fede

Papa Giovanni XXIII: Sia la pace nel mondo

Redazione online
Pubblicato il 11-04-2018

San Francesco: In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa

La "Pacem in Terris", l'ultima enciclica di Angelo Roncalli, scritta quando già il male che minava il Papa stava giungendo al suo punto finale, rappresenta il grido del cuore del "Papa Buono2. E forse il ricordo più esatto del significato di quel documento lo ha dato, un anno fa, Benedetto XVI: "Al culmine della guerra fredda, quando il mondo stava ancora venendo a patti con la minaccia costituita dall'esistenza e dalla proliferazione di armi di distruzione di massa, Papa Giovanni scrisse quella che è stata definita "una lettera aperta al mondo". Era un appello sentito di un grande Pastore, vicino al termine della propria vita, affinché la causa della pace e della giustizia venisse promossa con vigore in ogni settore della società, a livello nazionale e internazionale".


La Pacem in terris è stata pubblicato l'11 aprile del 1963. Pochi mesi prima il mondo aveva trattenuto il fiato, mentre fra Stati Uniti e Urss si svolgeva un drammatico braccio di ferro, e le navi sovietiche si dirigevano, cariche di missili, verso Cuba. Kennedy non avrebbe mai permesso che le coste americane fossero sotto il tiro delle testate russe, e aveva minacciato di intercettare i convogli. La guerra atomica sembrava imminente; e certamente Giovanni XXIII contribuì a disinnescare il meccanismo diabolico della crisi.


E' difficile però valutare, senza questa premessa, l'importanza dell'effetto anche psicologico, che la Pacem in terris ebbe sul mondo. Il Papa si rivolgeva a "tutti gli uomini di buona volontà", credenti e non credenti, perché la Chiesa deve guardare ad un mondo senza confini e senza "blocchi", e non appartiene né all'Occidente né all'Oriente. "Cerchino, tutte le nazioni, tutte le comunità politiche, il dialogo, il negoziato" scriveva papa Roncalli. Bisogna ricercare ciò che unisce, tralasciando ciò che divide. Un ruolo importante nella redazione del testo lo giocò un professore (poi rettore) della Pontificia Università Lateranense, Pietro Pavan.


Le encicliche sono un genere letterario votato, nella gran parte dei casi, all'oblio. Anche perché spesso la loro compilazione risponde a necessità o situazioni contingenti. Questo destino non sembra però riguardare la Pacem in terris, la cui attualità non sembra toccata dal mezzo secolo di vita.


Il documento offre quattro linee principali per procedere sulla via della pace. La centralità della persona inviolabile nei suoi diritti; l'universalismo del bene comune; il fondamento morale della politica; la forza della ragione e il faro della fede. L'eco della crisi appena risolta, e comunque la drammaticità della situazione del pianeta, dove brulicavano conflitti 'minori' dovuti allo scontro fra i blocchi, si trova sin dall'inizio. Giovanni XXIII non indirizzava l'enciclica ai cattolici, ai credenti, o ai cristiani, ma allargava la lettera a "a tutti gli uomini di buona volontà". Anche se poi sottolineava che la pace è "anelito profondo degli esseri umani di tutti tempi e può essere instaurata e consolidata solo nel rispetto dell'ordine stabilito da Dio".


Le reazioni furono incredibilmente positive. Il segretario delle Nazioni Unite, U-Thant, affermò :"L'ho letta con profondo senso di soddisfazione [..] Senza dubbio è rivolta non solo ai membri della Chiesa Cattolica, ma a tutti gli uomini [..] L'enciclica è certamente conforme alle concezioni e agli obiettivi delle Nazioni Unite". In seguito il Segretario dell'ONU promosse un ciclo di studio sul documento. L'agenzia sovietica Tass ne diffuse ampiamente il testo, sottolineando soprattutto la parte dedicata al disarmo.


E il Dipartimento di Stato Usa commentò (Kennedy era il primo Presidente cattolico): "Accogliamo con calore il commovente messaggio di papa Giovanni XXIII. La Pacem in Terris è un'enciclica storica di importanza mondiale [..] nessun paese più degli Stati Uniti potrebbe essere più recettivo del suo profondo richiamo". Il Washington Post commentò: "Giovanni XXIII ha raccolto il voto dei popoli; cosicché la Pacem in Terris non è solo la voce di un anziano prete; né quella di un'antica chiesa, ma la voce della coscienza del mondo". E persino nell'anti-papista Gran Bretagna parecchi deputati anglicani presentarono una mozione di elogio per il documento di Giovanni XXIII.(Vatican Insider)

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