. Non ci lasciamo rubare la gioia, custodiamola e aiutiamola a crescere. Facciamo questo con la stessa fedeltà paterna di san Giuseppe e tenuti per mano da Maria, la Madre della tenerezza, perché non ci si indurisca il cuore». (Mauro Pianta - Vatican Insider)

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