fede

Le donne sotto la croce

Redazione online
Pubblicato il 12-04-2017

Il Vangelo di Marco della Domenica delle Palme (Mc 14, 1-15, 47) ci offre un’informazione molto interessante. L’evangelista scrive che ad assistere al momento della crocifissione di Gesù “vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salòme, le quali quando erano in Galilea lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.” E poco più avanti precisa che nel momento in cui il corpo di Gesù è deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo e posto nel sepolcro, “Maria di Màgdala e Maria di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.”



Sono particolari rilevanti perché dimostrano come le donne seguissero Gesù in Galilea durante la sua predicazione, ponendosi perciò nella stessa condizione dei discepoli.

Il fatto poi che nel momento dell’arresto di Gesù, del suo calvario e crocifissione, l’evangelista riporti la presenza delle donne che, anche se da lontano, assistono come testimoni alla sofferenza e morte di Cristo, non è da poco. Denota l’attenzione nei loro confronti da parte di Gesù prima e da parte degli apostoli poi: un nuovo modo di vivere le relazioni tra fratelli e sorelle, quello proposto da Gesù, percepito e condiviso anche dai dodici.

Gesù infrange tanti tabù durante la sua predicazione basti pensare all’incontro con la vedova di Nain, alla guarigione della suocera di Pietro per di più nel giorno di sabato, o ancora alle parole misericordiose che rivolge all’adultera condotta da lui per una punizione esemplare che viene invece invitata a non peccare più perché “neanch’io ti condanno”, le dice Gesù.



Tra le figure femminili che popolano le pagine dei vangeli di questi giorni, spicca tra tutte quella di Maria, sorella di Lazzaro in Giovanni 12, 1-11. “Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.”

Colpisce l’immagine di Maria seduta ai piedi di Gesù, nel tipico atteggiamento del discepolo ai piedi del Maestro che ascolta le sue parole. Ma questa volta, almeno per quello che è riportato nei Vangeli, Gesù non parla, non c’è un dialogo tra lui e Maria. Un momento ricco di gesti, di sguardi, di amore e rispetto, contemplazione e tenerezza che valgono più di tante parole.

Il gesto di Maria è ricco di significati, gesti compiuti spontaneamente e la cosa più bella è l’eco che provocano. Se da un lato Giuda Iscariota si lamenta per l’uso di un profumo così costoso e Marta si sente scavalcata e forse non compresa nel suo modo di accogliere Gesù a casa, il gesto di Maria, compiuto col cuore, provoca delle conseguenze: tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.

Lo spreco d’amore che il Signore ci chiede di usare nei suoi confronti ha un suo profumo, lascia la scia mentre il valutare o soppesare i sentimenti e le scelte in base a parametri di opportunità resta fine a se stesso, anzi, ci inchioda laddove si è impedendoci di avanzare nel cammino della conoscenza dell’amore e della vita.


Proseguendo nelle pagine del Vangelo della Settimana Santa giungiamo alla Passione di Giovanni (Gv 18, 1-19, 42) del Venerdì Santo. “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.” È il momento della morte straziante del figlio e Maria resta con lui, accetta di accogliere come figlio Giovanni e con lui la Chiesa nascente, e resta. Le donne stavano presso la croce e ancora oggi restano sotto le croci della morte e della violenza, dei figli scomparsi, degli uomini uccisi; loro stanno e assistono non passivamente, facendosi madri di tutti i figli rimasti orfani.


La presenza delle donne nella vita di Gesù era dunque costante, una normale presenza di madre, sorella, discepola, testimone. Le donne da lontano hanno assistito alle umiliazioni e alle sofferenze di Gesù e a poco a poco si sono sempre più avvicinate, non lo hanno lasciato solo. Da lontano sono giunte fin sotto la croce e hanno poi osservato bene dove veniva posto il corpo di Gesù.

Le donne si preoccupavano anche del ‘dopo’, come Maria che ha accolto il Maestro profumando i suoi piedi con olio di nardo, anche le donne lì presenti desideravano ungere per l’ultima volta il corpo del Maestro. Per questo “Maria di Màgdala e Maria di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.”


Le donne vincono la paura e, come si legge nel Vangelo di Marco (Mc 16, 1) la notte del Sabato Santo “passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme, comprarono oli aromatici per andare a ungerlo.” Il Vangelo di Giovanni (Gv 20, 1-10) della domenica di Pasqua di Resurrezione ci offre ulteriori particolari. È sempre Maria di Màgdala che giunge per prima al sepolcro ma in questi versetti Giovanni aggiunge che, al vedere il sepolcro aperto, Maria corse per andare da Simon Pietro. A sua volta Simon Pietro e Giovanni corsero verso il sepolcro.

“Il primo giorno della settimana Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”

Le donne discepole di Gesù, che osservano da lontano sul monte Calvario, sono presenti e restano sotto la croce per poi correre dai fratelli a testimoniare la gioia della resurrezione.

Monica Cardarelli

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