fede

Papa: Meglio morire che vivere così? No, meglio pregare forte!

Redazione online Ansa - Angelo Carconi
Pubblicato il 30-11--0001

Quando il buio dell’anima, ossia la tristezza che «schiaccia» e soffoca, la «desolazione spirituale», colpisce - e prima o poi colpisce tutti - le vie per affrontarlo e superarlo sono la preghiera e il silenzio. Lo dice papa Francesco nella Messa di questa mattina, martedì 27 settembre 2016, a Casa Santa Marta, durante la quale sottolinea: al dubbio che sorge nei momenti di dolore, «meglio la morte che una vita così», si deve reagire affidandosi a Dio.

 Radio Vaticana riporta l’omelia del Pontefice, incentrata sulla figura di Giobbe, che «era nei guai: aveva perso tutto». Nella Prima Lettura si legge infatti che è privato di ogni suo bene, perfino dei suoi figli, e perciò si sente ormai perso. Ma non compie un’azione che potrebbe essere istintiva: maledire il Signore. Quella di Giobbe è una grande «desolazione spirituale», che prima o poi prende tutti. Lui si sfoga davanti a Dio, come un «figlio davanti al padre». Proprio come il profeta Geremia, e anche lui non bestemmia.

 «La desolazione spirituale - rileva il Papa - è una cosa che accade a tutti noi: può essere più forte, più debole… Ma, quello stato dell’anima oscuro, senza speranza, diffidente, senza voglia di vivere, senza vedere la fine del tunnel, con tante agitazioni nel cuore e anche nelle idee… La desolazione spirituale ci fa sentire come se noi avessimo l’anima schiacciata: non riesce, non riesce, e anche non vuol vivere: “Meglio è la morte!”». Questo è «lo sfogo di Giobbe. Meglio morire che vivere così». Invece bisogna «capire quando il nostro spirito è in questo stato di tristezza allargata, che quasi non c’è respiro: a tutti noi capita, questo. Forte o non forte… A tutti noi». La prima azione da compiere è «capire cosa succede nel nostro cuore».

Questa è «la domanda che noi possiamo farci: “Cosa si deve fare quando noi viviamo questi momenti oscuri, per una tragedia familiare, una malattia, qualche cosa che mi porta giù”». C’è chi pensa di «prendere una pastiglia per dormire» e fuggire così «dai fatti» drammatici, oppure «prendere due, tre, quattro bicchierini», cercare di «affogare» nell’«alcol» le tristezze.Ma tutto ciò, in realtà, «non aiuta», avverte Francesco. La Liturgia odierna mostra «come fare con questa desolazione spirituale, quando siamo tiepidi, giù, senza speranza». La strada è indicata dal Salmo 87: «Giunga fino a Te la mia preghiera, Signore». La reazione efficace è dunque pregare, pregare forte, esclama Papa Bergoglio: gridare giorno e notte affinché Dio ascolti. Si tratta di «una preghiera di bussare alla porta, ma con forza! “Signore, io sono sazio di sventure. La mia vita è sull’orlo degli Inferi. Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono come un uomo ormai senza forze”. Quante volte noi ci sentiamo così - osserva - senza forze… E questa è la preghiera».

È lo stesso Dio che «ci insegna come pregare in questi brutti momenti. “Signore, mi hai gettato nella fossa più profonda. Pesa su di me il Tuo furore. Giunga fino a Te la mia preghiera”. Questa è la preghiera: così dobbiamo pregare nei momenti più brutti, più oscuri, più di desolazione, più schiacciati, che ci schiacciano, proprio». E «questo è pregare con autenticità. E anche sfogarsi come si è sfogato Giobbe con i figli. Come un figlio». Nel Libro di Giobbe si legge anche del silenzio degli amici. Davanti a una persona che soffre,spiega il Vescovo di Roma, «le parole possono fare male»: ciò che conta e serve è stare vicino, far sentire la vicinanza, «ma non fare discorsi» inutili. Quando una persona soffre, «quando una persona è nella desolazione spirituale si deve parlare il meno possibile - ribadisce - e si deve aiutare con il silenzio, la vicinanza, le carezze la sua preghiera davanti al Padre».

 Dunque «preghiamo il Signore – conclude Francesco – perché ci dia queste tre grazie: la grazia di riconoscere la desolazione spirituale, la grazia di pregare quando noi saremo stati sottomessi a questo stato di desolazione spirituale, e anche la grazia di sapere accompagnare le persone che soffrono momenti brutti di tristezza e di desolazione spirituale». Nell’occasione della memoria di san Vincenzo de Paoli, il Papa ha offerto la Messa per le suore vincenziane, le Figlie della Carità, che presentano servizio a Casa Santa Marta. (Domenico Agasso Jr. Vatican Insider)

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