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PAPA FRANCESCO, SULE MALATTIE RARE NON PREVALGA IL PROFITTO

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

«E’ di fondamentale importanza promuovere nella società la crescita del livello di empatia, affinché nessuno rimanga indifferente alle invocazioni di aiuto del prossimo, anche quando è afflitto da una malattia rara», ha detto.

 

Tre gli aspetti sottolineati dal Papa nel suo discorso sul contrasto alle malattie rare. Primo: la «sensibilizzazione». «E’ di fondamentale importanza promuovere nella società la crescita del livello di empatia, affinché nessuno rimanga indifferente alle invocazioni di aiuto del prossimo, anche quando è afflitto da una malattia rara», ha detto. «Sappiamo che talvolta non è possibile trovare soluzioni rapide a patologie complesse, ma sempre si può rispondere con sollecitudine a queste persone, che spesso si sentono abbandonate e trascurate. La sensibilità umana, invece, dovrebbe essere universale, indipendente dal credo religioso, dal ceto sociale o dal contesto culturale».  

Seconda parola: «ricerca». «Oggi più che mai sentiamo questa urgenza educativa che, insieme alla maturazione delle facoltà intellettuali degli studenti, garantisca un’adeguata formazione umana, assicurando il massimo livello professionale. In questo orizzonte pedagogico, si rende necessario, nell’ambito delle scienze della vita e delle scienze mediche, progettare percorsi interdisciplinari riservando un notevole spazio alla preparazione umana con un fondamentale riferimento all’etica. Infatti, anche la ricerca, sia in ambito accademico che industriale, richiede una costante attenzione alle questioni morali per essere strumento di tutela della vita e della dignità della persona umana. Così, formazione e ricerca esigono di essere collocate nell’orizzonte del servizio ai valori alti, quali solidarietà, generosità, gratuità, condivisione del sapere, rispetto per la vita umana e amore fraterno e disinteressato».  

Infine, il Papa si è soffermato su un terzo concetto: «assicurare l’accesso alle cure». «Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium – ha ricordato – ho rilevato il valore dei progressi dell’umanità in questo momento storico, portando come esempio “l’ambito della salute, dell’educazione e della comunicazione”. Tuttavia, ho affermato con forza che bisogna opporsi a “un’economia dell’esclusione e della inequità” – ha sottolineato Francesco – che semina vittime quando il meccanismo del profitto prevale sul valore della vita umana. Questa è la ragione per cui alla globalizzazione dell’indifferenza bisogna contrapporre la globalizzazione dell’empatia. Perciò, siamo chiamati a rendere noto il problema delle malattie rare su scala mondiale, a investire nella formazione più adeguata, a incrementare le risorse per la ricerca, a promuovere l’adeguamento legislativo e il cambio del paradigma economico, affinché sia privilegiata la persona umana. Allora, grazie all’impegno coordinato a vari livelli e in diversi settori, diventa possibile trovare non solo le soluzioni alle sofferenze che affliggono i nostri fratelli ammalati, ma anche assicurare loro l’accesso alle cure».  

La terza conferenza internazionale di medicina rigenerativa, intitolata «Cellular horizons: how science, technology, information and communication will impact society», si svolge da ieri a domani ed è promossa e organizzata dalpontificio consiglio della Cultura (insieme alla fondazione vaticana Scienza e Fede – STOQ) e da diversi partner, tra cui la Stem For Life Foundation. L’incontro è stato introdotto dal cardinale Gianfranco Ravasi. «Nel mio ministero – ha detto il Papa – incontro continuamente persone affette da malattie cosiddette “rare”. In effetti, queste patologie riguardano milioni e milioni di persone in tutto il mondo, causando sofferenze e preoccupazioni anche in coloro che, a vario titolo, se ne prendono cura, a partire dai familiari». La conferenza, tanto più significativa perché avviene durante il giubileo della misericordia, ha sottolineato il Papa, «è motivo di speranza» perché «vede coinvolte persone e istituzioni diverse, di culture, società e religioni differenti, tutte accomunate da una spiccata sensibilità verso le persone malate». 

Poco prima che entrasse il Papa nell’aula delle udienze, è intervenuto Joe Biden, giunto questa mattina a Roma dall’Iraq: «Il Santo Padre – ha detto il vicepresidente degli Stati Uniti – ha dato speranza a così tante persone di ogni fede in ogni parte del mondo con parole forti e modi umili. Arrivo dall’Iraq, e quando ho detto a Erbil, a Baghdad, ai leader sciiti, curdi, sunniti dove stavo venendo, ognuno voleva parlare del Santo Padre… penso sia una cosa piuttosto incredibile!».  

Biden è partito dalla sua esperienza personale, la morte recente per cancro del figlio Beau, per ricordare che, quando il Papa era in visita negli Usa, l’estate scorsa, ha incontrato la sua famiglia, nell’hangar dell’aeroporto di Philadelphia: «Voglio ringraziare Sua Santità per il tempo personale che ci ha dedicato e per la generosità. Auguro a ogni famiglia in lutto, figli, fratelli e sorelle, madri e padri, di poter beneficiare delle sue parole e della sua preghiera, ci ha dato più conforto di quanto forse lui stesso sappia».  

Biden ha poi fatto appello alla comunità internazionale per agire «immediatamente» e di concerto al contrasto del cancro. Ricordando la «guerra al cancro» dichiarata dall’allora presidente Usa Richard Nixon, e sottolineando che egli stesso, quando ha annunciato che non avrebbe corso per le prossime elezioni presidenziali, ha avuto il solo rammarico di non poter impegnarsi da presidente su questo tema, Biden ha però messo in luce che rispetto a soli pochi anni fa la scienza, la tecnologia, ma anche le possibilità della comunicazione e degli scambi di conoscenza hanno fatto grandi passi avanti e vi è pertanto una «reale opportunità» di fare ulteriori progressi. Per questo motivo, il vice presidente Usa, citando l’iniziativa per il contrasto al tumore «Cancer moonshot» e sottolineando che molti leader del mondo che ha incontrato si sono detti disponibili ad una collaborazione internazionale sul tema, ha fatto un triplice appello. Occorre, ha detto, migliorare la prevenzione, ancora difettosa nei paesi in via di sviluppo ma anche in quelli sviluppati, perché «il 50 per cento dei tumori sono prevenibili», e in particolare un «maggiore coordinamento globale» in materia di stili di vita e cura ambientale; è necessaria poi l’accelerazione delle cure, perché «dovremmo avere la stessa urgenza che abbiamo quando emerge una malattia infettiva: il cancro è un’emergenza costante»; e, infine, va incrementata la immediata «condivisione dei dati» per potenziare la collaborazione internazionale in materia di ricerca.  

Il cancro, ha concluso Biden tra gli applausi, è un problema globale che tocca tutti, ricchi e poveri, persone di ogni retroterra e religione. Il vice-presidente Usa si è poi recato sul retro dell’aula Paolo VI, da dove è tornato dopo pochi minuti con il Papa e ha salutato nuovamente Francesco quando il Pontefice è sceso a stringere le mani dei partecipanti seduti in prima fila, soffermandosi a salutare e accarezzare alcuni bambini malati presenti.  Vatican Insider - Iacopo Scaramuzzi

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